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Ritorna il dibattito pro e contro. Ma i grattacieli fanno bene a Milano. Parla Boeri
Dal Pirellino a via Melchiorre Gioia, in città aumentano progetti e si riapre la discussione. “Criticare questo tipo di edifici in quanto tali non ha senso", dice l'archistar, che ha firmato il Bosco verticale, famoso in tutto il mondo
Non erano ancora nati, non c’erano neppure le prime ruspe in azione nei cantieri, ma i grattacieli già suscitavano perplessità, se non proprio ostilità. A farsi interprete di questi sentimenti fu Adriano Celentano che nel 2005, nel corso della trasmissione “Rockpolitik” da lui condotta, lanciò un’invettiva contro l’allora sindaco Albertini: “Vuole riempire Milano di grattacieli, è cieco come i sindaci che lo hanno preceduto”. Solo un anno prima la giunta aveva deliberato il via libera a Porta Nuova e a Citylife aprendo la strada a una rivoluzione urbanistica senza precedenti. Milano ai primi del 2000 era ancora una città “bassa”, c’erano giusto la Torre Velasca e l’iconico Pirellone di Gio Ponti a svettare su case più basse dei canonici 15-20 piani per almeno 70 metri d’altezza che autorizzano a parlare di grattacieli.
Sarà anche per questo che nomi pesanti dell’architettura milanese si unirono allo sdegno del Molleggiato: Vittorio Gregotti nel 2009 parlò di “progetto brutto” e “esercizio di stile fine a se stesso” per Citylife. Solo pochi mesi fa un altro big come Mario Botta ha parlato di “funghi inattesi e senza una natura del terreno proprio”, una vera campana a morte.
La realtà, però, dice che i grattacieli non si sono più fermati dopo l’edificazione nei due quartieri. Proprio a nord di Porta Nuova si è sviluppato il Bosco Verticale firmato da Boeri, La Varra e Barreca; sta per partire la riqualificazione del Pirellino a opera sempre di Boeri mentre via Melchiorre Gioia acquisisce tratti quasi newyorkesi: al civico 22 sorge una torre al posto dell’ex sede Inps, ai civici 20 e 21 sono in costruzione altri due mega edifici progettati dallo studio Citterio. Ma non è tutto, a qualche metro di distanza è stato assegnato allo Studio Park Associati il progetto per trasformare l’ex sede di Montedison e Regione di via Pola in un complesso di edifici culminante con una torre di 26 piani. Dall’altra parte della città vicino a Fondazione Prada, in Porta Romana, sta per sorgere la Torre Faro, nuova sede A2A firmata Antonio Citterio alta ben 144 metri.
Con buona pace del Molleggiato e di tante archistar, sembra insomma che i grattacieli piacciano. Per capire questo cambio di tendenza è fondamentale sentire Boeri che, con il suo Bosco Verticale diventato famoso in tutto il mondo, ha contribuito a sdoganare i grattacieli: “Criticare i grattacieli in quanto tali non ha senso – spiega al Foglio –, credo che Gregotti e Botta, che pure li hanno progettati, indirizzavano le loro critiche alle realizzazioni in Porta Nuova o Citylife sulle quali di recente anche Celentano ha detto cose positive. Milano ha avuto pochi edifici alti, la Torre Velasca e il palazzo Pirelli sono rimasti solitari ma in passato non si rinunciava a costruire in altezza, come la Torre dei Malsani in corso Ticinese o la Torre di Asperto in corso Magenta. Oggi la situazione è diversa, ci sono i nuovi quartieri caratterizzati dai grattacieli”.
Acquisito che ormai fanno parte della geografia urbana, resta da capire quale può essere l’uso migliore: “C’è il modello di Central Park di New York – spiega l’architetto – con uno spazio pubblico e un perimetro di edifici, è replicabile in Parco Sempione dove c’è già la Torre del Filarete. In via Gioia si sta riprendendo un discorso interrotto perché già nel Dopoguerra era previsto che l’area che va da Stazione Centrale a Piazza Repubblica sarebbe dovuto essere il centro direzionale della città, dotato quindi di edifici di dimensione adeguate per ospitare gli uffici”. Resta un’inquietudine, favorita da alcuni residenti tipo Ferragni e Fedez, legata ai prezzi delle case nei grattacieli che sembrano riservati solo ai vip. Ma Boeri respinge con forza questo legame: “Abbiamo già in Bicocca un esempio di edificio in edilizia convenzionata, a Eindhoven ho realizzato un bosco verticale in social housing: è un esempio che si può ripetere anche a Milano”.