GranMilano
La formula grandi eventi (e molto pubblico): a Cortina si scia e qui si fa shopping
Non solo l'effetto temporaneo. Le Olimpiadi invernali del 2026 a Milano lasceranno anche due opere importanti come il villaggio olimpico e la grande area per l'hockey
Non sembra vero a Beppe Sala poter roteare, in mezzo al nido di Pechino, la bandiera olimpica. Milano torna protagonista. Ed è un ritorno alle origini, perché tutto è nato con Expo2015: la sfida che a un certo punto sembrava impossibile (molti i gufi), i 21 milioni di visitatori, la cavalcata verso palazzo Marino. Poi due anni di sofferenza imbavagliati dalla pandemia, a lambiccarsi alla ricerca di formule nuove per la metropoli: dallo smart working alla grande fuga da Milano, al mantra della città in quindici minuti. E ora, finalmente, si riparte da dove eravamo rimasti: dal modello Expo. “Adesso entriamo nella fase più importante che è anche quella che io prediligo e cioè quella del lavoro. E il lavoro vuol dire per noi la parte operativa che deve preparare una straordinaria edizione; dobbiamo lavorare insieme, con rispetto, con lealtà”, ha detto Sala scendendo dall’aereo. E alla Gazzetta: “Expo ci ha insegnato che bisogna credere nelle opportunità che generano i grandi eventi. Alla stessa stregua bisogna capire che i Giochi sono un’occasione straordinaria per fare un passo avanti”. Con un occhio attento all’ospitalità, grande à-tout della Milano anni Dieci e grande malata ora: “Si può cercare di trasformare l’opportunità delle Olimpiadi in un’opportunità per tutto il paese, ma realisticamente lo sarà soprattutto per i luoghi intorno agli eventi: Milano e Venezia possono avere un grosso appeal per chi verrà ai Giochi”.
Perché l’idea geniale delle Olimpiadi 2026 in due città (qualcuno ricorda i critici di qualche anno fa?) si traduce facilmente in una formula: a Cortina (e a Bormio) si scia e a Milano si fa shopping. Poi un weekend a Venezia non può mancare. Anche se non è proprio così, perché due opere importanti resteranno ai milanesi anche dopo: il villaggio olimpico a Porta Romana e la grande arena per l’hockey di Santa Giulia. L’appello di Stefano Boeri, presidente della Triennale, è che “la città riparta pensando in grande”. Ma è in realtà così semplice: il forte richiamo dell’archistar, padre del progetto di riforestazione urbana, il fiore all’occhiello delle politiche green, deve misurarsi inevitabilmente, e nuovamente, con la “capitale dei grandi eventi”, cioè la città della movida e del terziario e dei flussi liberi senza però aver conquistato le infrastrutture necessarie, i trasporti e la dimensione amministrativa della Città metropolitana. Tenere insieme svolta green, Olimpiadi e turismo da numeri record non sarà semplice.
Le Olimpiadi s’intrecciano coi progetti del Pnrr. “Sono destinati al territorio lombardo 6,3 miliardi di euro, una quota rilevante”, spiega al Foglio il professor Luca Tamini, che insegna al Politecnico di Milano, dipartimento di Architettura e Studi urbani DAStU. “Le olimpiadi sono un acceleratore dei processi di cambiamento della città. Sollecitano l’integrazione delle politiche, il pluralismo dei soggetti in campo, coi parternariati pubblico-privato. E poi c’è l’effetto attesa con un evento che durerà, diversamente da Expo, solo poche settimane”. Ma è destinato a ricostruire il tessuto del terziario fortemente “danneggiato” dalla pandemia. “Milano giocherà la carta dei piani integrati, con una progettualità importante, grazie a una nuova declinazione del terziario: infatti anche nei progetti del Pnrr si parla di servizi di prossimità. Si tratta di una nuova formula che spinge a prendere in esame la geografia dell’offerta presente a Milano e in Lombardia, come quella delle attività economiche urbane. Con una caratterizzazione legata ai bacini di prossimità. Particolarmente interessante il progetto promosso da Regione Lombardia e dal Comune di Milano che coinvolge il quartiere del Gratosoglio – seguito anche dal Politecnico – che destinerà il piano terra delle case popolari per riportare sul territorio una quota significativa di servizi di prossimità”, spiega Tamini. Le cicatrici della pandemia dunque si possono trasformare in opportunità con le Olimpiadi: “C’è un radicale ritorno alla città dei servizi. Si va sempre di più verso una ibridazione attorno alla prossimità urbana, e il Pnrr la facilita”, conclude il professore. E tutto si muove dentro la rigenerazione urbana, tanto cara a Sala.