Foto Gian Mattia D'Alberto - LaPresse

Gran Milano

Quanto ha pesato il Covid sulle imprese culturali?

Paola Bulbarelli

Il 99 per cento degli operatori ha dovuto riprogrammare l'attività, la perdita del settore (sottostimata) ammonta a 33,8 milioni. I numeri e un convegno per uscire dalla crisi

Prende a prestito le parole di Papa Francesco: “Peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla”. Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura di Milano, continua:  “La pandemia è stato un male terribile ma è un male doppio se non ci ha insegnato nulla”. Cominciare da un’attenta analisi dello stato di salute di una città-motore come è Milano, è il minimo, “e approntare sistemi di supporto anche finanziario attraverso strumenti scientifici”, è ciò che, concretamente, ha fatto il Comune. Se ne è parlato durante l’incontro “L’impatto della pandemia sulle imprese culturali milanesi: uno studio sui dati forniti dal Comune di Milano”. Già il luogo scelto per la presentazione, le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, contribuisce a dare ancora più valore alle azioni che sono susseguite allo studio. “Lo racconta  questa galleria solita a erogare, ad andare a intervenire nel mondo della produzione culturale, nella disposizione e conservazione dei beni artistici, a studiare linee di intervento che siano approntate su basi solide su comprovate ricerche che raccontano le fragilità di questo settore e al contempo a studiare il futuro degli interventi”. Il settore della cultura è stato il primo a chiudere nel marzo 2020. La relazione rappresenta è la radiografia di una dolorosa crisi “che però ha visto anche un post emergenziale delle economie che hanno riguardato i bilanci pubblici del Comune di Milano”. I generosi e solleciti interventi di soggetti privati che hanno deciso di venire in aiuto della città, così come è accaduto in qualche altro territorio del paese, sono stati fondamentali.

 

L’analisi si è basata su due bandi del Piano cultura che il Comune ha attivato nel 2020 destinando 2 milioni di euro del Fondo di Mutuo Soccorso (“esempio virtuoso su scala nazionale“) al sostegno degli operatori che gestiscono servizi e attività culturali. L’impatto del lockdown è stato significativo: il 99 per cento degli operatori ha dovuto spostare o riprogrammare l’attività già definita. Il 63,5 per cento dichiara di avere servizi accessori che si sono interrotti. In valore assoluto, tenendo conto delle spese di mantenimento sostenute a fronte di incassi nulli per chiusura e dell’entità dei danni dichiarati, la perdita ammonta a 33,8 milioni di euro, che rappresenta però una sottostima se consideriamo che i danni dichiarati si riferiscono a solo 6 mesi e non tengono conto del lockdown autunnale/invernale.

 

Stefania Trenti, responsabile Industry Research di Intesa Sanpaolo, ha spiegato che oltre alla divisione tra Ambito 1 (Casa della cultura), Ambito 2 (cultura e lavoro), Ambito 3 (Obiettivo Focus Fondo per la cultura sostenibile) è stata prevista una ulteriore classificazione in base alla specializzazione. Si parla quindi di Teatro e cinema, Musica e danza, Arti visive/musei e design, Letteratura ma anche associazioni sportive, ambientali. “Emerge una forte capacità di reazione – sottolinea Gregorio De Felice, capo della ricerca e chief economist di Intesa Sanpaolo – oltre la metà dei soggetti si è attivata per beneficiare delle misure d’emergenza del governo e più dell’80 per cento dei soggetti ha ampliato la propria offerta online per far fronte alle chiusure e alle misure di distanziamento imposte per contenere la diffusione del virus”. Lo dimostrano, ancora una volta, le Gallerie d’Italia con la mostra “Grand Tour”, aperta al pubblico fino al 27 marzo 2022, 130 opere le opere in mostra provenienti dalla collezione Intesa Sanpaolo, da collezioni private e numerose istituzioni culturali italiane e internazionali che porteranno il visitatore alla scoperta dell’Italia meta privilegiata del Grand Tour nel Settecento per letterati, intellettuali e giovani aristocratici che si stavano formando. E parlando di investimenti rilanciare la cultura, Michele Coppola, direttore della divisione Arte, Cultura e Beni Storici, ricorda che Intesa Sanpaolo presenta ora “due interventi significativi di rifunzionalizzazione di palazzi storici: in piazza San Carlo a Torino e a Napoli, l’ex Banco di Napoli, per la trasformazione di nuove sedi di Gallerie d’Italia”.
 

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