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Un successo a metà. La vittoria mutilata del Tribunale dei brevetti Ue a Milano

Giovanni Seu

È stato inaugurato in pompa magna lunedì scorso, dopo un lungo lavoro diplomatico. Ma in via San Barnaba arriveranno solo una parte delle cause sui brevetti e forse neppure quelle più importanti

Una vittoria a metà. E’ il modo più corretto per definire l’assegnazione all’Italia del Tribunale dei Brevetti Ue inaugurato in pompa magna lunedì scorso: in via San Barnaba arriveranno solo una parte delle cause sui brevetti e forse neppure quelle più importanti. Le cose sarebbero potute andare anche peggio perché il nostro paese nel 2013 non aderì all’accordo europeo che istituiva il brevetto unitario e il tribunale che venne diviso in tre sezioni: Parigi per l’elettronica, Monaco per la meccanica e Londra per la chimico-farmaceutica. Quest’ultima tornò in discussione con la Brexit e l’Italia, che nel 2015 era finalmente entrata nell’accordo, pose la candidatura: “Con il Centro Studi Grande Milano e su impulso del presidente della Corte d’Appello Marina Tavassi avevamo da subito costituito un tavolo al quale hanno aderito via via Comune, Regione, avvocati, magistrati, Assolombarda, Camera di commercio: studiavamo gli aspetti giuridici per rendere plausibile l’assegnazione della sede a Milano”, ricorda il direttore Scientifico Anticontraffazione del Centro, Cesare Galli.

Un’iniziativa in linea con la tradizione italiana, in particolare lombarda, che vede dominare l’industria farmaceutica con il 54 per cento del mercato dell’Ue, seppure caratterizzata della prevalenza dei farmaci generici. Milano risulta la sede naturale per sostituire Londra e la diplomazia si mette all’opera: “Lavoravamo al dossier – afferma Galli – il governo ci consultava, eravamo in contatto con il sottosegretario Gozi grazie all’avvocato Daniela Mainini. La situazione è diventata confusa con il governo Conte che sembrava non credere appieno alla nostra città, tant’è che spuntarono le opzioni di Napoli e Torino. Poi con Draghi si è tornati all’impostazione iniziale e con Meloni nel giugno del 2023 si è arrivati all’assegnazione di Milano”.

C’è voluto un anno per arrivare al taglio del nastro ma non si può dire che questo successo ci ripaga in pieno della perdita dell’Ema, l’Agenzia del farmaco che dopo la Brexit passò da Londra ad Amsterdam ai danni di Milano. Spiega Galli: “Il Tribunale di via San Barnaba è competente solo per i brevetti di classe A mentre quelli di classe C, che costituiscono il 50 per cento del totale, afferiscono a Monaco. Se poi ci sono cause che riguardano al tempo stesso le due classi il ricorrente può decidere la sede del giudizio, quindi anche quelli di classe A potrebbero finire in Germania. Vanno considerato anche i certificati complementari di protezione, ovvero la proroga dei brevetti per altri 5 anni dopo i 20 ordinari: le cause di nullità si svolgono a Parigi, non da noi. Questo spacchettamento di competenze fa sì che Milano avrà meno del 50 per cento dei contenziosi che saranno giudicati da un tribunale in cui, a differenza di Monaco e Parigi, la maggioranza dei magistrati è straniera”. 

Se è evidente che si è arrivati a questo esito per le incertezze della diplomazia – decisiva in queste partite – bisogna sottolineare che Milano ha saputo fare la sua parte fino in fondo. La costituzione del tavolo fin dal 2015 ha rivelato una capacità di organizzazione dei propri interessi che va oltre le differenze politiche e culturali: “Enti di colore politico differente – afferma Galli – associazioni di categoria contrapposte non ci hanno impedito di lavorare in piena collaborazione mettendo sempre davanti il bene della città. Possiamo diventare un centro di eccellenza per la farmaceutica, oltre al Tribunale c’è lo Human Technopole come centro di ricerca: in particolare dobbiamo diventare attrattivi verso le imprese americane”. L’occasione per questo salto di qualità è fra tre anni, quando saranno ridiscusse le competenze tra i tre tribunali dell’Ue, una sorta di tempi supplementari in cui avremo l’occasione di recuperare lo svantaggio.

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