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La causa civile dei famigliari delle vittime del Covid. Domande
Sono rappresentati da un piccolo pool di avvocati, guidato da Consuelo Locati, candidata alle scorse politiche con Italexit: chiedono milioni di euro. Ma nel frattempo l'indagine nei confronti dell’ex premier Conte e dell’ex ministro della Salute Speranza è stata archiviata
Il Tribunale dei ministri ha archiviato l’indagine nei confronti dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, indagati per la gestione della prima ondata della pandemia nella bergamasca, ma numerosi familiari delle vittime del Covid sperano ugualmente di dimostrare il “nesso eziologico” per avere risarcimenti in sede civile. Restando aggrappati alla causa civile intentata da un piccolo pool di avvocati, guidato da Consuelo Locati. Classe 1970, maestra di reiki, è stata candidata alle ultime elezioni politiche con il movimento populista di Italexit. Nei primi giorni dell’aprile 2020, con lo pseudonimo Consuelo Rebelde, aveva lanciato una petizione sulla piattaforma change.org contro il 5G, che veniva messo persino in correlazione con i focolai del Covid in Valseriana, sposando la folle teoria dell’ex consulente economico di Giuseppe Conte, Gunter Pauli, che allora cinguettò una frase stonata su Twitter: “Qual è la prima città al mondo coperta dai 5G? Wuhan! E la prima regione europea dei 5G? Nel Nord Italia”.
Della causa intentata presso il tribunale civile di Roma fanno parte poco meno di 400 familiari, venuti in contatto con il pool dei legali coordinato dalla Locati attraverso l’associazione “Sereni e sempre uniti”. Il precedente di questi comitati civili, nel gennaio 2021, è stato il comitato “Noi denunceremo”, fondato da Luca Fusco, che si è poi presto chiamato fuori proprio contro l’approccio giustizialista di una causa civile impostata sul caos della prima ondata della pandemia. Ma oggi, invece, il pool della Locati non fa neppure distinzione geografica né temporale riguardo alle vittime. Leggendo gli atti della causa, sono infatti numerosi i parenti che chiedono risarcimenti per le vittime della seconda e della terza ondata, da Trento a Palermo, e fino al maggio 2022: quando la maggior parte della popolazione era ormai vaccinata.
Nel gruppo di avvocati a cui si sono affidate le famiglie delle vittime Covid c’è anche Alessandro Pedone, esperto di diritto familiare. Barba hipster e una passione per l’ayurvedica, sui social media usa il nickname “Sciamano della pioggia”. E poi Luca Berni, esperto di diritto bancario e l’avvocato Giovanni Benedetto, che ha rivelato la somma totale della mega causa civile: 100 milioni di euro. Del pool fa parte anche il penalista di Bergamo Piero Pasini, avvocato-musicista da settimane impegnato, pare, a suonare il contrabbasso in Toscana. Due giorni dopo l’archiviazione per Conte e Speranza, dichiarava all’agenzia stampa Agi di mantenere la propria fiducia nell’esito della causa civile. Peccato che la decisione dell’archiviazione a Brescia sia stata decisa proprio da tre magistrati civilisti che, nell’ottica del “più probabile che non”, smontano ogni eventualità del “nesso eziologico” per i 56 decessi contestati dalla Procura di Bergamo. Alcune di queste vittime sono entrate, grazie ai loro familiari, anche nella mega causa civile risarcitoria di Roma.
Una storia bizzarra, ma significativa di un certo atteggiamento sociale, quella degli ultimi mohicani decisi a stabilire via tribunale verità e risarcimenti, ma che hanno sbagliato la notifica dell’atto di citazione alla Regione Lombardia il 23 dicembre 2020, portando al significativo slittamento della prima udienza, avvenuta solo il 24 maggio scorso. Un’udienza svolta pochi giorni prima dell’archiviazione del Tribunale dei ministri in merito alle accuse mosse dalla procura di Bergamo e riversate all’interno del procedimento civile, dove negli atti degli avvocati si legge: “Se l’Italia avesse avuto un piano pandemico nazionale adeguato, se fosse quantomeno stato applicato il piano pandemico nazionale del 2006, il piano pandemico di Regione Lombardia, avremmo contenuto la diffusione del Covid-19 salvando migliaia di vite umane”. Per quanto sia legittimo che i familiari possano chiedere un risarcimento, l’impostazione della causa civile rischia di fare naufragare tutte le richieste economiche, perché sono stati messi insieme tutti i casi, senza distinzioni. Bizzarro anche il calcolo delle parcelle degli avvocati, nel caso remoto di vittoria giudiziale o di transazione economica, perché non verrebbero calcolate sull’importo del presunto risarcimento finale ai familiari delle vittime, ma rapportandole alla “somma corrispondente al valore massimo delle tabelle ministeriali per lo scaglione di riferimento del valore causa”, come scritto nel contratto firmato dai familiari con gli avvocati e letto dal Foglio.
In caso di vittoria o transazione, se la somma risarcita dovesse essere minore del valore massimale previsto dal contratto firmato dagli aderenti alla causa civile, il compenso degli avvocati non subirebbe alcuna modifica e i familiari delle vittime del Covid potrebbero essere costretti persino a rimborsare ai loro avvocati la differenza. Inoltre le controparti concordano su un fatto: nelle richieste risarcitorie “non sono specificati i criteri utilizzati per la loro quantificazione, ma spesso frutto di indebite duplicazioni di voci risarcitorie”, ha scritto l’avvocatura dello Stato. Leggendo gli atti della causa, il risarcimento viene infatti attribuito a prescindere dallo stato di salute e dell’età della vittima. Consuelo Locati ha dichiarato che l’archiviazione per l’ex premier Conte e l’ex ministro Speranza rappresenta “uno schiaffo all’Italia intera”. Ma se gli avvocati non riuscissero nell’impresa titanica di dimostrare il nesso eziologico per ogni singolo decesso, anche per quelli avvenuti dopo la prima ondata e lontano da Bergamo, cosa succederà? Quante nuove “vittime”, questa volta del giustizialismo pandemico, resteranno sul campo?