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"Alla manovra manca coraggio". Parla Buzzella, Confindustria Lombardia
Il presidente degli industriali lombardi sottolinea la debolezza delle misure sul lavoro e mette in fila quello di cui ha bisogno il tessuto produttivo del paese
Se la Lombardia è il motore del paese, be’, il motore è in riserva. E non c’è niente di meglio che una campagna elettorale regionale per far emergere i tanti problemi che la crisi energetica (accompagnata dalla guerra in Ucraina) ha scatenato, ma anche i progetti necessari per far ripartire la macchina. Francesco Buzzella, da Crema, ha preso la guida di Confindustria Lombardia da poco più di un anno. E’ impegnato nell’industria chimica, con Coim e Green Oleo, imprese che danno lavoro a 1.200 dipendenti. E’ forse per questo che sulla manovra varata dal governo Meloni ha le stesse perplessità di Carlo Bonomi: “E’ mancato un po’ di coraggio sul lavoro”, dice al Foglio Buzzella. “Spesso si dice ‘mettiamo al centro il lavoro’ ma poi, quando si arriva ai numeri, non è così. Sul cuneo fiscale Confindustria insiste da tempo, non dimentichiamoci che in Italia abbiamo un cuneo vicino al 50 per cento, se includiamo anche il Tfr, e la media Ocse è il 35 per cento. Oggi, rispetto ai 3,5 miliardi messi dal governo Draghi ne sono stati messi 1,5. Condivido le valutazioni di Bonomi sulla manovra, sui conti pubblici si è tenuta la barra dritta con una direzione chiara per non mettere a repentaglio i nostri conti. Anche sulle bollette due terzi dei fondi vanno in quella direzione. Noi puntavamo a una mensilità in più per i lavoratori”, spiega con rammarico. E poi “servirebbe anche una revisione della politica fiscale”. Il giudizio è sospeso, anche perché un mese per scrivere un cambio di marcia nella manovra senza risorse, in effetti, è davvero poco.
Ma come sta in salute l’economia del territorio? “Quello che salta all’occhio dai dati trimestrali è una Lombardia ancora in tenuta, perché il dato congiunturale indica un più 0,4 per cento, ancora in positivo dunque. Colpiscono le cifre dell’Ucimu, l’associazione che raggruppa i produttori di macchine utensili, dove gli ordinativi sono a quota meno 40 per cento, un dato che fa pensare e che fa capire che gli investimenti sono fermi. La Lombardia resiste ma le imprese sono impegnate a pagare la prossima bolletta energetica più che a investire”, spiega il presidente di Confindustria Lombardia. Certo la Regione “a livello di bilancio è limitata: su 23 miliardi quasi 18 vanno alla sanità, poi ci sono i trasporti. Chiederei di investire molto sul capitale umano. Abbiamo una crisi energetica che sta comprimendo gli investimenti, per un paese come il nostro che può contare sulla trasformazione e sul capitale umano, la strada è obbligata: la Lombardia può mettere in atto politiche incentivanti nella formazione”. L’invocazione non è nuova, sono centinaia le imprese che non trovano personale preparato, mentre lo sviluppo e la valorizzazione degli Its arranca. “La Regione dovrebbe concentrare le proprie energie sull’orientamento dei giovani”.
La Lombardia può contare su di un panel d’imprese in settori strategici, “noi abbiamo molte eccellenze in tantissimi campi, non solo nella moda e nel design, ma anche nel campo alimentare. Poi, a seconda delle province, scopriamo grandi potenzialità come nel distretto della rubinetteria e delle valvole di Lumezzane (Bs) o nella meccanica strumentale nel territorio della bergamasca”. Ma oltre alla crisi energetica c’è un altro ostacolo che fa perdere il sonno a Buzzella. “Quando butto l’occhio sulle direttive e sui regolamenti europei divento critico”. Solo per fare alcuni esempi: “Il 30 novembre abbiamo il regolamento sul packaging che impatterà su tutti i settori, a partire da quello agroalimentare. l’Europa dice basta col riciclo, perché secondo loro bisogna andare verso il riutilizzo degli imballi. Parole semplici ma nella pratica una strada difficile. Perché le aziende hanno investito per anni nel riciclo e oggi dovrebbero cambiare di punto in bianco quando gli investimenti industriali si fanno con una prospettiva di 10, 15, 20 anni”. Il nuovo regolamento Ue sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio rischia infatti, con una sola parola, di mettere in ginocchio un settore di eccellenza italiano, quello dell’economia circolare. Non c’è ancora un testo ufficiale, per quello occorre aspettare il 30 novembre, quando la Commissione presenterà la proposta di regolamento per favorire il riutilizzo degli imballaggi. Ma l’attenzione tra gli addetti ai lavori, soprattutto in Lombardia, è già altissima. L’obiettivo finale è ridurre la quantità di imballaggi immessi sul mercato puntando sul loro riutilizzo anziché sul riciclo. Una scelta più ispirata ai Paesi nordici e soprattutto al modello tedesco. Una scelta che però rischia di avere un effetto boomerang in Lombardia, che in assenza di materie prime punta tutto sul riciclo. Secondo la Commissione Ue, poi l’Italia e la Lombardia dovrebbero ridurre l'utilizzo di fitofarmaci del 62 per cento entro il 2030, “che porterebbe ad una riduzione del comparto alimentare del 30, col risultato di dover importare cibo dall’estero”, lamenta Buzzella.
Domani si apre il World Manufacturing Forum, organizzato da Confindustria Lombardia, che punta su conoscenza, innovazione, cooperazione. “E’ un evento sulla manifattura, non dimentichiamo che la Lombardia è una delle regioni europee tra le più importanti, con Auvergne-Rhône-Alpes (Francia), Baden-Wurttemberg (Germania), Catalogna (Spagna), siamo i quattro motori d’Europa a livello manifatturiero. Ma nessuno delle altre tre regioni può contare su un milione di lavoratori impegnati nell’industria. Con Regione Lombardia organizziamo il Forum che quest’anno sarà a Brescia e l’anno prossimo a Bergamo, per celebrare le capitali della cultura. E io dico anche della cultura d’impresa”.