gran milano
“Il male che cresce nel silenzio”. Ricerca di Confcommercio sulla (grave) emergenza usura
La Direzione distrettuale antimafia denuncia la “colonizzazione dei locali del centro di Milano da parte della criminalità organizzata”. E dalla procura fanno sapere che “l’usura è destinata a crescere con la crisi economica, la criminalità organizzata rileverà le attività economiche anche a prezzi zero o stracciati”
Esattamente un anno fa GranMilano – in piena emergenza Covid – aveva registrato l’allarme sui rischi dell’usura proveniente dal mondo delle imprese. Oggi è Confcommercio, settore rilevantissimo nell’economia lombarda, con Carlo Sangalli, ad alzare la voce. Perché nel frattempo l’usura è diventata una vera emergenza economica, e ovviamente criminale. “È un reato che si nutre proprio del silenzio”, denuncia il presidente Sangalli. Mentre la Direzione distrettuale antimafia denuncia la “colonizzazione dei locali del centro di Milano da parte della criminalità organizzata”. E dalla procura fanno sapere che “l’usura è destinata a crescere con la crisi economica, la criminalità organizzata rileverà le attività economiche anche a prezzi zero o stracciati”.
Le vittime – aggiunge Sangalli – “hanno bisogno della vicinanza delle istituzioni, del presidio del territorio delle forze dell’ordine. E hanno anche bisogno del nostro sostegno, della nostra prossimità operosa. Tanto più in questo momento drammatico di crisi su crisi. Una prossimità concreta”. L’usura – spiega la ricerca di Confcommercio presentata ieri – è il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 27 per cento), seguito da abusivismo (22 per cento), racket (21 per cento) e furti (21 per cento). Il trend è più marcato nelle grandi città. A Milano i commercianti denunciano anche la crescita degli atti vandalici e delle aggressioni delle baby gang, nei luoghi della movida. Ma il racket e l’usura, in alcune zone della città, sono la regola.
Risultato: l’85 per cento dei commercianti chiede una presenza massiccia delle forze dell’ordine. Ma il racket si muove nell’ombra: “L’organizzazione mafiosa può richiedere a un imprenditore insolvente in cambio della somma a suo debito la cessione di quote societarie o dell’intera impresa. Si tratta di uno schema classico e collaudato che consente ai sodalizi di mettere a punto la propria strategia di espansione nel perimetro dell’economia paralegale”, spiega la Dda.