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Gran Milano

"La migliore deterrenza alla guerra è un'industria della Difesa efficiente", parla Massimiliano Salini

Daniele Bonecchi

Intervista all'esponente del centrodestra lombardo e membro della commissione Industria al Parlamento europeo: "Bene la decisione, pur tardiva della Ue di accelerare le politiche per realizzare una difesa europea efficace"

Svegliata di soprassalto dal fragore delle due guerre che la stringono in una morsa, l’Europa pur sempre a metà tra l’incerto e l’inconcludente, quando deve pensare alla propria sicurezza, sembra accantonare la chimera dell’esercito comune europeo per affrontare con realismo una situazione che ogni giorno diventa più difficile. Infatti l’invasione russa dell’Ucraina – con le recenti gravi tensioni internazionali – ma anche il conflitto che si affaccia sul Mediterraneo, lungo la striscia di Gaza, mettono allo scoperto l’impreparazione dell’Europa sul fronte della difesa, delegata quasi esclusivamente alla Nato e agli alleati. Senza sbandierarlo troppo, si finisce subito per essere tacciati di cinismo dall’opinione pubblica a trazione pacifista, esiste però anche un comparto industriale (e molto lombardo) che alle scelte sugli armamenti guarda con attenzione. “Ha ragione Mario Draghi a indicare degli strumenti finanziariamente specifici (come gli eurobond) per sostenere le spese per la difesa europea”, spiega al Foglio Massimiliano Salini, esponente del centrodestra lombardo e membro della commissione Industria del Parlamento europeo.
 

Ora per la prima volta l’Unione europea lavora a una strategia per l’industria della Difesa. La Commissione di Bruxelles infatti propone entro il 2030 di acquistare congiuntamente gli armamenti e almeno la metà di produzione europea. La nuova strategia continentale “sosterrà gli stati membri non solo a spendere di più, ma a spendere meglio, insieme e in modo europeo”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, ormai però ai titoli di coda. Il progetto conferma l’obiettivo di rendere l'Unione europea capace di provvedere alla propria difesa in qualsiasi circostanza, confidando che entro il 2030 i paesi membri acquistino congiuntamente almeno il 40 per cento delle forniture militari. La presidente della Commissione ha promesso di creare una figura europea per la Difesa, con un maggiore peso politico rispetto alle responsabilità oggi condivise dal commissario Breton e dall’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell. Per sostenere il progetto la Commissione stanzia 1,5 miliardi di euro in due anni e apre alla possibilità di utilizzare obbligazioni europee da parte di un gruppo ristretto di Stati membri per finanziare le spese per la difesa. Con l’intento di non acquistare armamenti da produttori extra Ue come Stati Uniti, Regno Unito, Israele o Turchia. “La miglior deterrenza per allontanare lo spettro della guerra – prosegue Salini – credo sia dotarsi di una difesa efficace, con le caratteristiche che deve avere una infrastruttura deputata alla difesa attraverso tutti gli strumenti necessari. Bene la decisione, pur tardiva della Ue di accelerare le politiche per realizzare una difesa europea efficace”. Non tutti i paesi, con le rispettive forze politiche di maggioranza, sono allineati però. “È necessario sottrarre dai bilanci dei paesi il capitolo della difesa – prosegue il parlamentare di Forza Italia – che deve essere collocato nel bilancio europeo e che abbia al proprio interno le partite strategiche, la prima è la difesa. Il primo nemico di questa scelta è chi ritiene che il bilancio europeo debba restare piccolo perché i bilanci veri sono quelli dei paesi. Ma un bilancio piccolo dà vita a una Europa piccola e indifesa”. Il mondo dell’impresa che parte può avere? “Lungo questo percorso vanno cooptate le migliori industrie della difesa che ci sono nel nord e in Lombardia, a partire dallo spazio, primo partner strategico della difesa. Lo spazio è il modello da seguire per dare all’Europa la struttura difensiva di cui ha bisogno: è già oggi un asset strategico. Per ciò che riguarda il finanziamento la regola del 2 per cento va rispettata all’interno del bilancio europeo. Tutto questo renderà realistico il coinvolgimento delle migliori industrie del nord e della Lombardia, che hanno bisogno di certezze per investire nella ricerca”, conclude Salini.
 

Tutto questo non riguarda solo colossi come Leonardo e Fincantieri; in particolare la Lombardia, culla dell’innovazione e della ricerca anche sul fronte della difesa, ha voce in capitolo, anche se le aziende più in vista tengono per ora i bilanci (che potrebbero essere fragorosi) al coperto. Sono 200 le imprese che fanno parte del Lombardia Aerospace Cluster, un’associazione nata da una costola di Confindustria Varese che oggi genera 6,3 miliardi di fatturato e dà lavoro a quasi 22 mila addetti. Una presenza industriale di qualità che si giova della collaborazione di quattro università e di due Centri di ricerca. In regione ci sono anche nomi storici divenuti casi di scuola, come Beretta, fabbrica di armi bresciana nota in tutto il mondo, che nel 2022 (il bilancio 2023 è in via di elaborazione ma probabilmente sarà positivo) ha vissuto l’anno dei record con un fatturato superiore ai 310 milioni di euro, a + 23,7 per cento sul 2021. D’altra parte il Sipri (istituto indipendente che fornisce dati, analisi basati su fonti aperte a politici, ricercatori, media) informa che nel 2022 la spesa militare globale è aumentata per l’ottavo anno consecutivo, raggiungendo una cifra stimata di 2.240 miliardi di dollari, il livello più alto mai registrato. In Europa la spesa militare è cresciuta del 13 per cento. Il realismo dell’economia.

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