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Il flop olimpico del “nuovo” Palasharp. Si rischia un disastro per tutta l'area

Giovanni Seu

Quando venne inaugurato nel lontano 1986 il PalaTrussardi, allora si chiamava così, ospitò un concerto di Frank Sinatra di fronte a novemila persone e il presidente Craxi. Ora è in stato di abbandono e nemmeno le Olimpiadi potrebbero salvarlo

A voler essere catastrofisti si potrebbe dire che c’è una maledizione che impedisce al Palasharp di venire fuori dal buco nero in cui è finito 13 anni fa, quando venne chiuso al pubblico e consegnato all’abbandono. Perché tutto si può dire meno che il suo triste destino sia causato dal disinteresse dell’amministrazione comunale, che da cinque anni sta invece giocando tutte le carte per riportare in vita l’impianto che adesso ha perso il gestore privato per i costi di riqualificazione diventati esorbitanti.

Per capire cosa è successo basta una sintesi rapida degli ultimi cinque anni: come previsto nel dossier di candidatura di Milano-Cortina l’impianto di Lampugnano è scelto per ospitare le gare di hockey femminile e parahockey ai Giochi Olimpici e Paralimpici invernali del 2026. Palazzo Marino si muove veloce, nel novembre del 2019 acquista la struttura e l’anno successivo la assegna in projet financing per 31 anni a un’Ati guidata da Ticketone per realizzare i lavori di adeguamento. Tutto fatto? Per niente, comincia una guerra di ricorsi perché Forumnet, società dei Cabassi, contesta la regolarità del bando.

Due anni dopo anche il vicino Istituto Suore della Riparazione si rivolge al Tribunale per fermare i lavori, che produrrebbero troppo rumore. Una situazione quasi grottesca che si sbroglia in più puntate in sede amministrativa con la definitiva proclamazione della regolarità del bando. A questo punto entrano in scena nuovi fattori come la pandemia e la guerra in Ucraina che fanno schizzare i costi da 18 a 46 milioni rendendo proibitivo il restauro del complesso di via Sant’Elia.

La scorsa estate il Comune annuncia che le gare verranno dirottate in Fiera, e pochi giorni fa la botta finale: Ticketone non si occuperà più del Palasharp.

L’assessora allo Sport Martina Riva spiega il difficile momento: “Con un recente provvedimento, l’Amministrazione ha dichiarato la decadenza dall’aggiudicazione di Ticketone nella procedura di partenariato pubblico-privato dell’ex Palasharp. A seguito del rilevante aumento dei costi prospettato dalla Società e non previsto in sede di gara, è venuta meno la convergenza tra le parti sull’aspetto economico dell’operazione. Verranno adesso valutati altri possibili sviluppi, fermo restando che permane l’interesse, per l’Amministrazione, a una riqualificazione complessiva del dismesso Palasharp”.

Il colpo più duro lo subisce il Municipio 8, in particolare la zona di Lampugnano che – come documentato dal Foglio lo scorso ottobre – contava proprio sul rilancio del Palasharp assieme ai due interventi urbanistici del Natta Nord e Sud per superare il degrado che regna nel quartiere. Spiega la presidente Giulia Pelucchi: “L’impianto è chiuso ma le zone limitrofe sono occupate da bivacchi. Noi puntavamo sulla riapertura del complesso che avrebbe attirato gente da ogni parte della città rivitalizzando questa zona che, lo ricordo, è priva di strutture sportive: il mio auspicio è che il Comune riesca ad andare fino in fondo trovando un altro privato oppure impegnandosi in prima persona nel recupero”. Qualora queste due ipotesi fossero impraticabile si profila una terza che la presidente vede con il fumo negli occhi: “Mi auguro che non si arrivi a vendere l’area per destinarla all’edilizia, sarebbe la scelta peggiore”. Opinione condivisa dal capogruppo della Lega in Municipio, Sabrina Geraci, che punta il dito contro Palazzo Marino: “Questo è un quartiere difficile, degradato e l’amministrazione comunale ha le sue responsabilità. La pandemia ha desertificato lo sport, molte palestre hanno chiuso, la fine del Palasharp sarebbe un bruttissimo colpo che va scongiurato”.       

Il primo passo per uscire da questa impasse è di affidare la gestione a Forumnet, secondo arrivato nella gara dopo Ticketone: sarebbe quasi una beffa dopo la guerra di ricorsi contro il comune ma non è il momento di rivangare il passato. La società, contattata, non si sbilancia, forse gli extracosti potrebbero avere fatto cambiare idea anche a loro. Se così fosse si dovrebbe procedere ad una nuova gara e i tempi si allungherebbero senza poi avere la certezza di trovare qualcuno interessato. Siamo, insomma, lontani dalla via d’uscita. E dire che quando venne inaugurato nel lontano 1986 il PalaTrussardi, allora si chiamava così, ospitò lo storico concerto di Frank Sinatra di fronte a novemila persone e il presidente del consiglio Bettino Craxi. Altri tempi. 

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