Gran Milano
La classe dirigente che verrà. Sei candidati alla sfida del voto
Debuttanti o con qualche esperienza alle spalle. Abbiamo cercato nei partiti i volti nuovi che potrebbero fare strada
C’è una sfida che è anche un esercizio di ottimismo, in questa campagna bisillabica (Credo. Scegli. Pronti. eccetera) e nella quale el pueblo unido ha per ora capito soltanto che vincerà Giorgia Meloni: cercare di scovare qualche indizio delle classi dirigenti che verranno. Quegli esponenti giovani (o anche meno giovani, ma attesi al primo giro a Roma) per i quali le elezioni più scontate di sempre sono una sorta di palestra, un enorme talent show per emergenti. Eccoli dunque, selezionati tra i vari partiti di destra, di centro e di sinistra. Le loro risposte.
L’urlo di Paolo. Pd
Quando gli hanno detto che avrebbe dovuto correre nel collegio uninominale Lombardia 03, ovvero Cologno, San Donato, Peschiera, San Giuliano, Pantigliate e la Martesana, ha messo un post sui social con una foto che lo ritrae in testa a un corteo mentre è impegnato in un urlo a squarciagola, con lo sguardo leggermente rivolto verso il basso e gli occhi semichiusi. Non una foto da amministratore delegato, quella che si è scelto Paolo Romano, ma sicuramente il ritratto della passione politica.
Romano ha guidato i Giovani democratici, e insieme a Gaia Romani (oggi assessore nella giunta Sala) e a Federico Bottelli è alla guida di un gruppo di decine di giovani attivisti del Partito democratico che quanto a energia (e mutatis mutandis) ricordano quel Circolo 02Pd che ha partorito Pierfrancesco Maran, Silvia Roggiani, Pietro Bussolati, Lia Quartapelle. Ovvero la classe dirigente lombarda dem attuale. Anche allora, nessuno ci avrebbe creduto se non quelli impegnati nella rivoluzione: i grandi vecchi in chief erano Franco Mirabelli e Filippo Penati e sembravano irraggiungibili. Paolo Romano, dunque, è candidato. Difficilmente ce la farà. Ma lui, appunto, ci crede e spiega al Foglio: ”Io dal 22 di agosto vivo e dormo nel circolo cooperativa di Gorgonzola. Ho messo giù una brandina e la doccia vado a farmela intorno, dai compagni che vivono nei pressi del circolo. La routine è chiara: alle 6.30 davanti alle metropolitane e alle stazioni dei treni a parlare di trasporti. E a dire che se la Meloni mette in stop il Pnrr anche i prolungamenti previsti per le linee non verranno realizzati”.
Paolo Romano ha quella convinzione che deriva dalla passione, e va oltre il fatto che i dem l’abbiano messo in un collegio difficilmente contendibile: ”La volta scorsa l’abbiamo perso di 13 punti con il Movimento 5 stelle altissimo. Quindi il rischio di perdere male c’è. Io però sono un po’ stanco della retorica delle candidature di servizio o principali. Torniamo all’inizio: noi ci candidiamo a raccontare un’idea di paese. E un’idea di paese la racconti dove vinci con il 40 per cento e dove magari puoi perdere con il 15. La cosa grave è che a volte questo partito in giro per l’Italia ha smesso di andare a parlare dove perdi con il 15 per cento. E quello che succede è che la volta dopo perdi anche di più. Quello di cui sono convinto è che noi stiamo facendo una delle poche campagne che dalle 6 di mattina a mezzanotte è ovunque sul territorio, e ovunque sui social e parla con le categorie, con le imprese, con i sindacati. E sono convinto pure che o la sinistra va anche dove rischia di perdere oppure è meglio che smetta di dirsi sinistra”.
Competente Giulia. Azione
Occhio chiaro e sorriso. Scalatrice. Mamma da poco più di un anno, tra le colonne della società Zoom (sì, quella delle videoconferenze: utile, ma meglio vedersi di persona, ndr), Giulia Pastorella, azionista doc, è candidata per la formazione di Calenda nel Terzo Polo nei collegi Uninominale U09 Milano Centro e nel plurinominale Lombardia 1.01 Milano Ovest. Due elezioni nel giro di un anno, anche se l’altra volta erano in due: aveva sua figlia nel pancione mentre conquistava il seggio in Consiglio comunale. ”E’ sempre un onore poter competere – racconta – Seconde linee che si affacciano? Non so se sono seconde linee. Di certo noi giovani del Terzo polo abbiamo fatto tutti un percorso. Mica siamo i giovani del Movimento 5 stelle, che sono stati messi là con 10 voti, e che non hanno mai fatto niente nella vita. O altri di altri partiti che invece nella vita hanno fatto solo politica.
Come Terzo polo siamo nuova classe dirigente che ha esperienze importanti nel lavoro, e devo dire che l’anno passato in Consiglio comunale per me è stato pure importantissimo. Non è il Parlamento ma sicuramente avere una competenza in una istituzione è fondamentale”. Pastorella, gioco della Torre: giù Fratelli d’Italia o il M5s? ”In questo momento butterei giù Fdi perché va al governo. Lo butterei giù perché è il più forte. Il M5s a Milano non ha neppure raggiunto la soglia minima per le amministrative. Quindi bisogna attaccare con più forza chi ha chance di governare. Il problema è se il M5s si allea con il Pd: in quel caso vorrei buttare giù entrambi dalla torre anche se il giochino non funziona così…” Non funziona così, no.
Bonettini, la biologa montana. M5s
Da 26 anni in servizio al parco dell’Adamello, Anna Maria Bonettini non è affatto una pentastellata della prima ora. Candidata al Senato per il proporzionale nel collegio lombardia 03 Bergamo Brescia Mantova Cremona, la sua sfida è con Calderoli, Santanché, Berlusconi e Renzi. Ha preso la tessera il 6 aprile 2022. Non esattamente mentre il Movimento 5 stelle volava alto. ”Ho creduto nella linea di Conte che mi rappresenta molto. Mi piace il suo modo di lavorare e di fare. Quello in cui crede”. Domanda perfida del Foglio: parla del Conte I o del Conte II? ”Non è stato così ondivago come vogliono farlo passare. Parliamo di onestà: su legalità e antimafia è stato costante e convincente. E anche sulla linea di sinistra, l’attenzione alle persone più in difficoltà è stata costante. Il vero programma progressista è quello di Conte, non di altri”. E il Pd? ”O i dirigenti del Pd la smettono di citare l’agenda Draghi e fanno un po’ una riflessione su quest’ultimo periodo che è proprio incomprensibile oppure non ci saranno anche in futuro elementi di sintesi”. Nel gioco della Torre difficile per la Bonettini trovare il peggio tra Calenda e Meloni: ”Non so chi buttare giù. Dico Meloni, ma nulla di quello che dice e fa Calenda mi risulta sopportabile”.
Tocca a Toccalini. Lega
Il Luca, con l’articolo, come si fa a Milano. Fino all’altro ieri era un consigliere comunale a Basiglio. Giovanissimo. Attacchinare, fare banchetti. Ieri invece, a 28 anni, è stato eletto per un primo giro alla Camera. E oggi si ricandida per il secondo. Se c’è uno che fa classe dirigente nuova, dalle parti del Carroccio, è Luca Toccalini, candidato nel collegio proporzionale Lombardia 4 proporzionale: Pavia Mantova Lodi Cremona. “Elezione difficile, questa – spiega – Il centrodestra vince, e va bene. Ma governare non sarà semplice”. Scazzi con Fratelli d’Italia? ”No, non mi preoccupano le questioni interne, ma il caro bollette e tutto il resto. Non mi preoccupa la competizione interna anche perché la forte differenza è che noi chiediamo 30 miliardi e qualcun altro invece tentenna”.
Stoccatina. ”La Lega è da due legislature il partito più giovane. Alberto Stefani, 29 anni segretario del Veneto, Edoardo Osiello in Toscana, 30 anni. Noi il rinnovamento l’abbiamo lanciato 5 anni fa. Adesso era più complicato inserire personalità nuove ma nonostante questo abbiamo ragazzi che ci mettono la faccia”. Seconda stoccatina. Anche per lui, il gioco della Torre, ed è divertente vedere la differenza con Fabio Raimondo di Fratelli d’Italia (vedasi sotto). ”Calenda, Letta o Conte? Chi va giù? Il Movimento 5 stelle. Negli ultimi 15 anni è stato uno dei mali di questo paese, con la consapevolezza che ci abbiamo governato un anno e li abbiamo conosciuti bene, purtroppo”.
L’amministratore Raimondo. FdI
Da ovest a est. Fabio Raimondo, avvocato, si è fatto le ossa con il movimento giovanile di An. Ha fatto l’assessore a Melegnano, est Milano, e a Corsico, ovest. Candidato nell’uninominale Lombardia 4 02, Lodi e Sud Est Milano, sceglie come parola d’ordine ”lealtà”. ”Anche se i sondaggi ci danno largamente in testa non sottovalutiamo la campagna elettorale. Dal 26 settembre gestiremo con responsabilità e lealtà per gli alleati la responsabilità di governo. Fdi è stata leale nei confronti degli alleati quando avevamo il 2, il 4, il 10 per cento e lo saremo anche adesso e ci aspettiamo la stessa lealtà e rispetto”. Il fardello dei vincitori è anche quella di veder assaltato il carro con facce nuove e rischi grandi. ”I rischi stanno a zero - dice sicuro Raimondo - La Meloni ha aperto a uno spezzone di società civile non presa all’ultimo momento, ma composta da gente che si è avvicinata negli ultimi anni, che ha condiviso idee e programmi”. Gioco della Torre: Letta, Calenda o Conte? ”Giù Letta, è lui l’avversario di Giorgia”. Leale alla linea, fino in fondo.
Il primo giro di Sala. FI
Ultimo ma non ultimo Fabrizio Sala. Difficile trovare giovani in posizioni eleggibili, per gli azzurri di Berlusconi. La riconferma degli uscenti e la diminuzione drastica dei posti ha levato spazio al rinnovamento. Che adesso avviene ”premiando” le classi dirigenti di Forza Italia che non hanno mai fatto un giro a Roma. Come Fabrizio Sala, assessore regionale lombardo e papà del Premio Lombardia è Ricerca, candidato per la Camera a Monza Brianza, Sesto e Cinisello: ”Io sono stato chiamato dopo 10 anni in Regione, e quindi ho detto di sì. Non sono giovane d’età ma comunque sono una novità per Roma. Non mi sento certo anziano. E comunque oggi anche l’innovazione ha bisogno di esperienza”.