Il fiume Po in secca nei pressi di Pavia (Ansa)

Granmilano

Arriva la siccità e l'efficienza lombarda aspetta la politica in secca

Daniele Bonecchi

Con il riscaldamento globale e le emergenze annesse la Regione Lombardia si trova ad affrontare la prima emergenza del Fontana bis. Ci vuole una capacità decisionale superiore a quella manifestata finora

L’ultima emergenza idrica in Lombardia l’ha risolta nel 2005 Gabriele Albertini, sindaco di Milano, inaugurando gli impianti per la depurazione delle acque di Milano a Peschiera Borromeo. Mille litri al secondo di acqua delle fogne urbane, depurata. Due anni di cantiere e quattro mesi d’anticipo sui lavori. Con Nosedo, Milano San Rocco e appunto Peschiera, tre giganti in grado di trattare gli scarichi di 2 milioni e mezzo di abitanti. Ora, col riscaldamento globale e la siccità Regione Lombardia si trova ad affrontare la prima emergenza del Fontana bis. Oggi si riunisce il tavolo regionale per affrontare il problema: con i quattro assessori interessati, i consorzi di bonifica e di irrigazione, gli enti regolatori dei laghi, i gestori idroelettrici e le associazioni del mondo agricolo.

 

Dalla Regione ufficialmente non trapela nulla. Anche perché l’attesa per l’arrivo dell’uomo della provvidenza – che doveva essere soddisfatta nell’ultimo Consiglio dei ministri – è stata delusa. Il governo infatti dovrebbe nominare un commissario straordinario pro tempore (fine anno) con “un incarico rinnovabile e con un perimetro molto circostanziato di competenze”. Ma il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, sarebbe andato in rotta di collisione con il collega all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, sulle competenze da attribuire. Alla fine, forse, il compromesso: il commissario si muoverà per “agire sulle aree territoriali a rischio elevato” e “sbloccare interventi di breve periodo”, cioè: sfangamento e sghiaiamento degli invasi di raccolta delle acque, aumento della capacità degli invasi, gestione e utilizzo delle acque reflue, mediazione in caso di conflitti tra enti locali. Non troppo, e anche Attilio Fontana ha sollecitato “un pacchetto di misure speciali, snelle” e la nomina del commissario. La preoccupazione in Lombardia cresce, “ciascuno proverà a tirare la coperta (cortissima) delle risorse dalla propria parte”, fa sapere a mezza bocca chi è chiamato a sciogliere il nodo. “La partita è difficile perché le società che producono energia considerano il loro lavoro una priorità, gli agricoltori lamentano il crollo delle produzioni e chiedono di utilizzare la poca acqua disponibile per l’irrigazione. D’altra parte i comuni che vivono di turismo non vedono di buon occhio lo svuotamento dei bacini per alimentare gli impianti energetici o le campagne”.

 

C’è chi ricorda, con preoccupazione, che la Ferrero, anche nell’Oltrepò, avrebbe iniziato a distribuire incentivi per l’espianto della vite a favore della coltura del nocciolo (Nutella), visto che ha bisogno di molta meno acqua. Secondo Coldiretti ci sarebbero state il 40 per cento di precipitazioni stagionali in meno, che hanno abbassato notevolmente il livello dei fiumi e i grandi laghi. Malata grave è proprio la Pianura Padana. “Dalla disponibilità idrica – spiega Coldiretti – dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea. Gli agricoltori sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali sono a rischio la sopravvivenza del territorio”.

 

Già, ma di fronte alla crisi energetica limitare la produzione di kilowattora non sembra la soluzione. In Lombardia a produrre energia con l’acqua sono A2A, Enel, Edison. Tutte e tre siedono oggi al tavolo regionale ma lo spettro si chiama luglio, che potrebbe essere la tempesta perfetta: con i condizionatori a manetta. È il secondo anno di emergenza e se i bacini della Valtellina tengono, la Val Chiavenna è già in grave sofferenza. La prospettiva per l’estate è preoccupante. Tutti gli operatori si sono mossi in anticipo per pianificando le risorse idriche e poi – qualcuno fa notare – l’acqua impiegata nell’idroelettrico non viene sottratta al ciclo naturale. “Milano è un’isola felice”, spiegano però da MM spa (società di che gestisce anche il servizio idrico integrato della metropoli), con una falda molto generosa, cresciuta nel tempo, che mette al riparo i cittadini nell’immediato. MM serve un territorio di circa 180 km2 con una popolazione di circa 2 milioni di persone, tra residenti e city user. La rete di distribuzione ha una lunghezza di circa 2.203 km e l’approvvigionamento della città attinge al 100 per cento alla falda sotterranea. E può vantare un dato relativo alle perdite di rete, inferiore al 15 per cento, a fronte di una media nazionale pari a quasi il 40. Sulle acque dell’area metropolitana milanese è calato da anni un fitto mistero: perché, se le acque si muovono in libertà, nella falda, nei fiumi, tra gli invasi, i 134 comuni hanno la necessità di avere due gestori, MM e il Gruppo Cap? Lasciamo ai posteri la risposta. Ma il Gruppo Cap serve di suo i comuni dell’hinterland milanese, con profitto. Garantisce una costante riduzione delle perdite, adottando tecnologie sempre più sofisticate. Cap ha ottenuto un finanziamento di 42 milioni di euro in ambito Pnrr, che consentirà un investimento di circa 80 milioni sulla rete idrica della Città metropolitana per l’adozione di nuove tecnologie di monitoraggio (che si aggiungono ai 46 già previsti nel piano biennale 22-23). Cresce anche l’utilizzo dell’acqua depurata per usi civili e agricoli.

 

Ma per Fontana l’emergenza resta aperta, e richiede una decisionalità politica superiore a quella manifestata negli anni scorsi, in attesa che il governo “amico” batta un colpo. Intanto dall’opposizione il Pd preme: “Abbiamo incalzato la Giunta regionale sul tema della crisi idrica anche nella passata amministrazione – spiega il consigliere regionale Matteo Piloni – ma senza ottenere ascolto. Abbiamo presentato anche una mozione per impegnare il presidente Fontana a dichiarare lo stato di crisi già nel 2019: bocciata. Abbiamo avanzato una proposta di legge per finanziare i servizi eco-sistemici, soldi erogati agli agricoltori, in particolare nella zona sud della Regione, per piantumare alberi, siepi e zone umide utili a trattenere l’acqua per rilasciarla quando fa caldo, nei momenti di crisi. Bocciata. Ora si sommano due anni di siccità terribile, noi denunciamo il ritardo della giunta che non ha convocato tavoli permanenti e abbiamo rilanciato le nostre proposte”.

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