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La vera sfida per la regione è digitale: ma c'è un gap che pesa

Daniele Bonecchi

I problemi ancora aperti non sono pochi, vanno dalla diffusione della banda ultralarga (la Lombardia è la regione con il maggior numero di unità abitative, sono 1.315.152 quelle da coprire con la connessione veloce), all’adeguamento della macchina regionale, fino alla telemedicina

La transizione a volte diventa transumanza. In Lombardia ce ne sono due da tenere d’occhio, che misureranno la vocazione al cambiamento della futura amministrazione regionale: la transizione ambientale e quella digitale. Quest’ultima, la più “antica”, dovrebbe essere più vicina al compimento, anche se gli sfidanti dell’attuale governo ne fanno un punto di forte critica. Ma è un dato che la digitalizzazione ha trovato nella pandemia (con lo smart working e il delivery diffuso) una spinta inatteso. Il nodo da sciogliere resta la Pubblica amministrazione. Nel maggio scorso PoliS Lombardia e Politecnico hanno realizzato uno studio sulla digitalizzazione del territorio e della Pa, con risultati contraddittori. Nel quadro nazionale, la Lombardia primeggia nel Desi regionale (l’indice composito elaborato annualmente dal Politecnico di Milano), tuttavia la distanza da colmare con la media europea resta significativa. Uno sguardo di dettaglio agli indicatori ci dice infatti che per il possesso di competenze digitali avanzate tra i cittadini la Lombardia è terza in Italia con il 26,4 per cento, ma la media europea è del 31,1 per cento. Il gap con l’Europa si allarga per il numero di individui che hanno interagito online con la Pa, che nel 2020 era del 38  per cento in Lombardia, contro il 48 per cento della provincia di Trento (prima italiana) e il 64,5 per cento della media europea. I problemi ancora aperti non sono pochi, vanno dalla diffusione della banda ultralarga (la Lombardia è la regione con il maggior numero di unità abitative, sono 1.315.152 quelle da coprire con la connessione veloce), all’adeguamento della macchina regionale, fino alla telemedicina.

 

Giuliano Noci, direttore del master per la Trasformazione digitale della Pa di PoliMi, spiega al Foglio: “Regione Lombardia è molto ben messa per quanto riguarda i servizi pubblici digitali e il capitale umano, che sono 2 delle 4 dimensioni su cui viene valutato il Digital Economy Associated Index. Viceversa è in ritardo sul fronte della connettività: si attesta sulla media italiana e in chiave comparata non è così eccellente sul fronte della integrazione delle tecnologie digitali. Il tallone d’Achille è la connettività. Anche sul capitale umano l’Italia è terzultima in Europa”. Per concludere Noci traccia un bilancio di prospettiva: “Credo che la portata delle sfide della digitalizzazione, dei servizi digitali, dei servizi in cloud, vada oltre la capacità dei singoli enti locali. In Regione abbiamo circa 1.500 comuni, occorre costruire a livello locale centri servizi territoriali che mettano assieme realtà diverse per fare massa critica e migliorare i servizi”.
Aria (assieme a Trenord) che ha tra i suoi “punti di forza” l’innovazione digitale è però il tallone d’Achille delle imprese regionali. La storia di Aria apa nasce nel 1981, con Lombardia Informatica che poi nel 2014 si trasforma in Arca Lombardia, centrale acquisti. Nel 2019 diventa Aria, inglobando Arca e Lispa ma non basta a luglio di quest’anno Aria assorbe anche Explora.  “Aria – lamenta Pietro Bussolati, consigliere regionale del Pd – è costantemente sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei conti che lamenta la procedura della maggior parte degli acquisti che avviene fuori dal circuito di Aria, perché l’azienda non è in grado di garantire la sicurezza delle procedure e dagli attacchi degli hacker. Così sono le aziende ospedaliere che singolarmente provvedono, con la minaccia di sprechi. In pratica Aria non ha il controllo dei sistemi informatici dei singoli ospedali. Non parliamo poi dell’agenda unica sulla sanità – il numero telefonico per prenotare prestazioni nel pubblico e nel privato – che non è mai partita. Col simpatico scaricabarile sulle responsabilità tra la dg welfare e Aria stessa. C’è anche il problema della impossibilità di scegliere o cambiare il medico di famiglia in farmacia. Infatti non funziona la geolocalizzazione”. Niccolò Carretta, capogruppo di Azione-Italia Viva in Regione rincara la dose: “Se Moratti e Bertolaso hanno cambiato rotta alla campagna vaccinale è perché hanno abbandonato la gestione farraginosa di Aria per affidarsi a Poste. Possiamo dire che la Lombardia è bloccata e le infrastrutture, comprese quelle digitali, sono inadeguate”. La rivoluzione digitale – al netto delle bordate elettorali – va presa sul serio perché misura, tra l’altro, la qualità della vita dei cittadini.