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Gran Milano

Venticinque anni d'attesa per il progetto Beic. Ma ora Franceschini ci mette il Pnrr

Paola Bulbarelli

Se ne parla dal 1996, ma solo adesso, grazie alle risorse del Recovery, prende forma la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura a Milano. Con incidenti di percorso dovuti al tempo: il progetto è vecchio e andrebbe ammodernato

È una vita che se ne parla, precisamente dal 1996 (poi parte di un piano urbanistico ambizioso, avviato già nel 2001 e rimasto incompiuto sino a oggi) e quel cerchio che pareva non chiudersi mai forse ha trovato la quadratura. E’ arrivato il ministro della Cultura, Dario Franceschini, a dare rassicurazioni e, soprattutto, grazie al Pnrr, soldi veri estrapolati da quei 6 miliardi destinati alla cultura. La strada segnata dalla Biblioteca Europea di Informazione e Cultura di Milano si potrà percorrere fino in fondo grazie allo stanziamento di 101,574 milioni di euro, che rientra tra i 14 interventi strategici inseriti dal governo nel “Piano per i grandi attrattori culturali” da 1,460 miliardi di euro.  

 

Il fulcro dello stanziamento sarà il progetto della Beic 2.0. “Il progetto è vecchio – dice convinto Stefano Bruno Galli, assessore alla cultura di Regione Lombardia –  parliamo addirittura di Padoa Schioppa. Quando sono diventato assessore ho incontrato più e più volte l’ex prefetto Tronca ora presidente della Fondazione Beic dicendogli: lei che è un uomo di stato, qui bisogna prendere una decisione, o si fa o non si fa: perché è inutile che eroghi 250/300 mila euro all’anno per una biblioteca che non c’è fisicamente, che serve solo a pagare gli stipendi”. In effetti, per ora, l’area che avrebbe dovuto ospitare la Beic, a Porta Vittoria, tra viale Umbria e Via Cervignano sta per diventare un giardino che verrà completato fra tre anni. Quindi? “Sono fiducioso – continua Galli – Franceschini ha fatto questa scelta in parte condivisibile in quanto ci sono dentro sia la Regione che il Comune e non lascia fuori nessuno. Il problema di fondo è che è un progetto vecchio. Bisogna ragionare su un progetto che non può più essere quello del ’96”. La cultura al centro è, in effetti, uno dei pilastri della città. “Il tema è che la pandemia ha innescato delle derive disgregative della socialità e solo facendo leva sui luoghi della cultura si possono ricomporre, e non c’è nulla di più incisivo di una biblioteca dove va il ragazzino di 13 anni per fare una ricerchina, il ragazzo di 16 per la sua ricerca, lo studente universitario per preparare la tesi di laurea e anche l’anziano a leggere i giornali. Alla luce di queste considerazioni bisogna rifare il progetto della Beic”. 

   
Il vecchio progetto, pensato dall’architetto Peter Wilson assieme a Julia B. Bolles, era stimato all’epoca 390 milioni di euro, una cifra ben lontana da quella che arriverà dal ministero, pertanto l’opera sarà completamente rivista e ridimensionata. La Fondazione Beic è nata nel 2004. Di cosa si occupa? “La Fondazione ha lavorato, fin da quando è sorta vent’anni fa, in modo che si verificassero tutte le condizioni necessarie per costruire la biblioteca fisica lavorando come biblioteca digitale – spiega Francesco Paolo Tronca, presidente della Fondazione ed ex prefetto di Milano – è stato digitalizzato un patrimonio pregevole di cultura e di arte e che è a disposizione online, quindi una buona pratica di biblioteca digitale aperta a tutti, gratuita”.

 

Si tratta di una fondazione partecipata di cui fanno parte i due ministeri della Cultura e dell’Istruzione, Regione Lombardia, Comune di Milano, l’Università Statale, il Politecnico e realtà dell’associazione Biblioteca del 2000. Tronca è al secondo mandato, rinnovato da poco per un secondo quadriennio. “Questo è un momento molto importante, il prossimo passo sarà quello di firmare un protocollo d’intesa con il Comune per definire le varie tappe. Il Comune che sta mantenendo la destinazione dell’area di Porta Vittoria per ospitare la biblioteca”.

 

Anche il presidente concorda sulla necessità di riprendere in mano il progetto. “Sicuramente rivisitato e aggiornato sotto tanti punti di vista”. Alla Beic lavorano oltre dieci persone tra biblioteca digitale e parte amministrativa. Gli stipendi li paga la Fondazione sovvenzionata da fondi che aveva avuto tempo fa. “Regione Lombardia ogni anno da un contributo perché la Fondazione, in questi anni, oltre a svolgere le funzioni di digitalizzazione del grande patrimonio librario ha anche ospitato, catalogandolo e sistemandolo, tutto il patrimonio editoriale lombardo, cioè tutto quello che viene pubblicato in Lombardia e che la Regione lo ha affidato alla Beic. Ora lavoriamo tutti a testa bassa puntando all’obiettivo principale per cui Beic è nata”.

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