Granmilano
Quando l'acqua funziona. Opere e tutela dell'ambiente di Cap a Milano
La società che gestisce il servizio idrico ha sviluppato con l'amministrazione una ambiziosa iniziativa, denominata Città metropolitana Spugna, per realizzare 90 progetti di drenaggio urbano sostenibile in 32 Comuni: interventi di riqualificazione per prevenire allagamenti, contrastare l’erosione del suolo e gli effetti del cambiamento climatico su tutto l’hinterland milanese
La pandemia ha colpito duro, ma la crisi energetica anche di più. Molto di più. Quanto? Basti pensare che senza la guerra in Ucraina e tutto il resto Gruppo Cap, la società che gestisce il servizio idrico della Città metropolitana di Milano, avrebbe fatto nel triennio utili per 100 milioni di euro. Invece, sono stati “solo” 51. e per una utility che serve 154 comuni e due milioni e mezzo di abitanti, è la certificazione che i servizi, persino la preziosa acqua, possono essere gestiti in modo virtuoso. Un buon bottino per Alessandro Russo, ieri presidente e amministratore delegato dell’azienda in quello che di fatto è un bilancio di “fine mandato“. Fine fino a un certo punto, giacché Russo è stato confermato all’unanimità amministratore delegato, mentre presidente è diventato Yuri Santagostino, sindaco di Cornaredo (che tornerà presto a elezioni), pronto a buttarsi anima e corpo in azienda. Obiettivi? Tanti e ambiziosi.
Tutti all’insegna della lotta serrata alla sindrome (idiota) Nimby, la stessa sindrome finto-ambientalista che impedisce le grandi opere che sono necessarie (come testimonia l’Emilia-Romagna travolta da ondate d’acqua e colate di fango) per mettere in sicurezza i territori. Le competenze di Cap non arrivano fino a là, ovviamente, e i romagnoli hanno grandi capacità. Ma il buon esempio, opposto delle chiacchiere, è sempre utile. Piccoli esempi virtuosi: “Abbiamo trasformato i nostri impianti in vere e proprie piattaforme integrate per la produzione di bioenergia green, e guardiamo al futuro credendo di poter fare sempre meglio, sfruttando le opportunità che le tecnologie offrono nell’ambito delle rinnovabili, in particolare fotovoltaico, agrivoltaico ma anche idrogeno”, spiega Alessandro Russo, che poi racconta della “fase 2” della biopiattaforma di Sesto San Giovanni.
Un’opera “unica in Italia, che mette insieme depurazione, smaltimento della frazione organica del rifiuto solido urbano con produzione di gas dalle biomasse e infine termovalorizzatore – spiega Russo – La depurazione è operativa. La parte relativa alla frazione organica sarà collaudata a metà giugno mentre quella relativa al termovalorizzatore è in previsione per gennaio 2025”. Ci sono poi i fondi del Pnrr. Il neo-presidente Santagostino è chiaro: “Dopo nove anni da amministratore penso di poter dare valore aggiunto vigilando sul fatto che i fondi del Pnrr siano usati bene, e anche su una fase di innovazione dal punto di vista della gestione del personale”. Ecco appunto, il Pnrr. Dolori e dolori del governo Meloni, ma qui pare tutto bello, a partire dalla cifra “tonda”. Insieme a Città metropolitana di Milano Cap ha sviluppato un ambizioso progetto quadro, denominato Città metropolitana Spugna, per realizzare 90 progetti di drenaggio urbano sostenibile in 32 Comuni: interventi di riqualificazione per prevenire allagamenti, contrastare l’erosione del suolo e gli effetti del cambiamento climatico su tutto l’hinterland milanese.
Si pensa alla Romagna, ma Russo dribbla secco le polemiche: “Noi pensiamo che le grandi opere siano un mix di intervento ambientale, strutture, interventi. Per questo abbiamo lanciato l’idea della città spugna”. Ma che cosa è nel concreto? Insieme ad Ato, la green utility pubblica ha ottenuto un finanziamento per lo sviluppo di progetti per migliorare la rete idrica e minimizzare le perdite adottando tecnologie sempre più innovative, potenziando gli strumenti di monitoraggio e sviluppando strumenti di modellizzazione per la manutenzione e la pianificazione predittiva per 133 Comuni. Sarà inoltre possibile sostituire 18 km di rete, che si aggiungono ai 46 pianificati nel periodo 2020-2023, che avranno con un importante ricaduta sull’ambiente in termini di risparmio energetico e di riduzione di CO2 (e quindi di costi per i cittadini).
“Considerando i 2 milioni ottenuti per il piano di teleriscaldamento, nel complesso sono quasi 100 i milioni di euro che Cap potrà gestire grazie ai fondi del Pnrr”, fanno sapere dalla società. Infine, la stucchevole inchiesta di Greenpeace, ripresa sulla stampa, che ha lanciato l’allarme sull’acqua potabile e sulla presenza dei Pfas, “inquinanti eterni pericolosi per l’ambiente e le persone”. “In verità noi stiamo monitorando i Pfas da tempo, anche se l’obbligo di rimanere sotto una certa soglia scatterà nel 2026. Già da ora possiamo dire che la nostra acqua è largamente al di sotto di tutti i limiti”, spiega Russo. Water Alliance ha fatto fuoco e fiamme (in autonomia), minacciando anche cause per procurato allarme, ma Russo getta acqua sul fuoco: “Non sono per fare cause, anche se di certo notizie come queste fanno molto innervosire perché spendiamo tempo e risorse per far capire ai cittadini che l’acqua del rubinetto è sicura, e cose del genere fanno fare grandi passi indietro”.