Gran Milano
Che fine hanno fatto gli aiuti per il grattacielo bruciato? In fumo
La ricollocazione delle famiglie residenti, il nodo legato alle assicurazioni, il processo in corso e le spese che servono ad affrontare la situazione. Come si è evoluta la vicenda del palazzo di via Antonini, andato a fuoco ad agosto scorso
Capita che le buone intenzioni si perdano proprio dentro quelle regole che dovrebbero favorire esiti concreti e positivi. E’ un po’ la vicenda di via Antonini, che questa estate ha tenuto tutta l’Italia con il fiato sospeso per via del gigantesco rogo che ha distrutto un grattacielo costruito di recente nella zona sud di Milano. Giusto il tempo di tirare un sospiro di sollievo per l’assenza di vittime, si è subito posto il problema di collocare 80 famiglie, con 34 minori, cui quell’incendio aveva sottratto tutto eccetto la vita. Giorni di emozioni ma poi tutto è finito sotto la cenere.
Il primo soggetto a farsi avanti è il Comune: la giunta approva d’urgenza il 17 settembre una delibera “immediatamente eseguibile” che stanzia ben 400 mila euro a favore dei “soggetti danneggiati dall’incendio della Torre dei Moro” e stabilisce la sospensione della Tari. Dopo oltre due mesi non è stato erogato un euro, non sono arrivati neppure i primi 1.500 euro “per sostenere le spese di alloggio in albergo o altre strutture temporanee, debitamente documentate, relative ai primi 30 giorni”. Il perché lo spiega il portavoce dei condòmini, Mirko Berti: “Per potere accedere ai contributi bisogna guadagnare 10 mila euro a testa, considerando che siamo famiglie con reddito medio è altamente improbabile rientrare in questo limite”. Conseguenza immediata è che si è dovuto mettere mano al portafogli per pagare un tetto quantomeno in via provvisoria: 33 famiglie lo hanno trovato sul libero mercato, le altre si sono sistemate da parenti, amici o al Quark Residence messo a disposizione dal Comune ma pagato dagli inquilini di via Antonini. Per i tempi più lunghi Palazzo Marino ha individuato 8 soluzioni abitative a canone concordato, tra cui quella di via Antegnati che sarebbe disponibile a partire dal febbraio 2022: “E’ un complesso in social housing, per noi sarebbe l’ipotesi migliore – spiega Berti – anche se per alcune famiglie ci potrebbero essere difficoltà per i vincoli: per ottenere gli appartamenti è previsto un reddito non superiore ai 96 mila euro e il non essere proprietari di una seconda casa che molti di noi invece possiedono”. Per sbloccare la situazione il comitato ha inviato una proposta di modifica della delibera comunale che ne attenua i requisiti stabiliti per accedere ai contributi: da Palazzo Marino fanno sapere che gli assessori al Welfare Bertolè e alla Pianificazione urbana Tancredi stanno studiando come rivedere il testo e venire incontro alle esigenze.
Un secondo fronte aperto riguarda le assicurazioni: ci sono quelle che riguardano le parti comuni e quelle stipulate in autonomia da ogni singolo condomino. Lunedì scorso i periti hanno effettuato i primi sopralluoghi in via Antonini, gli indennizzi dovrebbero arrivare non prima di 5 mesi. Il terzo fronte è più delicato e riguarda l’inchiesta avviata dalla procura per “disastro colposo”. Secondo l’avvocato Fabrizio De Sanna, che difende alcune famiglie, l’esito più probabile è lo svolgimento di un processo regolare con dibattimento: “A fine febbraio scade il termine delle indagini preliminari – spiega – non credo che il pubblico ministero chiederà altro tempo. Escluderei un patteggiamento perché presuppone un’ammissione di colpevolezza e anche il rito abbreviato perché si esaurisce nell’udienza preliminare con le prove raccolte dal pm: è più probabile che si arrivi al dibattimento”. Salvo imprevisti la sentenza di primo grado dovrebbe arrivare nel 2023: “Con esito positivo i condomini riceveranno la provvisionale, ovvero un risarcimento subito esecutivo”, conclude l’avvocato.
Nel frattempo i condomini si dovranno sobbarcare non poche spese come la messa in sicurezza dell’edificio, l’installazione e il noleggio del ponteggio, la vigilanza e il portierato dell’area, la bonifica e la demolizione delle parte ammalorate, il progetto di rinascita e, ovviamente, le spese degli avvocati. Ma c’è anche un lato positivo in questa storia: “Il vicepresidente della regione Moratti ci ha ricevuti per discutere della nostra situazione sanitaria – racconta Berti – e su nostro invito ha chiamato i responsabili di alcune banche che hanno subito disposto la sospensione dei nostri mutui sulla casa”. C’è stata poi una gara di solidarietà, la Milan col coeur in man si è attivata versando 137.572 euro, ai quali si sono aggiunti i 50 mila della famiglia Doris, nel conto corrente creato dai condomini: soldi che hanno consentito una boccata d’ossigeno a non poche famiglie.