(foto di Ansa)

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Il grande spariglio al centro di Di Maio a Milano è in cerca d'autore

Fabio Massa

Nemmeno trai grillini che dialogano più spesso con Beppe Sala si trova qualcuno che ha deciso di seguire l'ex ministro degli Esteri nella scissione

Toc toc. A Milano – almeno per adesso – non c’è nessuno. Trovare dimaiani “per il futuro” che scelgono il ministro degli Esteri, sotto la Madonnina, è molto difficile. A Monza c’è Gianmarco Corbetta, ma è un’altra storia. Neanche tra quelli che dialogano continuamente con Beppe Sala, e da lunghissimo tempo, come Stefano Buffagni e Dario Violi. Quest’ultimo è stato nominato recentemente coordinatore regionale alla fine dell’ennesimo braccio di ferro. Consigliere regionale da due mandati, già candidato presidente contro Attilio Fontana, Violi è un bergamasco che capisce come gira la politica. Ma che ha rischiato di finire immolato sull’altare di Vito Crimi, ex capo politico ad interim del M5s. Crimi da sempre ha condotto una guerra spietata ai “lombardi” del Movimento, e in particolare a Violi e Buffagni.

 

Con quest’ultimo ci furono scintille sulla candidatura di quattro anni fa, e il poi sottosegretario e viceministro la spuntò per il rotto della cuffia. Su Violi il gioco era stato di proporre come nome in contrapposizione Massimo De Rosa, anche lui consigliere regionale, malgrado il 70 per cento degli eletti avesse espresso il suo gradimento, e per iscritto, per Violi. La tattica era semplice: De Rosa avrebbe fatto fuori Violi, e si sarebbe deciso per un terzo nome, che peraltro era quello di Gianmarco Corbetta (uno dei referenti di Di Maio che avrebbe firmato per il nuovo movimento). Si capisce che Violi non abbia troppa affinità interna con il leader del nuovo gruppo. Ma così non è andata perché Paola Taverna, ora in rotta conDi Maio, incaricata di preparare tutti gli “audit” sui territori, si era impuntata perché “ragionare così” avrebbe di fatto invalidato il metodo. Insomma, le solite dinamiche ad excludendum.

 

Più interessante invece quanto sta avvenendo con Beppe Sala. Il sindaco di Milano, che mentre Di Maio strappa non si è ancora negativizzato dal Covid (dunque si annoia anche un po’), aveva incontrato il ministro degli Esteri in un incontro riservato un po’ di giorni prima della quarantena a casa. Impossibile rintracciare il contenuto del dialogo, rimasto assolutamente riservato. Quel che si sa, però, è che la linea di chi fino a oggi ha parlato con Sala, da parte del Movimento 5 stelle regionale, non è quella del ministro degli Esteri, che così si trova “sguarnito” dai suoi, che non stanno appoggiando l’idea di un partito unitario tra Sala e il titolare della Farnesina. Un’idea che potrebbe funzionare, nella visione di gruppi di riformisti moderati, solo laddove sia Sala il federatore e leader di un eventuale nuovo partito che abbia in Di Maio un puntello governativo. Ma i movimenti in uscita dentro ai 5s non sono finiti, si vedrà.