Marco Reguzzoni - foto Ansa

Gran Milano

Marco Reguzzoni per tenere vivi gli ideali della Lega si candida con Forza Italia

Daniele Bonecchi

"La mia scelta di candidarmi con Forza Italia è riferita al Partito popolare europeo, quello più grande e quello che conta di più". L'intervista all'ex presidente leghista della provincia di Varese e fondatore di Noi Moderati

Non è un fuggiasco dalla Lega, tantomeno uno di quelli del grande fuggi-fuggi dal partito di Matteo Salvini che sta interessando in particolare modo il centro e il sud d’Italia, ex terre di conquista sovraniste del Capitano. Non lo è, “perché sono dodici anni che non prendo la tessera del Carroccio”, spiega Marco Reguzzoni, che alle Europee sarà però candidato (indipendente) di Forza Italia. Ma la sua storia politica è lì a raccontare un legame profondo con il suo nord e con una certa idea della Lega: in quel di Varese, terra dei fondatori, da Umberto Bossi a Bobo Maroni. Lui, Reguzzoni è stato presidente leghista della provincia e poi capogruppo alla Camera negli anni eroici. Poi, fuori dalla Lega, la nascita del gruppo “Noi moderati”. E ora Reguzzoni ha accettato la candidatura alle europee da indipendente di Forza Italia, un passo (ancora) al centro per tenere vive quelle idee che erano moneta corrente nella Lega delle origini.

 

 

“Devo ringraziare il coordinatore lombardo di FI Alessandro Sorte – spiega – Ho trovato in lui una persona molto seria e capace di mantenere le cose che dice: in politica è una cosa molto rara. Mi piacerebbe essere l’ultimo della lista, perché credo sia una questione di giusta umiltà ed è giusto approcciarsi con la volontà di far bene e di non prevaricare nessuno”. L’europeismo di Forza Italia, unico partito italiano dentro il Ppe, l’europeismo “dei popoli” che fu della Lega, lo spiccato anti europeismo salviniano. Oggi cosa è rimasto della stagione che ha fatto nascere il Carroccio? “È rimasto il cento per cento della stagione dell’autonomismo – risponde al Foglio Reguzzoni – sono valori validi, i bisogni dei territori esistono tutt’ora e rappresentano il vero problema cui dare risposta”. Il valore delle autonomie non è mai stato però un’esclusiva della Lega, anche la sinistra ha cresciuto generazioni intere di amministratori locali. “In quegli anni – conferma Reguzzoni – ci fu un passaggio della Lega legato alle scelte di Craxi. A un certo punto il segretario del Psi convocò una riunione a Pontida – non certo sul Pratone, ma in una sala storica – e lanciò l’ipotesi dell’autonomia. Noi rispondemmo il giorno dopo con la Repubblica del Nord, alzando l’asticella. C’era un fermento sui temi del federalismo, temi che poi la sinistra ha abbandonato anche se il governo dei Comuni è sempre stato un cavallo di battaglia proprio della sinistra, perché per cinquant’anni sono rimasti solo amministratori locali (conventio ad excludendum, ndr). Per quanto mi riguarda quella dei territori è ancora oggi l’esigenza principale”.
 

Oggi il fondatore di “Noi moderati” accetta la proposta di Forza Italia, perché? “La mia scelta di candidarmi con Forza Italia è riferita al Partito popolare europeo, perché è il partito più grande d’Europa e il nostro territorio deve essere rappresentato nel governo di Bruxelles, questo è l’elemento principale. Forza Italia rappresenta il Ppe, voglio ricordare che queste sono elezioni europee quindi votare il Ppe vuol dire mandare i nostri rappresentanti all’interno di un partito che conta e che può fare la differenza nel rispondere ai bisogni del territorio”.
Si fa un gran parlare di Made in Italy ma l’industria italiana è spesso in sofferenza, quali risposte dare? “È così, in questi cinque, forse dieci anni, le realtà produttive lombarde sono state abbandonate a loro stesse, subendo a volte la cultura ideologica della sinistra europea, senza poter avere nessuno che le difendesse. E questo è il motivo che mi spinge a tornare in campo. Sono stato fuori dalla politica per dieci anni, non ho votato per questi dieci anni ma se andiamo avanti in questo modo lasciando la politica in Europa – che è il centro decisionale – a chi non riconosce gli interessi dei territori, della Lombardia, del Piemonte, della Liguria rischiano di perdere altri treni. E non possiamo permetterselo perché potremmo non avere più l’industria tra cinque anni”.
 

Questo è un primo obiettivo che la spinge in Europa, poi? “Occorre porre un freno a questa deriva ideologica della sinistra, che rischia di fare dei danni enormi. Bisogno riportare il lavoro, il valore delle buste paga al centro, per poterlo fare occorre abbandonare la deindustrializzazione dell’Europa. Dobbiamo difendere le nostre imprese, perché a pagare sarebbero un po’ tutti compresi professionisti e partite Iva: la ricchezza della nazione dipende dal suo tessuto industriale. Aggiungo – vista la situazione che si è venuta a creare – serve la difesa comune europea, perché senza non avremo la forza politica necessaria ad impedire i conflitti alle porte dell’Europa”. Si fa un gran discutere – se la Lega perdesse consensi alle europee – sulla sorte di Salvini… “Mah, i principi della Lega del 1986, quando feci la tessera a quindici anni, sono sempre validi per me, però l’atteggiamento inclusivo di Forza Italia può aiutare le politiche di sviluppo dei territori, quello che deciderà la Lega non lo discuto, non mi appartiene,” conclude Reguzzoni. Il Senatur, al quarantennale della sua Lega a Gemonio, ha scandito: “Ognuno prende la sua strada, le idee vanno avanti sulle gambe degli uomini” e i frondisti guidati da Paolo Grimoldi aspettano le liste elettorali europee per un’offensiva anti Vannacci. Ma Matteo Salvini non intende cambiare strada, sicuro di averne ancora un po’ da fare. Chi è legato ai vecchi ideali, cerca altre strade.