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Gran Milano

Il primo storico sciopero di Borsa Italiana. Ecco i motivi

Mariarosaria Marchesano

I lavoratori della finanza incrociano le braccia dalle 15 alle 17, proprio nel pieno delle attività di scambio di titoli e azioni. Gli affari non si fermano, ma i problemi ci sono

Una cosa è certa: le contrattazioni non si fermeranno oggi a Piazza Affari a causa del primo, e indubbiamente storico, sciopero dei dipendenti di Borsa italiana. I seicento dipendenti delle quattro società del circuito Euronext (Borsa italiana, Mts, Monte Titoli e Cassa di Compensazione e Garanzia) incroceranno infatti le braccia dalle 15 alle 17, cioè nel pieno delle attività di scambio di titoli e azioni. Ma le piattaforme tecnologiche, assicuravano in serata fonti di Palazzo Mezzanotte, sono programmate per lavorare anche in condizioni di emergenza, com’è accaduto, del resto, durante la pandemia.
 

Insomma, la Borsa non si ferma, ma l’evento è di per sé unico. Uno sciopero per motivi sindacali, come succede ad autobus e metro (ieri la città in tilt, colpita e quasi affondata Atm), non s’è mai visto in oltre due secoli di storia della finanza meneghina. Da queste parti gli stipendi sono senz’altro più alti di quelli degli autisti, ma ciò non ha impedito a First Cisl, Fisac Cgil e Fabi di promuovere e sostenere l’iniziativa per motivazioni legate in buona parte al mancato adeguamento dei contratti dei lavoratori della Borsa a quello dei bancari che è stato rinnovato lo scorso autunno. Insomma, inflazione e caro vita mordono anche qui nonostante livelli salariali e integrativi che da altre parti altre categorie si sognano. Ma tant’è.

  

C’è poi un tema di straordinari: accanto alle due ore di astensione dal lavoro sono state messe in campo altre iniziative di protesta come il rifiuto dei dipendenti di rendersi reperibili per tre settimane fuori dagli orari e nei festivi, cosa che a quanto pare accade regolarmente.

 

In conclusione: di rivendicazioni ne hanno da vendere i dipendenti di Borsa che rimproverano a Euronext di stare progressivamente svuotando di funzioni la sede italiana  per privilegiare il quartier generale di Parigi.
 

Una rimostranza che appare un po’ tardiva a tre anni dalla vendita di Borsa al circuito Euronext, che, dal canto suo, getta acqua sul fuoco e cerca di mantenersi “aperta al dialogo”, come spiegano al Foglio fonti interne. Dal canto suo, Euronext ricorda che da quando è subentrata al London Stock Exchange ha messo in campo “notevoli investimenti” che hanno portato, tra l’altro, alla creazione di cento nuove posizioni di lavoro in Italia” e per questo invita le controparti sindacali a un dialogo costruttivo. “Il dato dei 100 posti in più è fuorviante perché frutto di fusioni e acquisizioni portate avanti dal gruppo, la verità è che il peso dell’Italia sta progressivamente diminuendo”, replicano dalla Fabi, il sindacato dei bancari. Comunque sia, lo sciopero di oggi casca in una fase molto delicata per Borsa italiana, che sembra aver perso attrattività come testimonia la fuga delle società dai listini che non si arresta. “È un mercato troppo piccolo”, come ha osservato il presidente della Consob, Paolo Savona. Ma abbastanza grande per agitare la classe politica in casi di scossoni. Le ultime elezioni francesi hanno fatto ballare gli indici a Parigi ma anche a Milano, tant’è che l’amministratoe delegato di Euronext, Stephane Boujnah, proprietario di entrambi i listini, ha invitato tutti a stare calmi e ad attendere i risultati definitivi il 7 luglio. Insomma, la Borsa è la Borsa e questo sciopero non passa inosservato.

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