Qui il lavoro non manca
Sono oltre duemila in Lombardia le botteghe storiche. Ricchezza per il futuro
Un vero patrimonio, un affascinante viaggio nel passato, dal calzolaio alla farmacia, passando per la cartoleria e la fornace che dice il valore di certe realtà
Ce ne sono tante nate a inizio Novecento, oltre centocinquanta risalgono all’Ottocento, quindici sono state fondate nel Seicento e nel Settecento. Storie di botteghe, negozi e locali di lunga vita, a contarli tutti son più di duemila. Milano e la Lombardia ne vantano un vero patrimonio, di grande pregio per tradizione, per testimonianza di un “saper fare” che si tramanda tra generazioni, per valenza sociale ed economica. “Si tratta di realtà straordinarie, che rappresentano una ricchezza economica e di tradizioni socioculturali dei nostri territori molto importante – racconta l’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi – E’ il saper fare lombardo, incomparabile, che fa della Lombardia un’eccellenza nel mondo”. Ed è un affascinante viaggio nella Lombardia del passato, dal calzolaio alla farmacia, passando per la cartoleria e la fornace che dice il valore di certe realtà. Come i Gattullo, tre generazioni di pasticceri; la Birreria Wurer arrivata a Brescia nel 1829; la centenaria enoteca De Toma a Lodi; la Pasticceria Confetteria Sommariva a Milano dal 1919 (gli amaretti di Porta Romana); le Calzature Tognali dal 1906 a Orzinuovi di Brescia; il locale Don Abbondio dal 1918 a Lecco.
Negozi, locali e botteghe artigiane con almeno 40 anni di attività possono chiedere l’iscrizione nell’Elenco regionale delle attività storiche e di tradizione. E il riconoscimento è valore aggiunto per l’attività che lo riceve. “Vista l’emozione nelle premiazioni credo di sì”, dice Guidesi: “Simboleggia un ‘grazie’ a chi per tanti anni si è dedicato con successo non solo alla propria attività ma anche servendo la propria comunità”.
Di fianco a nomi di grande rilievo che da tempo godono di risonanza spesso addirittura internazionale, si possono scoprire attività che fanno parte della memoria collettiva e che si trovano in ogni angolo del territorio lombardo. Categorie merceologiche diverse: da quelle più note e abituali a quelle che rischiano di essere addirittura sconosciute alle nuove generazioni. Dal 2004 la Lombardia attribuisce il riconoscimento ad attività storiche anche in base alla collocazione in strutture di pregio e alla conservazione di arredi e attrezzature storici. La novità ora è che la domanda di ammissione può essere presentata una volta l’anno rispetto alle solite due. “Una decisione presa per snellire le procedure e dare la possibilità a tutti coloro i quali hanno i requisiti di poter essere indicati in qualsiasi momento”. I soggetti che propongono il riconoscimento sono le Camere di commercio, gli enti locali, le associazioni di rappresentanza delle imprese e le associazioni dei consumatori. Quest’anno, fino al prossimo 28 febbraio si possono presentare le domande per accedere al bando regionale “Imprese storiche verso il futuro 2022”. Una misura che prevede anche un contributo a fondo perduto che consentirà alle imprese di recuperare parte delle spese sostenute per investimenti di riqualificazione dell’attività.
Da dieci anni è operativo anche il Club imprese storiche di Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza. Nel Club sono attualmente presenti 360 tra micro, piccole e medie imprese con almeno 25 anni di attività maturati nei settori più diversi del commercio, del turismo e dei servizi, e legate alla storia imprenditoriale. Non è solo una medaglia del passato. Il Club costruisce infatti anche percorsi di formazione, e nell’emergenza Covid ci si è concentrati soprattutto sull’apprendimento dei nuovi strumenti di vendita e di promozione offerti dai social media. Negozio o bottega storica vuol dire sapere superare le nuove rivoluzioni. E’ accaduto nel passato, non c’è da avere paura per le difficoltà dell’oggi.