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Capire le grandi dimissioni e trovare risposte adeguate: lo studio di Confommercio

Daniele Bonecchi

Aumenta il numero di persone che cerca un maggior equilibrio vita privata-lavoro. "I mondi produttivi hanno la necessità d’interrogarsi sul bisogno di trattenere i propri lavoratori", dice Del Conte. Qualche spunto

Non è esattamente come la decrescita felice, scemenza sempre in voga. E non è la sagra dei luoghi comuni (con un fondo di verità) del tipo “il denaro non garantisce la felicità, costituisce però un ottimo punto di partenza”. La ricerca proposta da Confcommercio – dal titolo “Lavoro? La ‘felicità tra nuovi equilibri e valorizzazione dei talenti”, realizzata da Life Gate e dall’associazione Ricerca Felicità, ha l’obiettivo di scavare nel mondo del lavoro per consolidarne la fiducia, prevenire le fughe e stimolare chi deve ancora fare una scelta. Il Barometro della felicità 2023 presenta qualche sorpresa, rispetto allo scorso anno, quando il 38,5 per cento delle persone era propenso a cambiare lavoro nel breve periodo, nel 2023 la percentuale aumenta: 44 per cento. Il 56 resta soddisfatto. Un numero destinato a crescere, secondo l’Osservatorio BenEssere Felicità, e che indica come sia necessario arrivare innanzitutto a soluzioni con un maggior equilibrio vita privata-lavoro. Non c’entra la pandemia, tanto è vero che lo smart working sembra relegato in seconda fila. Tra coloro che si dichiarano aperti a cambiare lavoro emergono, oltre a esigenze di miglioramento economico, anche aspettative come la soddisfazione dei bisogni, la valorizzazione delle capacità individuali e la percezione che il lavoro possa dare un senso alla loro vita.  

Tra gli aspetti più rilevanti nella scelta del posto di lavoro c’è al primo posto l’essere apprezzato-stimato che tocca il 44,7 per cento, l’amore per il proprio lavoro (37,8) mentre al terzo posto troviamo l’essere stimolato alla crescita con il 30,2 per cento. Seguono elementi chiave come la flessibilità oraria (28,4). La felicità è importante, ma è inutile nascondere, come certe volte i datori di lavoro tendono a fare, che la parte del leone la fa lo stipendio. Solo il 23,3 per cento delle persone si dichiarano molto o moltissimo soddisfatte del loro compenso. Secondo Maurizio Del Conte, professore in Bocconi e presidente di Afol metropolitana, oggi “tutti i mondi produttivi hanno la necessità d’interrogarsi sul bisogno di trattenere i propri lavoratori. E’ una congiuntura molto particolare, dove la domanda delle imprese supera di gran lunga l’offerta. Paradossalmente abbiamo un bacino rilevante di disoccupati che però non sono allineati alla domanda del mercato. E’ come se non fossero disponibili”.

Il buco nero nel terziario preoccupa un’intera categoria, ma alcune risposte stanno arrivando. “Da questi dati – spiega al Foglio Del Conte – ho visto un elemento significativo: non c’è soltanto il discorso della conciliazione, del tempo libero ma tra i valori più forti ci sono la valorizzazione del proprio lavoro, un miglior apprezzamento da parte dell’impresa e la progressione di carriera. Non c’è un allontanamento dal lavoro, prevale un desiderio di un’attività più soddisfacente”. Non sono tutti a caccia di una settimana in più di ferie, tra i giovani soprattutto prevale la responsabilità. “Le persone stanno recuperando il senso del lavoro. E’ un segnale positivo, di vitalità. Il punto è lavorare meglio, e oggi a salari bassi la scelta premia anche un migliore welfare”, conclude il presidente di Afol. “Negli ultimi quattro anni abbiamo assistito a una rivoluzione nel mondo del lavoro”, spiega Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza. “Cambiamenti ed evoluzioni profonde che hanno avuto un impatto sulle aspettative delle persone e sul ruolo delle imprese. La trasformazione digitale e valori sempre più legati alla sostenibilità hanno ridefinito i modelli tradizionali di lavoro. Le persone oggi cercano sempre più autonomia e flessibilità nella gestione del proprio tempo e delle proprie attività professionali, per migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro. Le imprese – prosegue Barbieri – sono consapevoli di questa evoluzione e stanno sviluppando nuovi modelli di lavoro per essere competitive nel mercato, sfruttando il digitale, investendo in tecnologie innovative e promuovendo una cultura aperta all'innovazione e al welfare. L'attenzione verso chi lavora, l'inclusione, e la sostenibilità economica, sociale e ambientale, sono diventati elementi centrali per le imprese”.

C’è ancora molto da fare per rispondere alle esigenze incrociate di imprese e lavoratori, ma porsi come obiettivo la soddisfazione dei propri dipendenti, nella capitale del terziario, è una scelta di tutto rispetto.

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