Foto da YouTube

GranMilano

Da “quel ramo del lago di Como” all'America: tradurre Manzoni

Maurizio Crippa

La missione di Michel Moore, italianista, e a lungo docente in Italia: tradurre e riadattare il capolavoro dell'autore in lingua american-english. Da l'Innominato "The Nameless", all'Azzeccagarbugli "Argle-Bargle"

Il titolo suona secco e preciso, The Betrothed, il Griso diventa “Scarface”, e il destino della Signora, la Monaca di Monza, si compie in un soffio musicale che è pieno di malinconia: “And she gave her fateful reply”. La risposta fatale. Milano è la città di Manzoni, solo qualche giorno fa Sergio Mattarella è venuto al Famedioì a rendere omaggio a Don Lisander nei centocinquanta anni dalla su morte. Ma Lecco non è da meno, l’antico “borgo che si avviava a diventare città” e dove l’Adda ridiventa placido fiume, che scorre davanti a quello che era il convento e il borgo di Pescarenico, la cittadina e il contado incastonati tra acqua e monti che per Manzoni furono casa, heimat, luogo di studi e poi scenario meticoloso e ideale del suo Romanzo. O dei suoi romanzi: se è vero, come hanno ricordato proprio a Lecco qualche sera fa un grande italianista americano, Michel Moore, e la filologa Paola Italia, che ogni edizione, dal Fermo e Lucia alla “Ventisettana” alla “Quarantana” è un romanzo a sé.

The Betrothed, allora. Non poteva esserci scenario ideale, e idea migliore, che presentare a Lecco – a Villa Manzoni, che fu casa amata dello scrittore e oggi è un museo che vale una visita, non solo di scolaresche – una nuova traduzione americana dei Promessi sposi. Opera attesa da decenni, Manzoni fu subito tradotto anche negli Stati Uniti nell’Ottocento ma alla lunga la difficoltà della lingua e qualche pregiudizio culturale lo bloccarono, e ora finalmente messa a punto in un lungo e appassionato corpo a corpo durato anni da Michel Moore: italianista, traduttore e a lungo docente in Italia (ma questo ramo del lago, confessa, non lo conosceva granché). Armato di dizionari (e poco Google), stilografica e matite colorate, gli strumenti di un tempo, Moore ha compiuto un’operazione destinata a rimanere e ad aprire nuove strade alla conoscenza di Manzoni e del suo capolavoro. Un amore di lunga durata, il suo, americano di formazione familiare cattolica e senza nessuna remora (come capita spesso agli italiani) nel sottolienare la grandezza “cattolica”, e perciò umana e universale che sono alla base del romanzo e di tutto il pensiero manzoniano. Uscita da alcuni mesi per Modern Library, la traduzione in un american-english contemporaneo, ma volutamente collocato nella grande lingua ottocentesca, The Betrothed sta avendo infatti un successo notevole, ben oltre la piccola schiera degli italianisti d’oltreoceano. “Segno della grandezza del libro”, racconta Moore, ma ancor più di una ricchezza e profondità della lingua manzoniana, secondo molti intraducibile, troppo complessa (del resto, quanti italiani persino letterati considerano il romanzo ormai illeggibile). E invece. A uno a uno Moore ha superato molti scogli. E se alcuni nomi sono intuitivi (non semplici) da trovare, così che l’Innominato diventa The Nameless one e ilBravo Tira-dritto diventa Straight Shooter, giunto al cruciale Azzeccagarbugli Moore compie un vero capolavoro. E ritrova, studiando le carte di uno dei più grandi giudici della Corte suprema americana, Antonin Scalia, un nomignolo perfetto, “Argle-Bargle”, la parola sprezzante con cui Scalia bollava i giuristi imbroglioni e di mezza tacca, avversari suoi e soprattutto della Giustizia.

Un nuovo ponte congiunge così Lecco e l’America, ma non è l’unico, se Moore ha lasciato intendere di volersi occupare anche della Colonna Infame. E proprio al cruciale saggio di Manzoni sulla giustizia è dedicato stasera alle ore 18, sempre a Villa Manzoni, un bel convegno: “La giustizia degli uomini secondo Manzoni - La storia della Colonna infame” cui partecipano tra gli altri, oltre al direttore del Museo manzoniano di Lecco, Mauro Rossetto, e allo storico Gian Luigi Daccò, anche il presidente della Corte d’Appello di Milano Enrico Manzi, che aprlerà del “processo penale nella storia della Colonna Infame”. Occasione dunque per parlare non solo di storia, ma di problemi che restano molto attuali, come ha ricordato anche il presidente Mattarella a Milano, proprio citando il saggio manzoniano.

E’ una delle tante iniziative che la città di Lecco – l’amministrazione, il sistema museale e numerosi enti e associazioni – sta dedicando in questi mesi al suo illustre cittadino, soto il titolo complessivo “1873-2023 Una Città per Manzoni”. Da maggio a novembre Lecco e il suo territorio saranno percorse da eventi, mostre, possibilità di visite guidate, visite di angoli del territorio che saranno occasioni di scoperta anche per i non lecchesi. Tra le varie iniziative, due appuntamenti ormai tradizionali in città come il Festival Treccani Cultura e il Festival Lecco Città dei Promessi sposi.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"