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L'allarme molto serio sui minori stranieri non accompagnati

Cristina Giudici

"Il sistema milanese è così saturo che siamo stati costretti ad alloggiare i ragazzi in comunità addirittura fuori dalla Regione", ci spiega l'assessore Bertolè

Minori stranieri non accompagnati, in una sigla Msna. Un’altra emergenza che si abbatte sulle città lombarde, in primis Milano, che già fanno fatica ad affrontare le tante pressioni sociali che si accavallano all’interno di contesto molto critico condizionato dalle nuove povertà, materiali e educative. A Milano ne arrivano 6-7 al giorno, a Bergamo in un solo giorno ben 12. Con una legge all’avanguardia (Zampa) che li protegge, ma un sistema di accoglienza non più in grado di gestire tutti i nuovi arrivi. L’assessore comunale al Welfare della giunta Sala, Lamberto Bertolè, lancia di nuovo l’allarme. “La gestione dei minori stranieri non accompagnati ha bisogno di una profonda revisione, con l’introduzione di una regia nazionale che non scarichi tutte le responsabilità sui comuni e che si faccia carico di costruire un meccanismo di redistribuzione equo. A Milano, ma anche in altre città d'Italia – come è emerso dai confronti che abbiamo avuto con altri amministratori locali attraverso Anci – i numeri sono diventati insostenibili. Al momento sono 1.200 i minori stranieri non accompagnati in carico al Comune – quasi il 10 per cento del totale dei minori stranieri presenti in Italia”, spiega.

Numeri che per tutta la Lombardia salgono a 2.749, pari al 19,6 per cento del totale. “Il sistema milanese è così saturo che recentemente siamo stati costretti ad alloggiare i ragazzi in comunità addirittura fuori dalla Regione”, aggiunge l’assessore al Welfare, “e questo incide negativamente sulla qualità dei percorsi  che vengono offerti e che non possono limitarsi a mettere a disposizione un alloggio, ma devono garantire la piena integrazione”. I centri Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) che provano a garantire l’inserimento educativo e lavorativo dei Msna ne ospitano 400 e sono saturi. Per gli altri minori che continuano ad arrivare si devono trovare soluzioni temporanee, come è stato fatto dalla Fondazione Progetto Arca: una palestra ricavata all’interno di una comunità per adulti senza dimora. Per questa ragione il Comune di Milano è talvolta costretto a mandarli in una delle comunità convenzionate, circa 80, in altre Regioni: ma restano economicamente a carico del Comune. “Da mesi chiediamo al governo un intervento di regolamentazione che non è più procrastinabile”, precisa Bertolè.

Con tanti arrivi e un tasso fisiologico di turn over fra quelli che fuggono e/o poi si ripresentano – per tante ragioni legate alla loro storia, alle aspettative, agli obiettivi e alla rete territoriale cui fanno riferimento – si crea un ‘fattore parcheggio’ ed è anche difficile fare una stima reale della loro presenza. “L’assessore Bertolè ha scelto la politica condivisibile di accoglierli tutti, ma i posti non ci sono e spesso restano in luoghi-parcheggio dove si fatica a offrire un percorso di inclusione, a cominciare dai corsi di italiano”, spiega un’educatrice di una comunità che ha accolto alcuni minori stranieri non accompagnati. E non accade solo a Milano. A Cremona, il sindaco Gianluca Galimberti ha lanciato anche lui l’allarme: “Da settembre a oggi ne sono arrivati 63. Dall’inizio del 2022 sono 244. Non sappiamo più dove e come accoglierli. Da mesi lavoriamo in continuo contatto con servizi sociali, prefettura, forze dell’ordine, enti gestori (tutti da ringraziare per il grandissimo lavoro). Il nostro Sai per minori (il programma finanziato dal governo che ci assegna 113 posti) è saturo e, siccome la legge rende obbligatorio per il Comune di arrivo accogliere il minore, i ragazzi vengono presi in carico fuori da questo sistema (anche in albergo purtroppo), con molte risorse spese dal Comune e i gestori non più in grado di fornire strutture e servizi di accoglienza, accompagnamento e integrazione”.

Commenta il sindaco: “Come città siamo sempre stati virtuosi e rigorosi e generosi nell’accoglienza dei minori stranieri. Non farlo vorrebbe dire prestare il fianco alle reti criminali internazionali. Non farlo vorrebbe dire non lavorare per il bene del territorio e di quei giovani vittime di un sistema che sfrutta loro e le loro famiglie”. L’assessora alle Politiche sociali di Bergamo, Marcella Messina, fa qualche conto che restituisce la dimensione del fenomeno: “Nel 2022, fino al 6 ottobre, per 179 minori abbiamo speso tre milioni e 431 mila euro di cui solo un milione e 983 mila coperti dalla prefettura. Una cifra che pesa sul mio budget per il 2022 di 12 milioni di euro e crea conseguenze negative su tutto il sistema Welfare che deve farsi carico di tutti i bisogni dei cittadini. Le assistenti sociali sono ridotte a fare le operatrici booking.com per trovare alloggi per i minori stranieri e sono esauste”, spiega preoccupata. “Così ci troviamo costretti a metterli in ricoveri di emergenza con una sorveglianza educativa che non risponde ai criteri di inserimento, di offerta di un progetto di vita. Ne abbiamo mandati alcuni persino a Udine ma per legge restano in carico al nostro Comune e siccome loro vanno dove hanno le loro reti amicali e familiari poi tornano indietro e siamo da capo”. Morale: si spendono tante risorse in capo ai Comuni dove i minori stranieri si presentano ma il sistema non è in grado di offrire un percorso di dignitoso ed equo inserimento e tanti si perdono per strada. Un allarme che il nuovo governo dovrebbe ascoltare. 

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