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L'anello di carte che avvolge il Meazza spiegato dall'avvocato
"Il tema centrale al momento resta quello del vincolo culturale che è stato posto per San Siro", spiega il legale Antonio Ditto, esperto di giurisprudenza societaria
Che ne sarà della Scala del calcio? Diventerà un monumento vuoto al cemento armato, ma sul groppone del Comune, come da minaccia un vincolo della Sovrintendenza? Sarà venduto, come minaccia Beppe Sala? Tornerà a essere una rinnovata casa in comproprietà tra Inter e Milan, come blandisce l’ultimo progetto di restyling con tanto di quarto anello? I rossoneri andranno a San Donato? Da soli o con i cugini? La telenovela è complicata e da tempo somiglia a una storia di carte bollate, giudici e perizie in cui è difficile mettere la testa. Ci vuole competenza professionale, e anche una bella passione, per capire questi percorsi “davvero molto all’italiana”. Passione e competenza come quelle di un avvocato milanese (ma milanese acquisito, ci tiene a dire: dunque immune da tifoseria). Si chiama Antonio Ditto, il suo campo d’azione è la giurisprudenza societaria, la contrattualistica, che spesso si incrocia con le pubbliche amministrazioni.
Conversando con il Foglio, prova a dipanare la matassa di carte che avvolge il Meazza. “Tralasciando le mosse che Comune e società potranno studiare – riflette Ditto – il tema centrale al momento resta quello del vincolo culturale che è stato posto per San Siro, scatenando un dibattito di esperti e appassionati. Una questione nazional-popolare”. Ma per limitarci all’aspetto giuridico? “Ci troviamo di fronte a una vicenda che affonda le sue radici nei primi anni del ’900: era il 1926 quando lo stadio venne costruito su progetto dell’architetto Ulisse Stacchini; poi si sono succeduti molteplici interventi tra i quali il secondo anello nel 1955 e il terzo per i Mondiali del 1990. E’ indubbio che questo abbia contribuito a una iconicità del Meazza che va ben oltre lo sport di cui era impossibile non tenerne conto nel momento in cui, 2019, i due club presentarono il progetto di un nuovo impianto”. “Il Comune chiese per la prima volta al ministero di esprimersi sulla sussistenza del vincolo, in base al Codice dei beni culturali, che prevede l’assoggettamento a verifica di interesse culturale per gli immobili di proprietà pubblica con oltre 70 anni e siano opera di autori non più viventi. E nel 2019 la Commissione regionale per il Patrimonio culturale si pronunciò sulla insussistenza del vincolo”. Dunque la pratica era risolta, potremmo dire. Perché non si andò avanti? “Devo dire che qualche errore di gestione del dossier è stato fatto, da più parti”, spiega l’avvocato, “così tutto è diventato complicato”. Infatti la valutazione è stata solo rinviata, in quanto per il secondo anello il vincolo scatterebbe nel 2025. “E in attesa del fatidico compleanno, il vincolo si è comunque materializzato in forza di due provvedimenti: il primo, il parere positivo della Soprintendenza a una richiesta avanzata da Vittorio Sgarbi (allora sottosegretario) che riconosce un vincolo ‘relazionale’. Di fatto, la Sovrintendenza ha riconosciuto ‘l’impossibilità di negare la sussistenza di un interesse culturale semplice del secondo anello’”.
Cioè ha deciso di non decidere? “Una decisione prudenziale. Ma parallelamente, il Comune ha chiesto indicazioni preliminari in vista del compimento dei 70 anni e la Commissione regionale – la medesima che nel 2019 si espresse per l’insussistenza dei requisiti della tutela – il 27 luglio scorso ha espresso ‘parere positivo di sussistenza dell’interesse culturale per il secondo anello”.
Come andrà a finire, l’avvocato ovviamente non si arrischia a predire. Ma la sua esperienza gli fa indicare una via di saggezza, cioè di compromesso fra le varie istanze. “Entrambi quei provvedimenti sono pendenti davanti al Tar Milano promosso dal Comune, in cui sono parte anche i due club. Il 12 dicembre si è tenuta l’udienza in Camera di consiglio e il Tribunale ha ritenuto che ‘la complessità delle questioni poste dalle parti richieda gli approfondimenti propri della fase di merito’ con conseguente fissazione dell’udienza al 14 marzo 2024”.
Quindi la situazione è bloccata fino allo “spareggio” imminente, “quando il Tar deciderà sulla legittimità o meno il vincolo”. A sentire i due club, il tempo delle scelte è invece scaduto. Ma chissà, conclude l’avvocato, una soluzione giuridica che consenta di mettere mano al Meazza potrebbe trovarsi. Questione di saggezza.