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Granmilano

Le scommesse della sanità lombarda post Covid. Parla Bertolaso

Daniele Bonecchi

Per l'assessore regionale al Welfare uscente la chiusura del palazzo delle Scintille rappresenta "la vittoria contro la pandemia". Ora attende di scoprire la scelta di Fontana

Diradati (per ora) i fuochi d’artificio delle opposizioni, rivelatisi inutili nelle urne, la sanità lombarda riprende il cammino, raccontando la quasi fine ufficiale della pandemia con la chiusura del palazzo delle Scintille e dell’ospedale in Fiera. “Il Covid non è finito ma per fortuna – spiega Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare uscente (e con buone possibilità, si dice, rientrante) – la situazione è sotto controllo e quindi abbiamo ritenuto opportuno chiudere questa struttura (le Scintille, ndr) che è stata sicuramente uno dei simboli importanti di questa guerra, che possiamo dire oggi di avere vinto. C’è una grandissima gratitudine per tutti quelli che ci hanno lavorato, per chi ha messo a disposizione la struttura, per tutti quelli che sono venuti qui a vaccinarsi: si tratta di quasi due milioni di persone: un risultato estremamente significativo”.

 

Ma questo non vuol dire che il Covid sia finito, insiste l’ex direttore della Protezione civile nazionale, “non dobbiamo abbassare la guardia”. Parole sagge, mentre è in pieno svolgimento la battaglia per la composizione della giunta regionale. E mentre Attilio Fontana lavora per la riconferma di Bertolaso (sarebbe politicamente la scelta meno conflittuale per tutti), lui detta le condizioni: “Sono abituato a lavorare solo ed esclusivamente per i miei concittadini. Anche in questo caso ho dato la mia disponibilità ma a condizioni molto precise, si tratta di vedere se adesso la politica sarà disposta ad accettarle: sono semplicemente quelle di lavorare sulla base del merito, delle competenze, degli interessi dei cittadini, senza guardare in faccia a nessuno. A me le tessere di partito e le amicizie non interessano. Quando si lavora, si lavora solo ed esclusivamente a favore dei cittadini, soprattutto nell’ambito della sanità. Non sono disposto a fare un passo indietro rispetto alle condizioni che ho posto, non sono questioni personali ma riguardano il bene comune”. Quanto basta per mandare il boccone di traverso alla ministra balneare Daniela Santanchè (coordinatrice di FdI in Lombardia) che – in vista dell’incontro odierno a Roma, coi vertici della maggioranza, gioca la carta dell’intemerata, per alzare il prezzo: “Se Bertolaso, che certo non è stato indicato da Fratelli d’Italia, pensa di poter decidere da solo o tra quattro amici, a noi non va bene: stiamo parlando della salute dei lombardi, bisogna condividere le politiche. Il governo è un organo collegiale e la sanità è centrale”. Ma in casa di FdI – in deficit di personalità qualificate da sistemare in giunta – sanno bene che Bertolaso non è una carta da bruciare e del resto un nome di livello per quel ruolo non lo hanno prodotto.

 

Parlando dell’ospedale in Fiera, l’ex capo della Protezione civile si è un po’ lasciato andare: “All’inizio non ci credeva nessuno, neanche il personale del Policlinico pensava che saremmo riusciti a realizzare l’ospedale in tempo. Quando hanno visto che non stavamo scherzando allora hanno accelerato, per non trovarsi con le chiappe scoperte, perché non pensavano che noi saremmo stati capaci di rispettare i tempi”. Non manca il realismo e la cautela per il lungo accidentato cammino che probabilmente lo attende. Perché dietro alla richiesta-mastra di una sanità “più territoriale” ci sono almeno tre grandi guai: le liste d’attesa, la carenza cronica di personale medico e infermieristico, la collaborazione-competizione pubblico-privato. “In questi 100 giorni (da assessore, ndr) credo che qualche piccolo passo avanti lo abbiamo fatto. E’ ovvio che c’è un grande lavoro da fare perché quello delle liste d’attesa è uno dei problemi più importanti non solo in Lombardia ma in tutta Italia. Noi la strada l’abbiamo indicata, vedremo chi verrà dopo di me… “, dice scaramantico.

 

Al di là dei tre problemi capitali, la sanità lombarda post Covid ha bisogno di fare più di un tagliando: medici di base in fuga, Pronto soccorso spesso sotto assedio, personale sotto pressione. Nei suoi primi appunti di lavoro Bertolaso ha messo a fuoco alcuni interventi che ora dovranno essere verificati. Come gli incentivi al personale sanitario degli ospedali, l’estensione degli “ambulatori temporanei diffusi”, l’autorizzazione a un trattamento particolare per i pazienti anziani che si recano al pronto soccorso coi caregiver in accompagnamento. E poi il monitoraggio costante delle liste d’attesa: il primo monitoraggio è servito a individuare le 10 prestazioni ambulatoriali in sofferenza: prima visita oculistica, prima visita dermatologica, eco(color)dopplergrafia cardiaca, ecografia bilaterale della mammella, ecografia addome completo, prima visita ortopedica, eco(color)doppler dei tronchi sovraaortici, prima visita cardiologica, prima visita endocrinologica/diabetologica e prima visita neurologica (neurochirurgica). Le prime scommesse da vincere, per Bertolaso o per chi verrà.

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