Gran Milano
Soccorsi alla Salute. Lo scatto in avanti (digitale) di Bertolaso
Per rilanciare la medicina d’urgenza, l'assessore al Welfare della regione Lombardia, ha presentato in giunta un piano di riforma strutturale: dall'assunzione di personale alla medicina telematica
Nel 2022 quasi 3,5 milioni di lombardi si sono recati al Pronto soccorso, significa che una persona su tre ha avuto necessità di un servizio che è poco definire di massa, e con i disagi ben noti. Così la Regione ha già cercato di sfoltire le code anche introducendo alcuni strumenti tecnologici, come l’app “Salutile Pronto Soccorso” che consente di conoscere, dal proprio dispositivo, dove si trovano i Pronto soccorso e lo stato di affollamento. Ma non basta, Guido Bertolaso ha presentato in giunta un piano di riforma strutturale, che richiede tempo e risorse: “Il piano fornisce indicazioni, uguali per tutti, affinché le strutture ospedaliere, pubbliche e private, garantiscano l’immediata accoglienza del paziente e la continuità della presa in carico, per i casi più gravi e complessi anche attraverso le attività di OBI, Osservazione Breve Intensiva, e la degenza di Medicina d’Emergenza-Urgenza – spiega al Foglio l’assessore al Welfare – Questa riforma modifica radicalmente il sistema e non potrà essere applicata in 5 minuti, ma anzi necessiterà di qualche anno: contiamo lo stesso che i primi effetti positivi arrivino fin da subito”.
La prima condizione perché si avverino le previsioni dell’assessore è l’assunzione di nuovo personale: “Le difficoltà del sistema italiano sono anche causate dalla carenza di specialisti, soprattutto in determinati ambiti, tra cui quello dell’emergenza. L’intento è di intervenire sui fattori che portano a questa disaffezione dei professionisti: la scommessa è far tornare attraente il lavoro dei Meu, i medici di emergenza-urgenza. Le borse di specializzazione ci sono ma non vengono scelte, un medico d’urgenza diventa tale dopo 11 anni: 6 di corso universitario e 5 di specializzazione. Deve essere messo in grado di svolgere il suo lavoro e avere un ruolo definito e specifico nel sistema, noi vogliamo dare ai medici non solo prospettive economiche ma soprattutto professionali. Per quanto riguarda gli ambulatori per i codici minori, dovranno essere gestiti prioritariamente con personale aggiuntivo, diverso da quello del Pronto soccorso”. Il perno della riforma Bertolaso è il rafforzamento delle cure extra-ospedaliere, prestate a casa per i più fragili e anziani e con la telemedicina per i meno gravi: “Crediamo che la telemedicina sia lo strumento che permetterà di ridurre il numero degli accessi in pronto soccorso per problematiche minori e la sperimentazione della Cmi, la Centrale Medica Integrata, ha già dato ottimi risultati in questo senso: la Sala operativa regionale emergenza urgenza filtra le chiamate dei cittadini e quelle ritenute non urgenti vengono prese in carico con un percorso informatizzato da parte dei medici della Cmi. Il medico può avvalersi degli strumenti di telemedicina ed effettuare una televisita attraverso una videochiamata fornendo direttamente le prescrizioni dematerializzate di cui necessita il paziente. In caso si renda necessaria la visita in presenza viene inviata un’equipe al domicilio”.
Cambierà davvero la situazione nei Pronto soccorso? Pierfrancesco Majorino esprime tutto il suo scetticismo: “A parte che siamo alla politica degli annunci, il problema è che la Regione non affronta in modo strutturale il tema della medicina territoriale: se non si capisce che bisogna intervenire su cosa sta intorno agli ospedali, invece di concentrarsi su ciò che è dentro, non si riuscirà a fare diminuire la pressione nei Pronto soccorso”. Altro punto contestato dal capogruppo Pd al Pirellone è l’impostazione paritaria pubblico-privato: “Dobbiamo garantire un servizio pubblico, non va bene affidarlo ai privati come sta facendo questa giunta”.
Qualche apertura arriva sulla medicina telematica: “Rappresenta il futuro ma va guidata, altrimenti la gente continuerà a presentarsi in ospedale. Concordo con Bertolaso che bisogna implementare il personale anche se questo è un aspetto che sinora la giunta ha sottovalutato: si può fare una mobilitazione bipartisan per chiedere più risorse per la Sanità”. Su un fronte ancora diverso, l’ex assessore al Welfare e autrice della recente riforma della Sanità lombarda, Letizia Moratti, ha incontrato martedì a Roma il ministro Orazio Schillaci e ha caldeggiato la sua proposta circa la necessità di definire un nuovo accordo con i medici di Medicina generale, al fine di fare fronte alla loro cronica carenza, che è uno dei punti critici del sistema e non solo lombardo. Schillaci s’è detto d’accordo, fa sapere Moratti. Si attendono le prossime mosse.