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Quei tetti di Giorgio Riva, vero milanese contemporaneo
Villa Tre Tetti a Sirtori, in Brianza. Luogo unico, non-museo, di un grande artista e architetto. Un libro lo racconta
Si fondono i tanti linguaggi dell’architetto Giorgio Riva, ideatore di Villa Tre Tetti a Sirtori in Brianza, nel libro “Nell’antro di Efesto”. Riva è un architetto che coltiva l’arte fin dagli esordi. “Nella confusa temperie delle culture che regna attualmente è fondamentale essere vigili e pronti a navigare controvento – dice – La mia rotta mi ha condotto su un dosso del Parco di Montevecchia a fare un luogo destinato all’intreccio delle arti”. Villa Tre Tetti di Sirtori, progettata da Riva nel 1969, non è tanto una raccolta di opere, è piuttosto un’opera complessiva dentro la quale si cammina. Arte del paesaggio, arte della luce, architettura, scultura, pittura vi s’intrecciano con poesia e musica: il vero protagonista è il linguaggio che le unisce. Oggi la villa è divenuta la sua casa-museo, aperta al pubblico e centro di ricerca artistica.
Nato a Milano nel 1933, a dieci anni Riva lascia la città a causa dei bombardamenti per trasferirsi con la famiglia in un paese in Brianza, in riva al Lambro. Trapela dalle pagine del libro (Skira), dagli scritti e dai dipinti che sarà quello il suo luogo formativo. “Milano ha da sempre attirato talenti che in arti e discipline diverse hanno poi restituito in modo originale la propria partecipazione alla contemporaneità” spiega Stella Casiraghi, autrice della prefazione al libro. “Si può quasi pensare che la città stimoli una sorta di ‘sostanza creativa’ dell’essere contemporanei”.
Giorgio Riva s’inserisce in questo solco. “La sua è l’avventura di un artista dai molteplici linguaggi che assume da passato e presente, intrecciandoli però con la coscienza vigile della profondità storica. Al ritorno, nel dopoguerra, troverà la sua città diroccata ma in pieno fermento. Studi classici, laurea in architettura al Politecnico di Milano, dove diventa assistente di Ernesto Nathan Rogers (Torre Velasca). Non frequenta solo la sua facoltà; ad attirarlo ci sono le lezioni di Enzo Paci, le prove di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro, lo psicoanalista Cesare Musatti che continua le sue lezioni anche sul tram, Giuseppina Masotti Biggiogero che“ ti fa vedere gli infinitesimi sulla lavagna”, Luigi Amerio che gli spalanca le astrazioni dell’analisi infinitesimale, Carlo L. Cazzullo che “mostra gli ingrandimenti delle sinapsi”, Pier Francesco Galli che gli apre le porte del suo Centro studi e della rivista di Psicoterapia e Scienze Umane. Una Milano viva e pensante che sapeva progettarsi.
“Qui ho avuto la fortuna di formarmi – racconta Riva – senza disgiungere scienze da arti, né separare pittura da scultura e architettura. Per un momentaneo rigurgito della storia, poi naufragato nel Postmoderno, ho avuto l’illusione di collocarmi contemporaneamente in pieno movimento moderno e dentro l’antica tradizione rinascimentale italiana”. Alvar Aalto, lo troveremo fra i ricordi più importanti, davanti al plastico del suo primo progetto dirà: “E’ una scultura dentro la quale si cammina”. Un luogo per il culto poi realizzato a Pogliano Milanese che il progettista interpreta con spirito agnostico: “L’ho concepito come spazio per le domande destinate a rimanere senza risposte”.
I seminari interdisciplinari che organizza nel suo studio diventano presto incontri tra docenti universitari ed esperti istituzionali. Per progettare un edificio scolastico era necessario “incontrare, ma soprattutto far incontrare” presidi, docenti, soprintendenti, pedagogisti con sociologi, antropologi e psicologi. Ora tutto questa incredibile ricerca, creatività, tensione a far dialogare le idee e le domande, le arti e i linguaggi ha la sua casa in un luogo unico, di raro fascino, e fuori dai più consueti percorsi dell’arte e della architettura il Lombardia: a Sirtori, celebre “tetto” della Brianza. Lì la Villa Tre Tetti rappresenta un luogo e una fisionomia non solo museale, ma vivente, rara se non unica nel nostro panorama. Come le sue sculture luminose, che accendono di luce il tramonto sulle colline.