GranMilano
Il futuro di San Siro è un problema per Sala
Il sindaco è senza maggioranza sul nuovo Meazza. Tornano all’attenzione quattro piani B
Qualunque ragionamento in politica resta lettera morta se non è sorretto dai numeri. Stupisce, perciò, l’atteggiamento di sufficienza con cui il centrosinistra milanese ha cercato di far passare la presa di posizione di ben 8 consiglieri comunali contro il nuovo stadio, un fatto senza precedenti dal 2011 in poi: mai era capitato a Pisapia e Sala di trovarsi senza maggioranza per un progetto importante. A rendere più grave questa fronda c’è il fatto che gli 8 appartengono a tre gruppi diversi, a significare che i mal di pancia attraversano tutta la coalizione. In termini aritmetici la situazione a Palazzo Marino è questa: l’assemblea è composta da 49 membri, la maggioranza che ne conta 31 su San Siro è ridotta a 23, due di meno per ottenere il via libera. Il sindaco si è detto fiducioso che tra un anno, quando l’Aula sarà chiamata ad esprimersi, le cose cambieranno. In che modo? Due sono le ipotesi, la prima si fonda su un “ravvedimento” degli 8 che al momento appare irrealistico, semmai è più probabile che altri si accodino. La seconda fa leva su un sostegno dell’opposizione, operazione su cui non è il caso di fare gli schizzinosi visto che c’è in ballo un investimento di 1,2 miliardi. Fuori da questo discorso va tenuto Fratelli d’Italia, che ha rafforzato la contrarietà all’abbattimento del Meazza, espressa da Ignazio La Russa, con l’iniziativa del consigliere Marcora che ha sollecitato il neo sottosegretario Sgarbi a pronunciarsi per il vincolo. Su Forza Italia pesa la posizione di Berlusconi, ribadita ancora pochi giorni fa, a difesa dello stadio, da cui si smarca il capogruppo Alessandro De Chirico: “Sono sempre stato convinto che la riqualificazione di San Siro, su cui si sono impegnate Inter e Milan, vada nell’interesse della città”. Decisiva è la Lega che con 6 consiglieri è il più forte gruppo d’opposizione e che si dice a favore del piano: “Non possiamo perdere un grande investimento per la rigenerazione urbana”, spiega il capogruppo Alessandro Verri. Parole che non devono essere interpretate come un sostegno esterno: “Vedremo come la sarà la situazione quando si voterà in Consiglio, qualora il centrosinistra si trovasse senza i numeri sarebbe un fatto grave sul quale faremo le nostre valutazioni”. Al momento, insomma, Sala può contare solo su De Chirico.
Resterebbe ancora una carta per evitare il flop. Si chiama piano B, ovvero una soluzione di riserva alla “basta che funzioni”. Sala e soprattutto le squadre hanno sempre disdegnato questa possibilità ma il cammino si fa sempre più impervio e non sarebbe male pensare a nuovi scenari. Sono 4 le opzioni più serie in campo, vediamole. Aceti e Magistretti hanno elaborato una ristrutturazione del Meazza che prevede nuovi servizi nel terzo anello e, particolare importante, consentirebbe l’attività sportiva anche durante i lavori (ne ha scritto GranMilano). Altro punto a favore è la spesa stimata la metà di quella fissata per il nuovo stadio, mentre il punto debole è costituito dalla capienza ridotta a 60 mila posti, pochi per le presenze attuali. C’è poi il progetto di Boeri che punta ad uno stadio-bosco: suggestivo anche per la risistemazione urbanistica ma, al tempo stesso, il meno realistico considerando che bisognerebbe spostare anche il tunnel di via Patroclo. Costi e tempo: tant’è che le due società l’hanno già bocciato. Di tutt’altro genere è la proposta di Asm Global, società organizzatrice di eventi che ha chiesto un incontro al sindaco per salvare la Scala del calcio, di cui è difficile parlare vista la sua genericità. Infine c’è l’idea D’Alfonso-Scalpelli: creare una newco partecipata dal Comune a cui conferire sia lo stadio sia i terreni intorno per poi cedere, con un bando, il 49 per cento della proprietà della società nonché la gestione dell'impianto: “A differenza dell’iniziativa di Inter e Milan – spiega D’Alfonso – avremmo una società con le risorse in grado di avviare subito la riqualificazione”.
Prossimo appuntamento di questo romanzo d’appendice è il 18 novembre, con la conclusione del dibattito pubblico cui seguirà la giunta che, con delibera, confermerà l’orientamento pro stadio, magari raccogliendo qualche osservazione. Non è escluso, come auspica Carlo Monguzzi, che si arrivi subito dopo in Aula: “Sarebbe anche nell’interesse delle società che così conoscerebbero l’orientamento del Consiglio prima di iniziare il progetto esecutivo piuttosto dispendioso”. E’ più probabile, come ha detto Sala, che ci si ritrovi a Palazzo Marino tra un anno. Sempre che la disperazione non porti prima Inter e Milan a Sesto.