GranMilano
Piccoli dettagli di molta importanza per capire cosa può succedere a febbraio in Lombardia
Dal tema affluenza ai litigi nel centrodestra, dalla campagna elettorale di Letizia Moratti, alle questioni 30 km/h e San Siro. A cosa badare in vista delle elezioni regionali
QUESTIONI DI AFFLUENZA - Chi vince le elezioni? Inutile compulsare i sondaggi che escono qua e là. Un po’ perché alcuni sono vecchi spacciati per nuovi, altri sono nuovi ma non sono attendibili, e in generale perché nessuno sa come può andare il voto dopo una pandemia e con consultazioni separate dalle Politiche. Al macero i sondaggi. Il dato importante pare proprio essere uno solo: l’affluenza. Più è bassa, più Pierfrancesco Majorino può pensare di avere una chance. Viene in mente la battuta di Michele Santoro a “DiMartedì”, in settembre. Raccontava che Enrico Berlinguer alla vigilia di ogni elezione non riusciva a prendere sonno per la preoccupazione che in pochi andassero a votare. “Più gente andava a votare più il successo del Pci sarebbe stato alto. Il Pd, quelli che sarebbero i suoi eredi, fanno il calcolo che meno gente va a votare e più il loro risultato sarà alto”, Santoro dixit. La volta scorsa votò il 73 per cento, pari a 5 milioni e 700 mila persone. La volta prima il 76 per cento, pari a quasi 6 milioni. Ma si votava con le Politiche. In Emilia-Romagna nel 2020 invece il voto fu staccato dalle Politiche: finì con il 67 per cento di affluenza. In Lombardia gli strateghi hanno già individuato una cifra che potrebbe dare qualche chance a Majorino: affluenza vicina al 50 per cento. Sopra il 55, dicono, non c’è partita.
FRATELLI COLTELLI - Fratelli d’Italia sta organizzando una prima convention per sabato. Dopo qualche confusione sul programma, alla fine buona parte del governo arriva per la campagna elettorale. Il gioco dell’affluenza è tutto sulle spalle di Fdi. Se Giorgia Meloni si muoverà sul territorio in queste elezioni lo si capirà nei prossimi giorni. La sinistra spera che l’idea di abbattere Matteo Salvini facendogli perdere la Lombardia frulli nella testa della premier, anche se per ora sul fronte romano pare che ci sia più pace tra Salvini e Meloni che tra lei e Berlusconi. E inoltre in una giunta Fontana bis, il ruolo della leonessa parrebbe già assegnato.
FOLLOW THE MONEY (FORSE) - Il tasso di affluenza deriva anche da quanto sarà forte la campagna, perché deriva dall’interesse che può suscitare (per ora assai poco e anzi zero). E la campagna può essere “forte” solo se ci sono investimenti in comunicazione: manifesti, vele, social, spot eccetera. Da questo punto di vista Letizia Moratti pare quella più propensa a buttarsi nella mischia: ha i mezzi e li usa. Il suo pullman, assolutamente molto visibile, girerà tutta la Lombardia. Ma i bene informati dicono che sta pure raccogliendo fondi da parte di una serie di imprenditori e realtà che ci credono. Poi c’è il mondo del centrodestra, che scommette sulla riconferma di Attilio Fontana, che punterà a una campagna sobria ma comunque finanziata. Infine c’è il centrosinistra. I singoli candidati si stanno strutturando. Non è ancora chiaro invece quanto potrà metterci il partito, sia quello nazionale, che quello regionale, che quello metropolitano di Milano. Majorino l’ha detto chiaro e tondo, chiedendo aiuto, che di dané ce ne sono pochi.
LO SPOILS AL VINCITORE - Alla Fondazione Stelline Pierfrancesco Majorino ha detto: “Dobbiamo cambiare le persone”. Ironia della sorte: è proprio quello che dice Fratelli d’Italia sul governo centrale e le partecipate. Perché – questo è il ragionamento di entrambi – se non si cambiano le persone non si cambia il risultato. Cioè, via i vertici di ogni settore che viene ritenuto inefficiente o addirittura dannoso (malignità: o anche solo non allineato?). Letizia Moratti è riformista: si cambia quel che non va. Attilio Fontana propone aggiustamenti per una macchina che ha dato negli ultimi 20 anni buona prova di sé.
30 ALL’ORA E ALTRE VICENDE - “Tutte ora!”, sbuffa un dirigente dem. Il consiglio approva una mozione per la Milano a 30 km all’ora che sta facendo il giro di tutte le chat politiche: chi aiuta? A Milano non si parla d’altro. Anzi sì, tra i tifosi: ma il Milan alla fine se ne va a Sesto San Giovanni o no?. Tengono banco anche l’aumento dei biglietti (per il centrosinistra è colpa di Regione, per Regione è colpa del Comune: un grande classico). I più maligni – la gente comune se ne frega delle inchieste – si chiedono se pure questa volta, come nelle ultime occasioni elettorali, ci sarà qualche bombetta giudiziaria a ridosso del voto. Chissà.