Gran Milano
Dai rifiuti al carbone. Perché la scommessa sul Css è già realtà
Ad Alfianello, in provincia di Brescia, esiste già da trent'anni un'azienda in grado di convertire i rifiuti in combustibile: il risultato, Il combustibile solido secondario, potrebbe essere la risoluzione alle difficoltà di approvvigionamento energetico date dall'embargo russo
Re Mida abita ad Alfianello, in provincia di Brescia, e trasforma la peggiore spazzatura in combustibile. Si chiama Giuseppe Dalena, ha realizzato un progetto che potrebbe dare una mano nella profonda crisi determinata dall’embargo sul gas russo e dal caro carburanti. E’ il “Css”, ovvero Combustibile solido secondario, la frazione secca dei rifiuti, in particolare della plastica che non può essere riciclata e che grazie all’impianto di Alfianello viene bruciata e trasformata in tanti coriandoli che poi bruciano come il carbone. “Il mercato lombardo ha un grosso potenziale perché il Css s’impiega abitualmente nei cementifici ma anche nelle centrali elettriche e nelle acciaierie”, spiega al Foglio Dalena. La Rpf srl di Alfianello (primo impianto del genere in Italia) ha 25 dipendenti e produce 50 mila tonnellate di CSS l’anno. La materia prima sono gli scarti della raccolta differenziata che arrivano dalla Lombardia, dal Veneto e dal Piemonte. Le imprese del settore (una quarantina in Italia) producono 1 milione 250 mila tonnellate di Css e, secondo calcoli ottimistici, potrebbero arrivare a sostituire l’80 per cento dei combustibili tradizionali per l’industria.
“Noi diamo un futuro, una dignità, una seconda vita, alla frazione di rifiuti plastici che, a valle della raccolta differenziata, ha un destino segnato – spiega Dalena – perché in molti casi dovrebbe finire in discarica. Poi ci sono delle materie plastiche non riciclabili (come le vaschette del prosciutto: i cosiddetti poliaccoppiati), frazioni figlie di un dio minore, destinate alla discarica o ai termovalorizzatori. Una trentina di anni fa mi sono messo al lavoro pensando che queste frazioni, che vengono dal petrolio, potevano essere riutilizzate come combustibile (oggi Css). Oggi è una vera e propria produzione industriale”.
Le difficoltà nell’approvvigionamento energetico non sono iniziate con la guerra, ma già dal 2021 abbiamo assistito a una violentissima crescita dei prezzi del gas che si è riverberata inevitabilmente su famiglie e imprese, fino a mettere in discussione per molti settori la continuità produttiva e a innescare una chiara spinta inflattiva. “A fronte di una situazione tanto eccezionale, seppure per molti versi prevedibile, nel nostro paese è scattata la ricerca di altri fornitori di gas ma anche di diversificazione delle fonti energetiche, accelerando sulle rinnovabili e prendendo in considerazione la riapertura delle centrali a carbone in caso di emergenza”, avverte Dalena. Diversamente, “il Css è un prodotto a matrice essenzialmente plastica, che per contenuto energetico e di carbonio si avvicina molto alla composizione del combustibile tradizionale”, spiega Dalena, che presiede l’associazione di categoria Airec in seno a Confindustria. “Il Css ha un potere calorico pari al 90 per cento di quello del carbone, per cui utilizzandone una tonnellata si possono sostituire 900 Kg di carbone, oltretutto a un costo di gran lunga inferiore rispetto a quanto serve adesso per importare carbone dall’estero. In Italia è già autorizzata una capacità produttiva di Css che permetterebbe di sostituire almeno un milione di tonnellate di carbone, ma, paradossalmente, manca la domanda che dovrebbe trasformare la capacità teorica delle autorizzazioni in impianti reali funzionanti. L’Italia è infatti nelle ultime posizioni in Europa per utilizzo di Css, malgrado tecnologie e competenze non manchino”. Le proprietà del Css non sono trascurabili, “questo combustibile inquina un quarto rispetto al carbone – spiega Lucia Leonessi, direttore generale di Airec – ma per allargarne l’utilizzo sarebbe opportuno togliere il vincolo d’uso ai grandi impianti da 50 mega, così nel giro di pochi mesi potremmo costruire una rete nazionale. Confido nella sensibilità e nella competenza del ministro Cingolani (Transizione ecologica), particolarmente attento, ma la strada da fare è molta”, conclude Leonessi.
Dunque il Combustibile solido secondario sembra essere un prodotto energetico in grado di affrontare – assieme ad altri – l’emergenza attuale. “Anche se c’è qualche diffidenza nei confronti dei combustibili provenienti dai rifiuti, ormai è entrato in un mercato importante. In Lombardia possiamo sostenere la produzione del cemento facendo concorrenza ai paesi stranieri. Produciamo energia a un prezzo nettamente concorrenziale e la esportiamo con grande soddisfazione di chi la usa”, conclude Giuseppe Dalena.