Foto di Matteo Corner, via Ansa 

Gran Milano

Gli sfidanti cercano persone e alleanze e Fontana cerca idee. Una buona ci sarebbe

Fabio Massa

Alle prossime elezioni generali, tra Letizia Moratti e il candidato Pierfrancesco Majorino, il primo ad aver posto le basi per cominciare ad affrontare la sfida del 2030 è stato il presidente della Lombardia, l'unico che se la potrebbe prendere con più calma 

Per ora siamo agli inchini di presentazione e ai primi passi di valzer, e messa così la campagna elettorale rischia la noia di una serata di balera. Lady Letizia che battibecca con gli ex di centrodestra, Majorino che lancia freccette a Moratti, che non dà segno di segno di sentirsi punta sul vivo, il Terzo polo che cerca di rosicchiare persone e voti a Forza Italia e al Pd, la Lega che scalda a bagnomaria il suo futuro nelle province. Il primo a mettere le carte in tavola in cerca di idee per il 2030 è stato il governatore Attilio Fontana. Quello che, in teoria, ha meno fretta.

 

Fontana e i poteri veri

Tronchetti Provera, Orcel di Unicredit, Messina di Intesa Sanpaolo, Descalzi di Eni, Ferraris di Ferrovie. Si son o presentati tutti, tutti a dare idee e a metterci la faccia all’evento voluto da Attilio Fontana all’Hangar Bicocca sulla Lombardia del 2030. Un segnale discreto che le grandi banche e le grandi realtà guardano alla sfida regionale con una sorta di ottimismo nei confronti del presidente uscente. Altrimenti, ragiona qualcuno, avrebbero scelto un profilo più discreto. Certo, aiuta non poco il fatto che il governo sia di centrodestra e il grande capo del Mef sia quel Giancarlo Giorgetti che da sempre protegge e aiuta Attilio Fontana. Uno per il quale Fontana avrebbe fatto un passo indietro, se si fosse voluto candidare, ma che ha sempre detto: “No, grazie, c’è l’Attilio”. La congiunzione astrale di trovarsi poi un candidato molto identitario per la sinistra, come Pierfrancesco Majorino, e i due dioscuri Renzi-Calenda che giocano sull’obiettivo lungo di rosicchiare parte di Forza Italia e buona parte del Pd riformista lombardo non fa che rendere la sfida di Fontana ulteriormente in discesa. 

 

Buone idee e dove trovarle

In apertura di Lombardia 2030 ha lanciato uno slogan che è ispirato alla lontana a “stay hungry stay foolish”. “La Lombardia non ha bisogno di prudenza”, ha detto dal palco invitando i tavoli di lavoro a proporre idee audaci. Ce ne sarebbe una, decisiva e non impossibile, stante il fatto che il ministro delle Infrastrutture e Trasporti è il capitano leghista Matteo Salvini, che impatterebbe non poco sul sistema del Tpl locale, levando anche qualche alibi. Attualmente Trenord è partecipata al 50 per cento da Fnm che dunque risponde a regione Lombardia, e al 50 per cento da Trenitalia che dunque nelle mani del ministero dei Trasporti. E sui ritardi e i disservizi che affliggono i lombardi ci si scontra sempre con una annosa realtà: i binari sono di Rfi e i treni di Trenord. Da anni si parla della difficoltà di gestire un’azienda con due azionisti non sempre concordi: ne deriva solo immobilismo. Ecco, forse una buona idea e che costa poco sarebbe quella di cedere l’1 per cento in quota stato in favore di Fnm. Almeno non ci sarebbero più né scuse né alibi su quel che va fatto per il futuro. 

 

Majorino on my mind

Vogliono tutti arrivare primi, e tutti continuano a vincere. Ma il problema vero di Pierfrancesco Majorino non si chiama Movimento 5 stelle. Se farà l’accordo (improbabile non lo faccia, considerato che Giuseppe Conte rischia di non entrare in Consiglio se scende sotto il 5 per cento) potrà dedicarsi a blindare i voti riformisti che dopo il caso Maran e per la candidatura Moratti rischiano di prendere il volo. Se invece non farà l’accordo, comunque per storia personale e posizionamento politico naturalmente blinderebbe le posizioni di sinistra. E dovrebbe comunque dedicarsi a lavorare là dove è più debole: in quel centro che è la posizione preferita di molte province lombarde, lontane da Milano e dalle idee radical della metropoli. Non è un caso che Majorino, per il 3 dicembre, abbia voluto Maran sul palco. E proprio a Pierfrancesco Maran potrebbe dedicare un lungo passaggio dell’apertura della campagna elettorale: ringraziandolo per la sua dedizione al partito.

 

Le liste di Letizia

Qualcuno pensa che l’ex sindaco di Milano potrebbe lanciare un’altra lista civica, questa volta dedicata ai riformisti del Pd che vogliono uscire dal partito troppo a sinistra, ma senza legarsi a Italia viva o Azione. Magari è solo una fantasia, ma c’è chi giura che è una ipotesi allo studio nella war room che l’ex vicepresidente di regione Lombardia ha messo su a ragionare su sondaggi, dati, e sentiment da tutte le province lombarde.