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La Maura? Più che uno stadio un muro. Quello del Parco Sud
Il presidente del Parco spiega perché tra rigidità, leggi e tutele non si farà. Un guaio politico. Ma forse la Regione…
Lo “stadio” è dove si incontrano passioni, e c’è tanta gente che urla. Abbiamo imparato in questi anni, oltre tre anni, che pure intorno al (nuovo) stadio si incontrano passioni e c’è tantissima gente che urla. E magari dice cose senza senso. C’è molta tattica, e poca strategia, sullo stadio nuovo. Qualche fake news e qualche “no news”, come ci spiega Rino Pruiti, sindaco di Buccinasco e presidente dei sindaci del Parco Sud Milano, riferendosi all’ancora non esistente progetto nell’area denominata La Maura.
La storia è già abbastanza nota. Dopo uno sterminato numero di giorni passati a dibattere su Meazza sì, Meazza no, Meazza dimezzato o ristrutturato, il Milan decide semplicemente di passare oltre. Anche perché, sia detto chiaramente, nel giro di due anni la nuova sovrintendenza intende vincolare il secondo anello (quella di prima non lo aveva fatto), e a quel punto il gioco sarà definitivamente finito. Le opzioni si riducono a due: tenersi San Siro così com’è, finché non verrà giù per collasso autonomo, oppure ristrutturarlo a un costo insostenibile per qualunque pubblica amministrazione, figurarsi quella di Milano alle prese con una grave crisi delle finanze innescata dal sistema di trasporti pubblici capillare ma costosissimo e dai fondi statali sempre in contrazione. A un certo punto di questa triste storia, insomma, il Milan si stufa e si sfila. Dell’Inter meglio sorvolare, ha un problema di consistenza proprietaria enorme e al momento ha soltatnto provato a parare il tiro del Milan (il progetto San Siro era in coppia din fatto) lanciando l’idea, o fake news, al momento, di un suo nuovo stadio si sua proprietà. Altro non c’è, e pensare ad aree di Rozzano (Cabassi) o di Marte, sostengono gli addetti ai lavori, è più o meno lo stesso. Che il Milan invece stia lavorando per La Maura è vero. Tanto vero che hanno iniziato ad uscire notizie sui giornali dopo i sopralluoghi di Jerry Cardinale, padrone del Milan, che ne ha anche approfittato per sondare Beppe Sala e Attilio Fontana.
Il sindaco, probabilmente guardando un’immensa area di Milano che attualmente non è fruibile da nessuno, si è espresso in modo possibilistico. Ma subito si sono levati gli scudi dei professionisti dell’ambientalismo (grazie Sciascia), di una fetta non irrilevante della maggioranza in Consiglio comunale e infine – ma è questo il vero problema non sormontabile – del Parco Sud.
Rino Pruiti, presidente dei sindaci del Parco, rappresenta le 60 amministrazioni che insistono nella grande zona agricola a sud della metropoli, spiega al Foglio una cosa molto semplice: “Non è una fake news che il Milan voglia venire alla Maura. Semplicemente è una ‘non news’, nel senso che non c’è notizia. L’abbiamo detto anche ai comitati di zona 7 e zona 8, che martedì hanno voluto incontrarci”. Attualmente il presidente del direttivo del Parco è Daniele Del Ben, già sindaco di Rosate. Domanda secca: il Parco Sud ha potere ostativo sulla Maura? Risposta secca di Pruiti: “Sì, anche se non ce n’è neppure bisogno. Il Parco Sud semplicemente, per legge, non può permettere di edificare niente sul suo territorio che non sia il recupero dell’esistente o lo sviluppo del parco agricolo. Mi spiego: alla Maura vogliono fare una pista per cavalli? Nessun problema. Vogliono fare altre stalle? Idem. Ci vogliono mettere un campo da tennis? Ecco, il problema c’è. E se c’è un problema per un campo da tennis figurarsi per uno stadio da 60 mila persone. No, impossibile. E infatti nessuno ha chiesto niente, a noi del Parco. Anche perché se lo facessero la domanda probabilmente si fermerebbe al protocollo, neanche sarebbe presa in considerazione dal direttivo”. (Il tutto in verità è molto assurdo, un parco regionale agricolo di cintura metropolitana che decide dell’intera politica urbanistica della città metropolitana, ma anche molto italiano). Una esagerazione? Secondo persone vicine al dossier, non è proprio così. Nel senso che la Maura è davvero un’opzione difficilissima. Bellissima, affascinante, probabilmente anche utile alla città perché riapre una zona chiusa e permetterebbe una valorizzazione della parte vincolata della Maura che significherebbe una zona verde più grande del Parco Sempione. Del resto il masterplan, dice chi l’ha visto, è spettacolare. Idee geniali, dentro, a gogo. Ma c’è sempre il problema del Parco Sud, che non è eludibile. A meno che.
“A meno che la Regione Lombardia non cambi la legge regionale sui parchi. Peraltro già ci stanno commissariando, e quindi se anche arrivasse qualche richiesta noi non potremmo fare altro che replicare che siamo in ordinaria amministrazione”, spiega Pruiti. Il cambio della legge sarebbe però un problema di straordinaria portata politica, perché il centrosinistra ha denunciato più volte, nella precedente legislatura, come la “Regione abbia voluto mettere le mani sul Parco Sud”. Una battaglia condivisa anche dall’ex candidato governatore Pierfrancesco Majorino, oggi capogruppo dem dell’assise regionale. Come mai potrebbe passare una legge per consentire al Milan? “Potrebbero fare una deroga per il Milan? Non è possibile. E se cambiano la legge, considerato che il Parco ha una valenza superiore, a livello legislativo, rispetto ai Pgt dei singoli comuni, di fatto consentirebbero a qualunque amministrazione di edificare dove vuole. Sarebbe un disastro, e lo dico fin da ora: ci sarebbero le barricate. Perché su questa cosa non c’è sinistra e destra. Ci sono i cittadini del sud Milano”.
E qui si innesta un altro cortocircuito, causato da un problema per troppo tempo non affrontato dalla politica “alta”, quella delle idee. Dopo il tramonto della provincia come ente amministrativo, non è mai decollato il concetto politico della “città metropolitana”. Che è un tema di soldi, indubbiamente. Che è un tema di competenze, indubbiamente. Ma è anche un tema di raccordo politico che è stato sottovalutato ampiamente. Raccontano quelli che hanno buona memoria e amano gli aneddoti, che nella cerimonia che segnò il passaggio di consegne tra l’ultimo presidente della Provincia, Guido Podestà, e il primo sindaco metropolitano, ovvero Giuliano Pisapia, nel chiamare il Comune di Truccazzano sul palco il primo cittadino arancione ne abbia storpiato il nome, per poi mormorare all’orecchio di Podestà: “E’ difficile conoscerli tutti, ’sti comuni”. Ecco, la situazione non pare cambiata, per i vari comuni dell’hinterland. Ieri se ne ignorava il nome, oggi se ne ignora l’esistenza politica. E costruire il consenso su questioni complesse come lo stadio, ma ancor più sulle politiche ambientali, è cosa non solo difficile ma impossibile.