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Il nuovo segretario metropolitano del Pd Capelli vince, ma c'è un'opposizione
“L’assemblea democratica sarà a metà ottobre dove verrà votata la direzione, e poi verrà presentata la segreteria”, ha detto il neosegretario (che dovrà caricarsi la transizione da Beppe Sala a una campagna elettorale lunga e difficile, con le destre intenzionate a prendersi Milano)
Narrano le leggende che sul muro del quartier generale della “mozione” che ha sostenuto Santo Minniti fosse appesa una lavagna con le varie forze in campo. Da una parte, come nella migliore agiografia, i ribelli. Dall’altra, l’impero. A sinistra le correnti: cattodem, Base riformista, neo ulivisti confluiti in Crea, area dem, tabacciani, dems, cuperliani, majoriniani, con una bella parentesi graffa a prenderli tutti: “loro”. E di qua, a destra (della lavagna, eh), la scritta “noi”: “Santo subito” (ovvero Santo Minniti), “qualche tizio” e pochi altri.
Ovviamente una provocazione, sulla scia della narrazione che ha configurato tutto il periodo del congresso metropolitano del Pd. Roba da intenditori. Una volta vero movimento di popolo, adesso così e così. I votanti si sono dimezzati rispetto a due segreterie fa: sono andati a esprimere il proprio voto per il nuovo segretario 4.300 persone. Il “calore” mostrato dei media, peraltro, farebbe invidia al Polo nord. Eppure si trattava di una scelta politica importante, decisiva: su questo avevano ragione entrambi i contendenti. Come detto, da una parte il candidato alla sconfitta, Santo Minniti. Dall’altra il vincitore predestinato, Alessandro Capelli. Scelta decisiva perché chi guiderà il partito metropolitano nei prossimi anni, ovvero Capelli, dovrà caricarsi la transizione da Beppe Sala a una campagna elettorale lunga e difficile, con le destre intenzionate a prendersi Milano e che già aguzzano l’ingegno per corteggiare la società civile.
Com’è finita? Non come si sarebbe potuto supporre. Capelli ha vinto e di molto, con due terzi dei voti. E’ da sottolineare con decisione il fatto che Capelli è il segretario che ha preso più voti percentuali in assoluto, da quando esiste il Pd Milano. Un terzo dei voti però è andato a Minniti, molto più del previsto. Riassume Pietro Bussolati con il Foglio: “A me sembra un segnale incredibile che, sostenuto solo da uno sparuto gruppo di persone, malgrado il 95 per cento degli eletti sia stato con Capelli, Santo abbia preso un terzo dei voti”. Domanda: che cosa cambia nel partito? “Bella domanda. Non lo so. Dipende molto da Capelli, che è una persona estremamente intelligente. Dipende da come imposterà la segreteria”.
Ed ecco qui la prima chiave di lettura: la segreteria: come dividerà i posti, i ruoli, se sceglierà una via per l’unitarietà oppure no. Quindi, come si imposta? Risponde il vincitore: “La premessa è che sono molto contento del risultato per me e per il Partito democratico di Milano. Da lunedì scorso per me c’è solo una bandiera, quella del Pd, che deve unire chiunque. Il Pd è uno e a maggior ragione uno sarà con me come segretario”.
Torniamo alla segreteria: unitaria o di maggioranza? “Sarò chiaro: voglio una segreteria che rappresenti tutti i territori dell’area metropolitana, tutte le competenze e tutte le aree del Pd quindi anche chi ha sostenuto il mio competitor”. Capelli, subito dopo la vittoria, sta smaltendo un po’ di influenza. E poi? Che cosa si fa? “La prima cosa che faccio è chiedere l’incontro con i lavoratori di Grancasa di Paderno Dugnano e poi un volantinaggio con le Donne democratiche sul tema del consenso”. Tempistiche per la segreteria? “L’assemblea democratica sarà a metà ottobre dove verrà votata la direzione, e poi verrà presentata la segreteria”.