Gran Milano
Bussolati: "Serve un Pd rinfrancato". I freni alle parole di Calenda e qualche carezza ai M5s
L'ex segretario del Pd di Milano dice: "Non c'è tempo da perdere: bisogna sfruttare il sorpasso di Fdi su Lega." Tradotto: primarie tra settembre e ottobre
Rinfrancàti. Come dopo un bel bicchiere di tamarindo nella calura padana. Questo è il participio giusto per descrivere lo stato d’animo del Partito democratico in Regione Lombardia. Le urne, più benigne del previsto grazie anche a un paio o tre di scivoloni degli avversari, hanno lasciato i dem in uno stato di euforia che non si vedeva da tempo, a nord. E non solo perché “il gran nemico” è andato piuttosto male. C’è il giovane Andrea Furegato che conquista Lodi e spazza via la Casanova leghista, il ballottaggio poco prevedibile a Monza e Sesto, Como dove il centrosinistra è in testa. “Tutto dice che è possibile cambiare volto a Regione Lombardia“, spiega al Foglio Pietro Bussolati, consigliere regionale e protagonista, da segretario del Pd milanese, della prima vittoria di Beppe Sala. Niente affatto scontata, perché di fronte c’era un candidato forte come Stefano Parisi.
“Non ci sono solo Como, Monza, Lodi. Il fatto che Fdi superi la Lega in modo stabile crea forti imbarazzi nel Carroccio anche su quello che era dato per certo, ovvero la ricandidatura di Attilio Fontana. Io direi proprio che Matteo Salvini verrà ricordato come quello che poteva vincere l’Emilia Romagna e finirà invece per perdere Regione Lombardia”. In Emilia direbbero “un po’ sborone”, ma Bussolati è sicuro anche se, intanto, il centrosinistra sembra immobile. “Sono d’accordo che non c’è più tempo da perdere, c’è da fare un percorso per arrivare a una candidatura forte" spiega Bussolati. "Però abbiamo lavorato sui programmi e l’opposizione ha preso decisioni convergenti su case popolari, trasporti, sanità. Abbiamo costruito un fronte unito. La strada maestra per non perdere tempo è dedicarsi a costruire condizioni di partecipazione”. Tradotto: primarie. “Primarie tra settembre e ottobre. Il più possibile diffuse sul territorio, con eventi provincia per provincia”.
Intanto Carlo Calenda arriva a Milano e dice che per Carlo Cottarelli non ci vogliono le primarie, e che se non ci sono altri nomi credibili andrebbe bene anche Letizia Moratti. “Mi pare che Calenda abbia un po’ di confusione in testa: Cottarelli e Moratti mica sono uguali! Letizia Moratti è la principale responsabile di una riforma sanitaria che non risolve niente. Cottarelli da una vita fa politica pur non avendo un ruolo politico, professando l’attenzione alla spesa pubblica e la necessità di una gestione sobria, misurata. Carlo Cottarelli è un ottimo candidato, e anche a lui farebbero bene le primarie per farsi conoscere sul territorio. Ma dipende da lui: vuol dedicare i prossimi anni della sua vita alla Regione? Se sì, si confronti con le primarie. Su Calenda aggiungo una cosa: viene a mettere il cappello sui candidati dopo un turno amministrativo dove Azione sta tra l’1,5 e il 2 per cento. Non mi pare proprio utile: aiuti invece a costruire un campo di centrosinistra progressista”. Ecco, a proposito, il Movimento 5 stelle è vicino all’impalpabilità.
“Parliamoci chiaro. Prendere Regione Lombardia è qualcosa di titanico. Abbiamo bisogno di tutti, tutti coloro che non hanno condiviso questi anni di sperpero di sanità pubblica territoriale, di pasticci nella gestione della reazione alla pandemia, dell’assenza di politica sul trasporto pubblico, di disastri sulla sicurezza. Abbiamo bisogno di tutti: centristi e 5 stelle”. Per questo parlate ora di modello Lodi, con il giovane Furegato. “Le caratteristiche di Lodi quali sono? Una progettualità che viene da lontano, una figura di rinnovamento ma autorevole e credibile, e una alleanza ampia. Esattamente gli stessi ingredienti di cui abbiamo bisogno noi per Regione. A Lodi sono stati bravi perché hanno scelto un giovane autorevole. Io penso che con le primarie per le regionali potremmo fare una scelta di stampo analogo”. Un giovane candidato, dunque. Qualche nome in mente? “Sì, ma non lo faccio. Non è il momento di fare nomi. Qui c’è una classe dirigente che nelle varie istituzioni è forte. E parliamo di profili di livello nazionale e locale. Credo che sia giunto il tempo per chi fa politica di misurarsi con sfide di questa portata. Non si può tirare indietro la gamba”.