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Chi è Gaia Romani, la giovane assessora femminista Pd ai Servizi sociali di Milano
Entrata nel Partito Democratico a 16 anni, dopo anni di politica nei quartieri arriva la nomina nella giunta Sala: "Vorrei scrivere norme che sopravvivano nel tempo"
Nata il 28 aprile, 25 anni, forse per Gaia Romani vale la frase di Allende: “Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione biologica”. E se non fosse che è una frase decisamente idiota, potrebbe essere un buon augurio per l’assessora ai Servizi Civici e Generali di Milano, che mescola la responsabilità del buon funzionamento dell’Amministrazione nei confronti delle necessità dei cittadini con le ambizioni di una rivoluzione culturale che si porta molto, nella giunta peraltro assai pragmatica di Beppe Sala.
Così, dietro un viso da Albachiara di Vasco c’è una dura vena di femminista: “Sono femminista perché rischiamo di accomodarci sugli obiettivi raggiunti e di scordarci di quel che sono le gravi diseguaglianze lavorative, economiche, sociali”. Però, quella targhetta “assessora” cambiata in pompa magna non ha danneggiato la causa? “So che non mi crederà, ma non è stato fatto per un fine mediatico: io non ho un seguito social vastissimo. Però un risultato l’ha ottenuto: adesso tutti gli interlocutori quando vengono a parlarmi, anche quelli che mi chiamavano assessore, usano assessora. Per me era importante perché le parole contano”. Sì alla schwa? “Sì, certo. Secondo me il linguaggio si deve adattare e può evolvere”.
Lotte (linguistiche) a parte, Gaia Romani, terza degli eletti (“E’ stato un risultato collettivo”) è un fenomeno che va indagato. “Genitori? Non si sono mai occupati di politica attiva. Avrei voluto iscrivermi al Pd già a 14 anni, ma non si poteva: ho dovuto aspettare i 16. Ai tempi era segretario Matteo Renzi, che ho sostenuto nelle primarie. Però adesso non riesco più a condividerne certe impostazioni. Secondo me si aspettava che in molti l’avrebbero seguito, con la scissione, ma non è stato così”. Quale l’addio più doloroso, Bersani o Renzi? “Entrambi. Avevo la consapevolezza con Bersani che una parte dei nostri militanti se ne stava andando, e con Renzi che avevo sostenuto ho sofferto tanto. Però io sono una militante del Pd, e l’appartenenza al partito è importante”. Si avvicina alla politica a causa di un liceo assai poco politico: “Rispetto al classico Manzoni o altri, il Beccaria non aveva neppure un collettivo… Allora sono entrata in questa associazione chiamata ‘Milano attiva’, e ho iniziato un percorso. Mi sono laureata in Giurisprudenza. Tesi sui movimenti sindacali”.
Una predestinata. “Più che altro una ragazza che ha sempre sognato di fare la consigliera comunale, figurarsi l’assessore. E adesso che ci sono non so bene che cosa sognare per il futuro”. Suggerimento: sindaco, o parlamentare. “Magari, non so. Ecco, quello che vorrei riuscire a fare è scrivere norme che sopravvivano nel tempo. A volte trovo leggi degli anni ’80 di persone ormai dimenticate ma che sopravvivono nel nostro ordinamento”.
L’idea di far qualcosa per la gente, e in particolar modo per le donne. Con chi uscirebbe a cena, Salvini o Meloni? Risponde in fretta: “Meloni. Mi piacerebbe capire – pur non condividendo nulla del pensiero politico di entrambi – come una donna come lei ha portato il suo partito alle percentuali di oggi. Capire la donna oltre la politica”. Molto focalizzata, Gaia Romani. Chissà perché non ha la delega alle Pari opportunità… “Fin dalla scorsa sindacatura la delega è sempre stata assegnata a un esterno, in questo caso Elena Lattuada”: quindi, nessuno scandalo. Che cosa pensa del M5s? “All’inizio forse poteva essere un movimento da guardare con curiosità ma ora ha un po’ perso di senso”.
Parliamo di una delle sue deleghe, quella al decentramento. Ma i municipi non sono un’ulteriore complicazione? Perché a Milano non si è mai completata la riforma? “I Municipi nascono come organismi con funzione di indirizzo, rilevazione del bisogno e poi gestione limitata in alcune cose. Noi chiediamo il parere su tantissime cose, il problema è che non siamo chiari nella cessione del potere che viene dato loro. E su questo dobbiamo fare passi avanti”.