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Gran Milano

Cattolici e voti al Pd: il (non) ticket Toia-Pizzul alla prova

Fabio Massa

Doppio colloquio con la coppia di candidati dem che, pur provenendo da sfondi diversi, rappresentano allo stesso tempo le diversità all'interno del partito: così il Pd deve diventare più pluralista e inclusivo, almeno secondo loro

Giorgia sbarca a Milano per predicare la sua Verità, intesa il connubio ideale con il giornale di Belpietro, intanto altri cercano di coltivare il campo dei propri valori, etici e politici. E un po’ di europeismo, ché in giro ce n’è pochino. Di febbre da elezioni, ancor meno. Campagna elettorale strana e brevissima. In molti corrono, in pochi arriveranno. Ognuno cerca di parlare al proprio elettorato mai come stavolta pulviscolare.

  

È interessante da questo punto di vista la corsa dei due candidati del Partito democratico che si richiamano al mondo cattolico (“ma non solo”, ci tiene a precisare al Foglio Patrizia Toia). Per varie ragioni. La prima è proprio connaturata a questo Pd. “Per come viene raccontato sembrerebbe più che altro un partito radicale di massa – spiega al Foglio Fabio Pizzul – ma in effetti è un partito plurale”. Fabio Pizzul e Patrizia Toia. Non sono una coppia, è bene chiarirlo subito. “Io non sono abbinata solo a Fabio, vorrei chiarirlo. Perché non sono riconducibile solo alla rappresentanza cattolica interna al Pd. Ho fatto politica in questi anni per le aziende, per le persone, in tanti campi e spero che in tanti mi apprezzino, non solo cattolici e non solo del Pd”, dice Patrizia, solida provenienza popolare e poi margheritina, recordwoman di preferenze. Lei è la veterana, due volte ministro, senatrice, e poi dal 2004 membro del Parlamento europeo. A lei sola il Pd ha applicato una deroga alla norma del limite dei due mandati. Per la seconda volta. Ma non è stato un passaggio indolore. “Questa vicenda l’ho osservata a distanza ma con tranquillità – racconta – Ho dato ovviamente la mia disponibilità a correre, ma solo se serviva al partito. C’è stata una lunga fase di riflessione da parte del Pd. Una attesa che non mi ha giovato di certo dal punto di vista elettorale. È anche stata una lunga attesa non rispettosa della mia storia politica, ma capisco che la segreteria voleva superare la questione delle deroghe”. Alla fine tutto è andato per il meglio. “La direzione pure ha condiviso il fatto che fosse meglio lasciarmi correre”.
 

Insomma, un successo. Che però spiega anche molto del partito: sarà ancora una casa per i moderati e i riformisti? “Beh, intendiamoci sulla parola moderati. Se vuol dire che voglio le riforme, che voglio dare risposte risolutive e non solo presentare istanze, allora sono moderata. Se invece moderato vuol dire stemperare i contenuti assolutamente no: sono assai più radicale di certe persone che invece arrivano da una storia di sinistra. Soprattutto sui temi dei valori non sono affatto moderata”. Anche perché Patrizia Toia ci tiene al suo background: “Non ho alle spalle una militanza associativa cattolica. Io vengo dalla Margherita e dal Ppi, e prima ancora dalla sinistra Dc di Base, che naturalmente si rifaceva alla dottrina sociale della Chiesa”.

 

Ma che spazio c’è nel Pd per i cattolici? “Il mondo cattolico ha sicuramente dei dubbi. L’interrogativo è sempre lo stesso: in che direzione va il partito? I riformisti moderati cercano candidature che rassicurino sul fatto che permanga la linea cattolico democratica nel Pd. Io l’ho detto e lo ripeto: a Bruxelles ho trovato apertura e libertà nel Pd per quello che sono. Nessuno mi ha mai detto che cosa fare, o ha sollevato obiezioni quando ho votato in modo diverso dal partito”. Sulla libertà insiste anche Fabio Pizzul. La storia di Pizzul, già consigliere e poi capogruppo in Regione Lombardia, è diversa. È la storia, tanto per fare il verso a Elly, di uno che nessuno vede mai arrivare. Valanghe di preferenze e voti, sempre fuori dai radar del partito. Si dice che abbia 10 voti in ogni parrocchia, e le parrocchie sono seimila… “Numeri eccessivi – scherza lui – Il tema vero è quanta gente va a votare. Questo vale per tutti, ma soprattutto per il mondo cattolico, dove la tentazione del disimpegno è fortissima. Per questo i vescovi hanno voluto sottolineare l’importanza delle urne per le europee. Questo è un voto importante, anche e soprattutto per i cattolici”. Perché? “Io dico solo che il Pd deve essere plurale. E voglio consentire ai cattolici di poter votare Pd sapendo che c’è spazio per noi in un partito nel quale - peraltro - i cattolici molto spesso sono più avanzati di tanti di sinistra che invece sotto sotto sono conservatori”. Ma quanto vale in voti Fabio Pizzul? “Non lo so neppure io. La mia è una candidatura comunitaria, non so quanto vale. Quel che so è che voglio una Europa capace di fare l’Europa, di valorizzare le diversità, che si tolga la patina della tecnocrazia. Bisogna tornare al metodo comunitario per valorizzare cose che uniscono, non quello che va nella direzione della rivendicazione dei singoli stati”.