GRAN MILANO
Paradossi all'Idroscalo, è il centrodestra a non volere i privati
La giunta Sala vuole coinvolgere i privati nella gestione dell'Idroscalo e pensa a una fondazione, ma le destre, insieme ai verdi, fanno le barricate. Una situazione invertita rispetto a qualche anno fa
Capita in politica che i ruoli si invertano, con il centrosinistra che esprime una propensione ad aprire ai privati e un centrodestra che si oppone in difesa della gestione pubblica. Teatro di questa singolare vicenda è la Città Metropolitana che, tra le tante difficoltà in cui si dibatte fin dalla sua nascita, annovera anche l’Idroscalo. Per rilanciarlo nel 2018 via Vivaio aveva creato l’istituzione Idroscalo di Milano, ente cui era affidata la gestione mentre l’indirizzo politico restava nelle mani dell’amministrazione. Dopo poco più di tre anni l’esperienza è arrivata al capolinea, il saldo economico è negativo e il sindaco Sala ha deciso di sciogliere il cda, cui restano ancora due anni di mandato, e annunciato una nuova linea imperniata sulla collaborazione con i privati da cui si attendono quelle risorse che servono come il pane.
La sortita del sindaco ha provocato la reazione di tutto il centrodestra e dei Verdi (altra singolare alleanza) che hanno minacciato l’ostruzionismo al punto che il sindaco di Milano, in questo caso nelle vesti di presidente della Città Metropolitana, è stato costretto a ritirare la delibera. L’accusa del fronte oppositore, al quale si sono uniti i 5 stelle che pure non sono presenti nell’assemblea metropolitana, è di mettere in pericolo il carattere pubblico dell’Idroscalo autorizzando una gestione privata che introdurrebbe ticket d’ingresso e tariffe più elevate di quelle attuali.
Dal centrosinistra si osserva sommessamente – l’operazione voluta da Sala si è rivelata quantomeno infelice – che ci sarebbe in ballo la difesa di un cda presieduto da Marco Francioso, giornalista Mediaset in quota centrodestra, polemica inevitabile quando ci sono in ballo nomine pubbliche ma che non centra il nocciolo della questione. Che è di ben altro livello e riguarda il ruolo che può avere la parte privata nella valorizzazione di un bene pubblico, come spiega al Foglio il consigliere delegato di Città Metropolitana alla gestione dell’Idroscalo, Roberto Maviglia: “L’istituzione Idroscalo è un ente strumentale che avrebbe dovuto coinvolgere altri soggetti privati per reperire risorse, obiettivo che non è stato raggiunto aggravando così il bilancio economico che ha subìto in modo pesante le ripercussioni di due anni di pandemia. La decisione di sciogliere il cda è coerente con l’avvento della nuova amministrazione”. Riguardo al futuro Maviglia ribadisce la linea indicata da Sala: “Stiamo pensando a una fondazione, di cui faranno parte privati, o a un crowdfunding, magari a una sponsorizzazione fermo restando che l’Idroscalo resta pubblico e non ci sarà un biglietto d’ingresso”.
Se le intenzioni sono queste potrebbe tornare utile l’operato di Cesare Caddeo, assessore all’Idroscalo nella giunta di centrodestra guidata da Ombretta Colli, che agli inizi del 2000 rilanciò il parco: “Grazie alla sponsorizzazione Idropark Fila arrivarono cospicue risorse che Cadeo utilizzò, assieme ad altre sempre ottenute dai privati, per porre fine a uno stato di degrado e avviare una importante riqualificazione – ricorda con un po' di nostalgia l’allora capogruppo di Forza Italia in Provincia Bruno Dapei – Il centrosinistra si oppose con forza con la motivazione che un bene pubblico non può avere uno sponsor”. Oggi le cose sono ribaltate, la bandiera della tutela del pubblico è passata al centrodestra, seppure con qualche puntualizzazione: “Esiste già un rapporto con i privati – afferma Samuele Piscina, membro leghista del Consiglio metropolitano –, lo sci nautico e il circolo Magnolia, per fare qualche esempio, sono dati in concessione. Altra cosa è una gestione privatistica o latente privata che non condividiamo perché l’Idroscalo deve potere essere accessibile da parte di chiunque senza dovere pagare un biglietto”.