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Più utility per tutti. Atm, A2A e le altre, il vero esoscheletro di un paese smart
Le ex municipalizzate come Atm e A2A svolgono un ruolo essenziale nell'infrastruttura dei servizi della metropoli lombarda. Il settore delle utility in Italia, valutato quasi 300 miliardi di euro, ha davanti a sè sfide cruciali per il suo futuro
Nel secolo scorso erano municipalizzate, ora si chiamano utility ma restano la spina dorsale del sistema dei servizi di una metropoli vasta come Milano, e anche dei territori attorno. Cosa sarebbe infatti il capoluogo lombardo senza Atm e senza A2A? Ora queste aziende hanno imparato a muoversi in campo internazionale. È il caso di Atm che guida anche le metropolitane di Copenaghen, Ryad e da ultimo di Salonicco. Mentre A2A consolida il suo Piano strategico ’24-35 allargando la propria capacità operativa.
“Abbiamo aumentato gli investimenti a 22 miliardi, di cui il 44 per cento destinati a business con bassa volatilità, per infrastrutture dedicate all’economia circolare e alla transizione energetica che si confermano i pilastri della nostra strategia – spiega Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A – Il nostro obiettivo è continuare a contribuire al processo di decarbonizzazione del paese attraverso investimenti concreti per sostenere l’elettrificazione dei consumi, lo sviluppo delle rinnovabili, la chiusura del ciclo dei rifiuti e migliorare l’efficienza del ciclo idrico. In questo contesto di lungo periodo si inquadra anche l’operazione straordinaria da 1,2 miliardi di euro per l’ampliamento della rete elettrica, consolidando la nostra posizione come secondo operatore italiano e tra i primi in Europa per energia elettrica distribuita”. Energia e sviluppo indispensabili per garantire la crescita della smart city, senza dimenticare però – accanto alle strategie di lungo respiro – le necessità quotidiane di una città come Milano che, cresciuta verticalmente negli eventi e nelle frequentazioni, ha bisogno anche di una pulizia di strade e marciapiedi più attenta. Perché se Amsa (società del gruppo A2A) brilla nello smaltimento dei rifiuti, la città non è al passo con le migliaia di esercizi pubblici la cui clientela scarica rifiuti in città.
Utility dunque, con le 100 maggiori aziende che valgono quasi 300 miliardi di euro (+75 per cento rispetto all’anno precedente), pari al 15 per cento del Pil italiano, con investimenti per 11 miliardi. Sono alcuni dei dati salienti dello studio “Le performance delle utility italiane. Analisi delle 100 maggiori aziende dell’energia, dell’acqua, del gas e dei rifiuti” presentato stamattina da Althesys e Utilitalia che, come ogni anno, mostrano lo stato dell’arte nei settori acqua, energia e rifiuti. Sono in prevalenza monoutility idriche (33 per cento), multiutility (28) e aziende dei servizi ambientali (25); le aziende di distribuzione e vendita del gas e i player energetici nazionali sono meno, ma di grande peso, anche se solo 17 aziende superano il miliardo di fatturato. Il settore dei utility – in particolare in Lombardia – ha davanti a sé una serie di questioni cruciali per il futuro.