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Non è tutta fibra quel che luccica. La città non ancora cablata

Giovanni Seu

"A Milano restano alcune zone, penso a Corvetto, in cui si deve fare ricorso all’Adsl. Più grave è la situazione nell’area metropolitana, in particolare nel sudovest, dove spesso manca il servizio", dice il direttore di Api Stefano Valvason

La città più cablata d’Europa è forse uno dei fiori all’occhiello dell’amministrazione Albertini di cui l’ex sindaco va più fiero. Una complessa operazione finanziaria che mise insieme pubblico e privato nel ’99 portò alla realizzazione di 275 mila km in fibre ottiche, 212 ogni mille abitanti, più del doppio rispetto alla media italiana. Dopo vent’anni quel record si è un po’ logorato, come dimostrano le lamentele di una quota di imprese che, spinte dal caro prezzi, cercano spazi in zone periferiche in cui non sempre è agevole usufruire della banda larga. Spiega al Foglio Stefano Valvason direttore di Api: “Restano alcune zone, penso a Corvetto, in cui si deve fare ricorso all’Adsl. Più grave è la situazione nell’area metropolitana, in particolare nel sudovest di Milano, dove spesso manca il servizio”. Con conseguenze pesanti per chi fa impresa: “Una linea dedicata costa 20 mila euro l’anno, non poco per imprese di piccole dimensioni. Se la rete non è veloce sono a rischio non solo le commesse di un’azienda ma lo sviluppo di un settore importante come industria 4.0”.

Per capire il livello di difficoltà il direttore di Api racconta un aneddoto: “Un imprenditore ci ha rivelato che, dovendo partecipare a un bando cui teneva in modo particolare, si è rivolto a un’azienda lituana specializzata per presentare la domanda senza problemi: credo che si debbano mettere tutti gli operatori nelle condizioni di potere utilizzare la rete senza ricorrere a questo tipo di aiuti”. Non è facile intervenire sulla fibra ottica, si tratta di un’infrastruttura collocata in modo capillare nel sottosuolo della città che deve raggiungere civico per civico e basta una smagliatura per impedire la connessione. Senza considerare che potenziare la rete presenta costi elevati ma, su questo fronte, Palazzo Marino può fare affidamento sui fondi europei riservati  al digitale.

Il Programma europeo di Coesione assegna a Milano 27,5 milioni di euro da spendere entro il 2029. I progetti sono otto e riguardano la mobilità, le piccole e medie imprese e il sociale. Due interessano da vicino l’imprenditoria: il primo è “Milano a 15 minuti”, 8 milioni che il Comune utilizzerà per l’economia di quartiere e per contrastare la chiusura delle attività di prossimità. Il secondo, dotato di circa 900 mila euro, si chiama “Smart city” e mira allo sviluppo dell’ecosistema digitale e urbano del gemello digitale della città metropolitana. Da segnalare anche un terzo progetto, di quasi un milione e centomila euro, che prevede la digitalizzazione. Carmine Pacente presidente della commissione consiliare Pnrr e fondi europei del comune di Milano e di Anci, si mostra ottimista: “Grazie ai fondi europei di coesione 27,5 milioni di euro sui 150 complessivi del programma Metroplus sono a disposizione del comune per realizzare la cosiddetta Agenda digitale. Nell’ambito di questa priorità sono finanziati progetti rilevanti su diversi temi strategici: dalla cosiddetta digital experience della Biblioteca europea di informazione e cultura fino all’automazione della gestione interna del sistema bibliotecario; dal rafforzamento dell’economia di quartiere  fino alla cosiddetta Control Room cioè la nuova centrale operativa della polizia locale e controllo del traffico”.
 

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