(foto Ansa)

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Di chi è la destra a Milano?

Fabio Massa

Fratelli d'Italia nega “l’Opa” sulla Lega. Ma c’è baruffa nell’aria. Domani la convention con Meloni

"Avessimo voluto aumentare il nostro gruppo regionale l’avremmo già raddoppiato”. Parole e musica di Ignazio La Russa, sant’Ignazio di Paternò protettore di Fratelli d’Italia, uomo che ha passato tutte le vicende della destra nostrana. Dai tempi in cui volavano bastonate in piazza San Babila a quelli di governo con Berlusconi, alle difficoltà successive. Fino alla rinascita, prima nei sondaggi e – prevedibilmente – nelle prossime elezioni regionali un po’ in tutta Italia. In attesa delle politiche, e a scapito della Lega, ovviamente, che proprio in Lombardia ha il suo cuore pulsante e anche la sua paura più profonda: perdere il fortino. Anche a causa dell’appannamento di Salvini, palese vittima collaterale della guerra scatenata dall’amico Putin.

 

E dunque, la legittima domanda a Ignazio La Russa si becca una risposta con il suo noto tono beffardo, fatto di provocazione ma anche intelligenza della politica: “Non c’è nessuna Opa sulla Lega. Se avessimo voluto, avremmo avuto il gruppo raddoppiato. Invece siamo stati e siamo molto selettivi, altrimenti sarebbe troppo facile, no? L’Opa che lanciamo è sui contenuti. Vogliamo che si discuta seriamente di un programma di centrodestra, perché vediamo con allarme il fatto che il governo navighi tra programmi indefiniti e contrapposti”. Insomma, Fdi all’opposizione e la Lega al governo: chi rappresenta il centrodestra,  tanto più in vista delle elezioni lombarde? “Anche se la prospettiva è quella di vincere le politiche – ragiona La Russa con il Foglio – il problema è cominciare a predisporre una base programmatica e confrontarla con gli alleati, pensando a una classe dirigente allargata”.

La Russa tace sulla sua Sicilia, dove è scontro totale, ma della Lombardia parla volentieri: “Io vedo una ricandidatura di Attilio Fontana. Se ritiene, noi non abbiamo alcuna difficoltà. Nonostante tutto non ha governato sotto la media, anzi. Se si candida l’uscente bene, se non si candida bisognerà trovare un buon nome. E Letizia Moratti è un buon nome”. Eppure la tensione è alta, in Lombardia. Il fatto che la conferenza programmatica nazionale si tenga a Milano a partire da domani (alle 17 parla proprio Giorgia Meloni, al MICO), ha agitato i colonnelli leghisti. Ma non è che la pressione sulla Lombardia è un modo per mettere le mani avanti sul Lazio? La Russa torna beffardo: “E perché solo il Lazio? Mettiamo le mani su tutti e due, no?”. Ma intanto a pensar male si fa peccato. Così come peccano tutti quelli che pensano che siano stati i Fratelli d’Italia regionali a far andare sotto la maggioranza su Savoini.

 

Marco Osnato, parlamentare e punto di riferimento di Fdi in Lombardia, smentisce: “Qualcuno ha deciso che era colpa nostra, ma non è così. E’ un tema che non ci appassiona affatto. Certo, se avessimo usato con loro (la Lega, ndr) gli stessi atteggiamenti che sono stati usati contro di noi in passato, avremmo votato contro. Ma non è così”. Il dente avvelenato però un po’ c’è: “In nove anni la Lega ha ritenuto di usare la sua egemonia elettorale anche nelle istituzioni. Oggi non può più essere così e il Carroccio deve prenderne atto. Ci sono spazi che vanno ridiscussi e atteggiamenti che vanno modificati, sia in termini di elaborazione politica che in termini di struttura regionale. Certo, siamo contenti che si sia ripresa, la Lombardia, anche grazie all’intervento di Letizia Moratti, ma alcune scelte non le abbiamo condivise. O meglio: non le hanno condivise nel senso di discusse con noi”.

Osnato poi parla di Fontana: “E’ una risorsa per il centrodestra, come tale verrà considerato. Sicuramente uno dei temi di discussione all’interno della coalizione è che un uscente che ha governato bene deve essere ricandidato. Però deve valere ovunque. Altrimenti non vale da nessuna parte”. Pare una minaccia, ma ci pensa Sandro Sisler, coordinatore provinciale di Fdi, a gettare acqua sul fuoco: “Non c’è nessuna Opa sulla Lega. Il nostro è semplicemente un partito in crescita. Quindi diventa attraente non solo per gli elettori ma anche per gli eletti. Peraltro noi continuiamo a ribadire che è un partito per tanti ma non per tutti. I rapporti con la Lega? In provincia di Milano sostanzialmente buoni. Non ci sono grandi questioni aperte”, dice al Foglio. Ora però ci sono le regionali alle porte, e  ci sarà da sgomitare: “Abbiamo le nostre proposte e avremo i nostri candidati, sia in Consiglio  che alla carica di presidente“, taglia corto Sisler. Intanto si attende la decisione di Fontana. Arriverà, pare, prima dell’estate.

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