Gran Milano
Tramonto azzurro. La guerra dentro Forza Italia affonda i gelminiani lombardi e premia Salvini
Arcore non è più la villa in cui si decideva il destino italiano ma un discount con poche idee dove però spicca la figura di Licia Ronzulli, fedelissima del Cav che preoccupa Gelmini ma rinforza la Lega intera
Perché fare tanta fatica per reclutare, uno a uno, gli eletti di Forza Italia in Regione, quando è possibile traghettarli tutti assieme nella Lega di Salvini, seppure magari con una federazione di facciata? Infatti, se c’è voluto un amen per portare nel partito del Capitano Silvia Sardone (consigliere regionale, poi eurodeputato) e Roberto Di Stefano (sindaco di Sesto), per Alessandro Fermi (presidente del Consiglio regionale), Mauro Piazza (presidente della commissione regionale Autonomia), Daniele Nava (ex presidente della provincia di Lecco) è bastata una promessa. Ora, in un colpo solo, con Licia Ronzulli a dirigere l’orchestra, il gioco è fatto.
La bomba che ha trasformato la lunga guerra a bassa intensità (una borbottante pentola di fagioli) dentro Forza Italia in una battaglia cruenta è lo sfogo di Mariastella Gelmini a Sorrento, intercettato dal Foglio (“Licia Ronzulli sta sfasciando il partito, io mi sono stancata”) è una guerra di successione nazionale, per quel che resterà da spartirsi nel 2023, ma ha anche un suo fronte incandescente in Lombardia. Dove Gelmini è potere storico, e con Massimiliano Salini, coordinatore che a lei si riferiva, tentava di tenere la barra di un partito liberal-europeista e, come si dice, governativo: la Forza Italia “dei ministeriali”.
Ma giusto in Lombardia la fedelissima del Cav., Licia Ronzulli, ha messo i piedi pesantemente nel piatto: via Salini, senza preavviso, dal coordinamento. Preludio di una sterzata in direzione di un rapporto rinforzato con la Lega. Paradosso nel paradosso: mentre Matteo Salvini fatica a livello nazionale e subisce l’Opa di Giorgia Meloni, in Lombardia l’assoluzione di Attilio Fontana e l’arrocco di Forza Italia finiscono per rafforzarlo, a spese di FdI. Meloni lo ha subito fiutato, e le sue dichiarazioni dopo il vertice del centrodestra denunciano insoddisfazione. Ma il problema è soprattutto dentro FI. Dove la “purga” dei ministeriali sembra destinata a lasciare il segno soprattutto al nord. Anche perché la svolta sovranista del Cav. sembra più che una boutade. C’è infatti chi ha preso la rincorsa per il salto a destra, come l’onorevole Alessandro Sorte da Treviglio (Bg), che, eletto in Parlamento con Forza Italia, ha seguito poi l’avventura politica di Giovanni Toti, finché è rimasto al fianco di Salvini.
Poi ha deciso di tracciare una linea retta, rientrando in squadra con la Ronzulli. E siccome non gli difetta né l’astuzia né una certa padronanza del suo territorio, ha organizzato, nei giorni scorsi, una kermesse proprio alla Fiera di Treviglio, per festeggiare il suo rientro, con Ronzulli e soprattutto Silvio Berlusconi, che non usciva di villa da gran tempo. E’ così che con “una comparsata a sorpresa” (il Corriere di Bergamo) il Cav. si è esibito in un disastroso scivolone, attaccando Biden e la Nato e finendo, in un tripudio di confusione politica che ben illustra lo stato attuale di Forza Italia, per dare ragione al “signor Putin”. Esterrefatta Mariastella Gelmini, sempre più distante dalla linea ronzulliana del partito: “Non posso credere che il presidente Berlusconi abbia detto quelle parole. Immagino sia stato frainteso. Siamo un movimento politico filoatlantico, europeista e ci siamo chiamati in passato Popolo della libertà. Ma la libertà non può valere solo per noi: è un bene indivisibile”, ha detto al Corriere. “Oggi ogni ambiguità di filo putinismo ci reca danno e incrina la necessaria unità del paese… così facendo ci allontaniamo dal Partito popolare europeo e dai nostri alleati”.
Intanto il vertice organizzato ad Arcore, un tempo la reggia in cui si decideva tutto del partito e molto d’Italia, oggi sembra un discount con poche idee, con Berlusconi che distribuisce il programma elettorale del 2018, una pandemia e una guerra fa. Niente paura, Ronzulli punta a rafforzare la coalizione soprattutto al nord, e senza badare a Salini, che “amareggiato” attenderebbe almeno un chiarimento, ha già riunito martedì ciò che resta del gruppo di Forza Italia al Pirellone, accompagnata da una telefonata di sostegno di Berlusconi. E’ stata accolta da un “at-ten-ti!” della truppa, da cui s’è distanziato solo Alessandro Mattinzoli, assessore gardesano di forte fede gelminiana; mentre pare che Alan Rizzi, sottosegretario regionale, l’abbia accolta con un “Meno male che sei arrivata, perché non si riusciva ad avere un dialogo”. Salini ringrazia. Una volta qui era tutto potere azzurro, ora è un paesaggio balcanizzato.