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Gran Milano

Arriva davvero la Rai al Portello per le Olimpiadi? Forse

Giovanni Seu

A indurre verso l’ottimismo è la svolta avvenuta lo scorso maggio: il cda ha approvato il progetto di fattibilità di una nuova sede, un’operazione di quasi 135 milioni di euro di affitto fino al 2052

Ci sono vicende che sembrano nate per non finire mai. Ma quella della nuova sede della Rai potrebbe invece avere un lieto fine. A indurre verso l’ottimismo è la svolta avvenuta lo scorso maggio: il cda Rai ha approvato il progetto di fattibilità di una nuova sede per il Centro di produzione nell’area del Portello. A rendere noti i termini di questo piano ci ha pensato pochi giorni dopo il Messaggero che ha parlato di “contratto d’oro” per quella che ha definito, con una punta di veleno, la “Saxa Rubra padana”: si tratta di un’operazione di quasi 135 milioni di euro di affitto per occupare, fino al 2052, i padiglioni 1 e 2 della Fiera che appartengono all’omonima fondazione. In particolare il contratto da 27 anni complessivi, con tre rinnovi da 9 anni, prevede circa 5 milioni di euro l’anno di affitto. Per rendere sostenibile la spesa si punta a vendere la storica sede di corso Sempione e disdire l'affitto della sede di via Mecenate, che scade fra 2 anni.

Il quotidiano romano non ha fatto mistero di considerare negativa la partita, dando così voce ad ampi settori della politica e del mondo culturale della capitale, che si gioca proprio mentre latitano gli investimenti per Saxa Rubra. A settembre il Messaggero è tornato alla carica annunciando che la nuova sede  del Portello era già sparita dal tavolo del cda alle prese con un rosso aziendale che rende quantomeno improbabile la creazione di un polo dalla superficie di 16-20 mila metri quadrati con ben sei studi televisivi, di cui uno di grandi dimensioni, tre di medie dimensioni e due più piccoli. Ce n’è abbastanza per aumentare un malessere che dura da tempo in una delle più importanti aziende della città che vanta 950 dipendenti.

 

Lo scorso 25 ottobre uno sciopero si è abbattuto sulla Rai: “C’è stata una larghissima partecipazione che ha sfiorato il 90 per cento – spiega al Foglio il segretario generale della Slc-Cgil Francesco Aufieri – “una protesta contro tecnologie obsolete e ambienti inadeguati per realizzare programmi di qualità”. A dicembre il cda della Rai e l’ad Carlo Fuortes in trasferta a Milano hanno assicurato a Sala e Fontana che Portello resta nei programmi. Da allora tra Rai di Milano, Fondazione Fiera, Comune e Regione sembra sia passata la consegna del silenzio. Il mese scorso Saxa Rubra ha licenziato le linee guida del piano industriale dove non si fa accenno al centro in Fiera. Ma sono molte le perplessità tra le maestranze sul nuovo centro di via Scarampo, come spiega il delegato Rsu Mauro Zorzan: “Non vorrei che si procedesse a una revisione dell’organico. Anche le modalità non convincono, si lasciano gli studi di via Mecenate per non pagare i canoni elevati e si sceglie un’altra soluzione in affitto. Infine i tempi, ci sono da fare bandi gara europei, la variante al Pgt senza contare eventuali ricorsi”. Parole che non impressionano un veterano di corso Sempione che, rigorosamente off the record, offre un punto di vista ottimistico: “Capisco i dubbi ma credo che questa sia la volta buona, c’è un impegno scritto che vincola la Rai che troverà conferma nel prossimo piano industriale. Al Portello gli spazi sono adeguati, entro quest’anno il progetto partirà e sarà realizzato per le Olimpiadi del 2026. Per la riuscita, sarà importante valorizzare la sede di corso Sempione, opera di Gio Ponti”.

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