Gran Milano

Medico cura te stesso. Il malessere (reale) della Sanità lombarda

Maurizio Crippa

Il burnout che ha colpito la professione e l’eterna guerra di posizione tra la regione, i medici di base e il governo

E’ una sindrome, il burnout, riconosciuta persino dall’Oms (il che non è garanzia di nulla: all’Oms vorrebbero vietare pure le grigliate di Pasquetta). Ma che “ansia, depressione, stress” abbiano colpito in modo grave anche i medici, in questi due anni di super impegno contro il Covid, è comprensibile. E da oggi anche statisticamente rilevabile: un’indagine condotta dall’Università di Milano Bicocca per Anaao-Assomed Lombardia, tra novembre 2021 e marzo 2022, certifica l’auto-consapevolezza dei medici di aver sofferto negli ultimi due anni di uno o più sintomi. La ricerca è stata condotta da un questionario online su 958 medici lombardi: il 71,6 per cento sospetta di aver sofferto di burnout, mentre il 59,5 per cento teme di poterne soffrire in futuro. Il pensiero va subito ai “medici in prima linea”, quelli dei reparti di infettivologia, quelli costretti allo slalom tra contagiati e pazienti fragili da preservare. Meno attenzione è stata riservata, purtroppo, a una categoria cruciale e che, soprattutto all’inizio della pandemia, all’ansia e alla depressione ha dovuto aggiungere la sindrome da abbandono: da parte delle autorità sanitarie. I medici di base.

 

E il conto lo abbiamo pagato tutti. Oggi, e tanto più con la riforma della Sanità regionale varata da Letizia Moratti, la loro centralità è destinata a crescere, perché tutti hanno capito quanto sia importante il primo livello dei medici territoriali. O almeno, è così sulla carta. L’assessore al Welfare e vicepresidente Moratti ha costruito un sistema in cui le “case della salute” – presidi polispecialistici – saranno la base della Sanità pubblica. Ma ha l’oggettivo problema di trovare gli “inquilini”, vista la carenza di medici e di infermieri (negli ultimi due anni i medici di base che sono andati in pensione è stati il doppio rispetto alla media). Così nei giorni scorsi è tornata su un argomento che richiederebbe una riforma complessiva (cioè nazionale) che sembra di là da venire. E ha ipotizzato che i medici di base, pur senza “diventare dipendenti” del sistema regionale, cioè restando ancorati alla libera professione, “nell’ambito del nuovo accordo collettivo nazionale potrebbero andare incontro a una riorganizzazione, con ore aggiuntive da dedicare a progetti indicati dalla regione, in un rapporto parasubordinato”.


La reazione negativa dell’Ordine dei medici di Milano non si è fatta attendere, riportando tutto a una logorante guerra di posizione tra medici e regione che dura almeno dai tempi della irrisolta riforma Maroni: “Parlare di aggiungere ore con un rapporto parasubordinato cozza con la realtà, che vede i medici gestire un carico burocratico enorme, avere stipendi fermi da anni mentre le spese aumentano e i giovani non scelgono più questo indirizzo”. Il problema grave sta a monte, mancano i medici. Moratti ha chiesto al ministro dell’Università Messa di istituire nuovi corsi per la specializzazione in Medicina territoriale, al momento solo due in Italia, assolutamente insufficienti. Ma dipende dallo stato, e non dalla regione, che da parte sua ha aumentato le borse di studio, anche perché la medicina di base è economicamente poco attrattiva per i giovani laureati. I medici rispondono che sarebbe più utile risanare il corso già esistente di Medicina generale, equiparandolo anche economicamente alla specializzazione universitaria. Ma il gioco delle tre carte, tra regione, governo e Ordine dei medici è destinato a produrre soltanto altro burnout e poca efficienza. Un danno per i cittadini. E in un anno elettorale (che potrebbe coinvolgere anche Moratti) una situazione assurda.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"