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“Le Ondine”, bel romanzo milanese ma non solo, memoria e guida per l'oggi
Il libro di Roberta Cordani e Luigi M. Mignacco parte dalla prima Esposizione universale che ha ospitato Milano, quella del 1906. E mette una gran voglia di andare a Brera
Nella città dove vengono esaltate week, mostre immersive blockbuster, grattacieli e Boschi Verticali – il prossimo di Boeri sarà orizzontale, Bosconavigli, si attendono file per i selfie – si dimenticano a volte tutte quelle bellezze, nascoste o meno, sparpagliate per Milano: che siano scaloni del Piermarini o tele di pittura lombarda in qualche biblioteca. Non solo, ci si scorda che quello di Sala, l’evento da cui riparte la storia della città, l’anno zero della #MilanoNonSiFerma, l’Expo del 2015, non è la prima Esposizione universale ospitata dalla città, e che l’aria di innovazione l’ha sempre permeata. Questi sono solo alcuni pensieri che facciamo, da abitanti di Milano, leggendo Le Ondine Perdute, di Roberta Cordani e Luigi M. Mignacco, edito da Marsilio. E il romanzo inizia proprio dall’Expo del 1906, il grande evento che celebrava il dinamismo dei trasporti, nel Parco Sempione con “le torri imbandierate, i pinnacoli decorati, le cupole dei padiglioni, lo scivolo del Toboga, i palloni aerostatici”, evento dove vennero presentate per la prima volta agli italiani oggetti e invenzioni che sarebbero diventati di uso comune e dove c’era grande attesa per gli aerei. A collegare le due sedi dell’Esposizione era stato costruito un trenino sopraelevato, che univa Piazza d’Armi al parco, dove sedevano signori con ghette inamidate e signorine con l’ombrellino parasole. “Com’era bella Milano dall’alto!”. E poi “cinematografo, padiglione della Galleria d’arte moderna Alberto Grubicy, Zoological animals theater, Roberto’s Bears show, Galerie des paysages de vegetation de l’ingenieur G. Rodeck, Padiglione umoristico, Chiosco palombari in azione… Case dei cavalli elettrici… Grotta Azzurra delle Sirene… Pallone frenato, Montagne Russe, Slitta elicoidale, Album ricordo, buoni sconto per Chalet della foresta, Salumeria bolognese, Ristorante Etoile… Ce n’è per tutti!”. Allora il sindaco era Ettore Torri, che di certo non si metteva i calzini arcobaleno.
Uno dei protagonisti del libro, il professor Majeri, nei primi del ’900 dipinge e insegna a Brera, con metodi poco ortodossi ma estremamente efficaci. Alla sue giovani allieve, “sotto il Napoleone in bronzo del Canova”, nel loggiato dove “le sculture di studiosi, scienziati, artisti e letterati, alcune immerse nell’ombra morbida altre raggiunte dal sole, rendevano l’atmosfera del cortile solenne e allo stesso tempo protettiva”, oppure nell’orto botanico, sotto “i due ginkgo portati qui dalla Cina nel 1775”, mostra le opere d’arte sotto una nuova luce, tessendo storie intorno ai soggetti che a volte hanno il sapore delle fiabe dell’infanzia. E’ così che si può davvero entrare in un’opera, costruendoci intorno una storia, fino a che non sono le opere – come accade nel libro – a prendere vita. Si racconta anche di quando la Gioconda venne mostrata per due giorni a Brera prima di tornare a Parigi, e delle cene tra senatori e intellettuali sull’imminente chiusura dei Navigli, dei luoghi che ispirarono la Vergine delle rocce e di un giovane Kafka nel bresciano. Il libro non si limita a Milano, e nemmeno ai primi del Novecento, ci sono anche Venezia, la Grecia, Genova, il Titanic, il 2006, ma, come ha detto a una presentazione Pietro Ichino, “leggerlo mi ha fatto venir una gran voglia di tornare a Brera”. E in effetti funziona più di una guida. Una delle mete che il professor Majeri preferisce è la Sacra Conversazione di Piero della Francesca. “La Madonna è dolce, serena ma assorta in preghiera. Intorno, santi e angeli, e il duca: paladini chiari e fortissimi. Perché una chiarezza, quasi trasparente, è ̀ la potenza di questo dipinto. Osserviamo la volta del soffitto a forma di grande conchiglia rovesciata. Sovrasta la scena quasi senza farsi notare, da lì ̀ scende un’impercettibile catenina d’oro che sostiene nell’aria un uovo. Guardatelo bene, è il centro più lieve di questa magnifica armonia, ma nello stesso tempo porta lontano. Come un pendolo, che segue una musica divina”.