Gli ospiti di una fiera a Rho Fiera, l'importante polo fieristico di Milano appena fuori città (Ansa)

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Le imprese lombarde vedono nero: non il governo, ma il futuro

Daniele Bonecchi

Deluse dalla Lega, rimpiangono Draghi e cercano interlocutori in Fratelli d'Italia, ma per ora c’è poco. Alcune disperate richieste

Nubi pesanti sul capoluogo lombardo, dove una parte consistente del mondo dell’impresa che aveva puntato le sue carte su Matteo Salvini, dopo l’affossamento del governo Draghi, si è dovuta ricredere. Ora che le previsioni parlano di un possibile successo di Giorgia Meloni il mondo che fa marciare il Pil è alla ricerca di un interlocutore targato Fdi. Anche se a Milano mancano rappresentanti di peso. 

 

Daniela Santanchè, coordinatrice locale, anche a causa delle acque agitate giudiziarie in cui naviga la sua Visibilia, non gode di grande prestigio tra gli imprenditori. Forse per questo nei salotti che contano si è affacciato a più riprese Giulio Tremonti, i cui ricordi ministeriali fanno però venire i sudori freddi a tanti. Ma l’incertezza – visti i costi dell’energia, l’inflazione galoppante e i mercati russi bloccati – regna sovrana. E dopo la “mobilitazione” di Putin, l’incertezza può diventare paura.

 

Il mondo dell’impresa lombardo non svolterà a sinistra – anche perché l’ultima parte della campagna elettorale di Enrico Letta, tutta all’inseguimento dei Cinque stelle al sud a suon di promesse di spesa non è stata presa bene – ma al nuovo governo, chiunque lo farà, chiede azione. E molto in fretta: “Al nuovo esecutivo – per affrontare la crisi energetica che ha toccato livelli drammatici – chiederemo misure urgenti – spiega al Foglio Alessandro Spada, presidente di Assolombarda – per scongiurare produzioni dimezzate se non addirittura la chiusura di alcune nostre fabbriche. Prioritario il tetto al prezzo del gas a livello europeo, nella speranza che il prossimo governo abbia la forza di farsi ascoltare come il precedente dalla Ue”.

 

E in questa “speranza”, si può percepire la preoccupazione, e un chiaro rimpianto per la guida di Mario Draghi. “Serve poi l’estensione del credito di imposta per gli investimenti – prosegue il leader delle imprese lombarde – Ma la chiave per affrontare, una volta per tutte, il deficit energetico italiano è un piano che sblocchi i giacimenti ai quali possiamo accedere e le infrastrutture come i rigassificatori. Mi auguro che vada avanti il dialogo coi paesi produttori: di loro abbiamo bisogno per sostituire gli approvvigionamenti che arrivavano dalla Russia. E poi c’è la frontiera del nucleare di ultima generazione, è necessario superare gli indugi. Ci sono poi gli investimenti del Pnrr, vero e proprio motore dell’economia. Non vanno fatti cambiamenti che li pregiudichino, tenendo però conto della necessità di aggiornare tempi e costi dei bandi: il lavoro iniziato va ultimato, ne va della nostra economia e della credibilità del paese”, conclude il presidente di Assolombarda.

 

Le preoccupazioni di Spada sono fondate perché, con 367 miliardi di dollari, l'area metropolitana di Milano è la prima area in Italia e undicesima al mondo per Prodotto interno lordo; inoltre è il principale polo per gli investimenti stranieri in Italia, sesto in Europa, dopo Londra, Parigi, Dublino, Madrid e Monaco di Baviera. E’ la culla del made in Italy (questa settimana c’è la moda, a pieno regime) e un comparto della ricerca (leggi MIND e Polimi) ai vertici internazionali. E’ un sistema solido di imprese e startup. I dati aggiornati al 30 giugno 2022 mostrano, rispetto a fine 2021, un lieve incremento del numero delle imprese attive (+1,4 per cento).

 

Complessivamente sono 389.010 quelle operanti nell’area. Milano è anche la capitale delle start up innovative, che operano soprattutto nei servizi avanzati: 1 su 5 in Italia ha sede in città, 2.737 complessivamente. Certo i rapporti conflittuali con l’Europa di un possibile governo sovranista, dopo la doccia fredda della delega sulla riforma fiscale, quantomai richiesta anche dalle imprese, ad opera della Lega salviniana non faranno bene alle relazioni con i nostri partner: che qui, nelle regioni del nord, sono gli interlocutori quotidiani. E anche l’ipotesi di portare in Tribunale dei brevetti a Milano rischia di allontanarsi.

 

Carlo Sangalli – riconfermato a dispetto dei suoi 85 anni ai vertici della Camera di commercio di Milano - ha lanciato un messaggio ecumenico al nuovo esecutivo: “Credo che la coesione sia l’elemento più importante del nostro sistema imprenditoriale. Una coesione che, nel rispetto delle differenze, non è una somma algebrica ma una opportunità strategica e politica. E le nostre imprese, per vincere le sfide che ci aspettano chiedono più semplificazione, più innovazione e coinvolgimento nelle scelte e nei progetti futuri che riguardano i territori”.

 

Inutile ricordare che i riflettori delle imprese sono accesi sui fondi del Pnrr. Si tratta di 129 milioni in arrivo a Milano che – salvo malaugurati cambiamenti nell’ultimo miglio – saranno spesi per i trasporti pubblici (metropolitane e tram 24), l’ambiente, la formazione, la Cittadella degli archivi, i nuovi laboratori del teatro alla Scala, la nuova sede di Milano ristorazione.

 

L’ultimo Consiglio dei ministri del governo Draghi ha approvato in forma definitiva la nuova disciplina delle utility locali, obiettivo: garantire una reale concorrenza tra imprese a livello europeo. Toccherà al nuovo governo definirne l’applicazione. Ma la modesta vocazione liberal del fronte sovranista, di fatto, andrà incontro ai desideri di molti comuni. Milano ha una grande partita aperta per la gestione del trasporto pubblico. Il comune sta lavorando da anni al consorzio Milano Next, mettendo insieme Atm, A2A Smart City, Bus Italia, Hitachi Rail, Commscon e IgpDecaux. Un player di tutto rispetto che include un pezzo di Ferrovie dello Stato, la banda larga e i treni (Hitachi). Difficile trovare concorrenti europei in campo. E così i gioielli di famiglia potranno restare sotto la Madonnina.

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