Granmilano
L'autonomia per gli imprenditori lombardi, fra sfiducia e necessità
Per il presidente di Cna Lombardia Giovanni Bozzini la riforma è "digitalizzazione, sburocratizzazione". Mentre Salvini spera di risalire di qualche punto percentuale alle Regionali, ci si chiede se si morirà da federalisti mancati
Ci è voluto il ministro Calderoli, già colonnello della vecchia guardia bossiana e un’esperienza ventennale di iter legislativi, per dare una spintarella elettorale alla Lega in difficoltà e mandare un segnale agli imprenditori, federalisti per necessità oltre che per convinzione. Davanti a ddl pur depotenziato dal governo, ma considerato da tanti ugualmente una fuga in avanti, per via del nodo mai sciolto dei Lep (i livelli essenziali delle prestazioni), per un iter che viene gestito dal potere esecutivo e prevede un’invarianza dei costi – nelle Pmi lombarde e del Nord prevale un “sentiment” di attesa mescolato a cauto scetticismo. Perché sono passati 22 anni dalla modifica degli articoli 116, 117 e 119 della Costituzione, ne sono trascorsi 5 dai referendum in Lombardia e Veneto, e si è tornati allo stesso punto. O meglio, anche a un passo indietro, perché nel frattempo le Pmi hanno perso competitività, come emerge dal report del Centro studi sintesi del Cna che per il 2023 prevede, complice l’aumento dell’inflazione e la crisi energetica degli ultimi mesi, una crescita del Pil lombardo dello 0,8 per cento, i consumi dell’1,8 per cento e gli investimenti del 3,3 per cento (dopo una crescita nel 2022 che invece dovrebbe attestarsi al +4,4 per cento del Pil).
Osserva il presidente di Cna Lombardia, Giovanni Bozzini: “Dato il contesto politico, vale la pena di ripetere che l’autonomia è digitalizzazione, sburocratizzazione, trattenimento del residuo fiscale sul territorio per sostenere la competitività delle aziende ma anche per finanziare servizi, trasporti, sanità. E semplificazione degli appalti che hanno subito dal 2016 al 2018 ben 818 modifiche normative. Milano e la Lombardia non competono con il resto del Paese ma con le principali regioni europee. Ed è un confronto impari a causa delle condizioni politico-amministrative, burocratiche e fiscali di partenza”. Uno studio condotto da Cna Lombardia con le consorelle di Veneto ed Emilia-Romagna già nel 2019 rilevava incommensurabili disparità di budget disponibile tra Lombardia e Regioni demograficamente di consistenza similare come Baviera (13 milioni di abitanti) e Baden Wurttemberg (11 milioni): il bilancio regionale lombardo rappresenta meno della metà di quello bavarese e la metà di quello del Baden. Aggiunge Stefano Binda, segretario regionale della Cna Lombardia: “I punti cardine della battaglia per una maggiore autonomia dovrebbero restare la responsabilizzazione fiscale del sistema delle autonomie locali, la razionalizzazione della spesa, la percezione concreta di cittadini e imprese di una maggiore capacità di autodeterminarsi sia nella gestione dei servizi e della spesa corrente sia nell’indirizzo di una spesa di investimenti ritenuta strategica per la crescita e l’inclusione sociale”.
Dall’analisi dell'ufficio studi della Cgia, in base a una elaborazione del recente studio di Banca d’Italia (“L’economia delle regioni italiane. Dinamiche recenti e aspetti strutturali”), emerge ancora una volta quanto il centralismo statale abbia accentuato le disparità tra i territori. Nel 2019, ciascun abitante di Veneto, Emilia Romagna e Lombardia – le Regioni che hanno già firmato un patto con l’esecutivo per ottenere l’autonomia differenziata – ha alimentato le casse pubbliche e il resto del paese rispettivamente con 2.680 euro, 2.811 euro e 5.090 euro. Quanto al residuo fiscale, le regioni del sud presentano, invece, un risultato positivo: i flussi finanziari che ricevono sono superiori alle risorse economiche che versano allo Stato centrale. La Campania, ad esempio, sempre nel 2019 ha registrato un saldo pro capite pari a +1.380 euro, la Puglia +2.440 euro, la Sicilia +2.989 euro e la Calabria +3.085 euro. La Cna lombarda ha organizzato incontri con i candidati, ha chiesto alle forze politiche una proposta precisa sul tema dell’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione, che giace inattuato da 22 anni. Conclude Bozzini: “Il presidente uscente Attilio Fontana ha espresso una chiara volontà di lavorare in questa direzione e stiamo leggendo con interesse la bozza di ddl approvata dal Consiglio dei ministri. Credo sia lecito tuttavia porsi alcuni interrogativi al riguardo. Come sarà il percorso parlamentare e in Conferenza Stato Regioni? Quale livello di coesione le forze della maggioranza riserveranno a questa partita, a Roma, ma anche le forze che comporranno la futura giunta regionale?”. Morale: sulla partita dell’autonomia che fa sperare a Salvini di risalire di qualche punto voto regionale del 12-13 febbraio, fra gli imprenditori lombardi ci si chiede se moriremo da federalisti mancati.