Gran Milano
Politica e autogol: la febbre da comitato contagia il dibattito su San Siro
Una nuova malattia da società civile blocca tutto su San Siro: due diversi comitati si occupano della demolizione del vecchio stadio e del progetto di costruzione della nuova struttura. Colmando il vuoto di una discussione politica vera
Caro nuovo stadio, ogni istante attenderò fino a quando, quando, quando d’improvviso ti vedrò. Forse. O forse no, vedendo come stanno andando le cose in questa città. Perché Milano pare affetta, negli ultimi tempi, da comitatismo acuto. Come se l’idiozia dell’uno vale uno che fa diventare tutto uno zero abbia contagiato d’un colpo società civile e politica, da destra a sinistra. L’ultima è di Ignazio La Russa, supertifoso interista, grande vecchio di Fratelli d’Italia a Milano. Sant’Ignazio da Paternò ha appena varato un comitato che da una parte è contrario all’abbattimento del Meazza, ma dall’altra è favorevole all’edificazione del nuovo stadio. Pare – ha riferito Maurizio Giannattasio sul Corriere – che a presiederlo potrebbe arrivare Ernesto Pellegrini, già presidente dell’Inter. L’altro comitato, quello presieduto da Luigi Corbani, già vicesindaco comunista che disse sì al terzo anello, si chiama “Sì Meazza” e ha una composizione decisamente più marcata verso la difesa dello stadio “vecchio” e prati verdi tutt’intorno (anzi asfalto slabbrato, a dire la verità). Entrambi i comitati sembrano oggi, più che altro, raggruppamenti molto politici (quello rosso-verde ha addirittura l’aria di un tentativo di governo extra consiliare, un presidio permanente).
Nell’incredibile tempismo rovesciato che contraddistingue il dibattito pubblico milanese, quello che doveva essere il tema numero uno della campagna elettorale arriva dopo la campagna elettorale. E buona parte di uno dei due comitati (ovviamente il Sì Meazza) è pure parte della base elettorale che più convintamente ha votato Beppe Sala e che ora lo dipinge come un Napoleone alle prese con sogni di bonapartismo. Ma l’assurdità del sistema dei comitati (e del referendum, se mai ci sarà) è ancora una volta il tempismo: ben prima di avere una qualunque posizione definita, siamo già al “not in my backyard”, riducendo l’intera città al proprio cortile. Esiste un progetto complessivo intorno allo stadio nuovo/stadio vecchio? No. Esiste un accordo ancora più ampio, che vada oltre il limite urbanistico del progetto (e dunque da pensare senza e oltre i privati), con l’intero quartiere, case popolari comprese? No. Esiste almeno un progetto vincitore del nuovo stadio? No.
E’ chiaro che il sistema dei comitati va a colmare un vuoto di discussione politica. Per esempio, il partito di maggioranza relativa, ovvero il Pd, che ha la stragrande maggioranza dei consiglieri e una percentuale bulgara, che linea ha sullo stadio? Come la pensa? E’ stata fatta una direzione o una segreteria che abbia preso una linea unitaria? Sappiamo la posizione del capogruppo Filippo Barberis (pro stadio nuovo) e quella del consigliere Alessandro Giungi (pro stadio vecchio), ma la discussione interna al partito non pare arrivata a una riflessione finale. Addirittura il partito dei Verdi, di cui Beppe Sala è capo, ha una posizione ondivaga. Carlo Monguzzi – rumors dicono anche perché in Giunta hanno chiamato Elena Grandi e non lui – sta facendo fuoco e fiamme contro il nuovo stadio. Intanto Grandi esce dalla giunta che decide per l’interesse pubblico. E l’opposizione? La Lega prima presenta un progetto di ristrutturazione di San Siro, poi improvvisamente si mette a sostenere la tesi dello stadio nuovo. Forza Italia non ha una linea comune: Marco Bestetti è contro, Alessandro De Chirico è a favore. E da ultimo sbuca La Russa, a buttarla anche lui sull’extra consiliare. Vien da chiedersi dove sono finite le segreterie di partito, in questo ignobile bailamme. E nei comitati stessi c’è di tutto. Ci sono i politici puri (e pure intelligenti), come La Russa, che evidentemente hanno capito che non si può lasciare la discussione alle varie anime della sinistra che sono maggioritarie nel comitato Sì Meazza. Ci sono le personalità disilluse e dissidenti per motivi personali rispetto a Sala, come Corbani e Bruno Rota, vecchie inimicizie.
A forza di non decidere finiranno per dare ragione a Beppe Sala, che infatti vuole fare tutto da solo, e che a entrambi i comitati pone un problema politico (alla fine decide il sindaco) e uno pratico (con quali soldi si rifà il quartiere, se non si accetta il progetto dei club?). Ma anche qui: dimmi quando, quando, quando. E su quale masterplan, se ancora non c’è un accordo con le due società e nemmeno loro hanno deciso? Per ora, nebbia a San Siro.