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Ahi ahi Atm. Lo strano caso della fuga dei conducenti. Non è solo per i soldi: un po' di dati e di idee

Giovanni Seu

L'azienda più grande di Milano è colpita da una grave emorragia. Colpa delle retribuzioni che non stanno al passo col carovita, ma anche dei turni sempre più pesanti e della scarsa sicurezza: ragioni che spingono a licenziarsi ogni mese decine di lavoratori, senza distinzioni di età

Che Atm sia controllata al 100 per cento dal Comune non deve suscitare associazioni con le municipalizzate della Prima repubblica. L’azienda assicura un trasporto pubblico fatto di cinque linee metropolitane, 160 linee bus, 4 linee filobus e 17 linee tranviarie su cui si muovono ogni giorno 1.300 mila passeggeri con un’efficienza sconosciuta nelle altre grandi città italiane. Ma il suo tratto distintivo sta nelle ambizioni europee, gestisce ben 4 linee della metro a Copenaghen, la prima metropolitana driverless greca a Salonicco e adesso è in lizza anche per la metro automatica della linea 18 del Grand Paris Express. Conta 9.600 dipendenti, non pochi se si considera che il comune di Milano con i suoi 15 mila è l’azienda più grande della città. Ma proprio questo aspetto si sta rivelando un tallone d'Achille perché è in corso un’emorragia di lavoratori, in particolare dei conducenti, che si fatica a tamponare. La spiegazione immediata sta nelle retribuzioni inadeguate per una città con il carovita come Milano, come conferma al Foglio il coordinatore per la Filt Cgil del trasporto pubblico Matteo Franco: “Un neoassunto percepisce 1.300 euro al mese lavorando sei giorni alla settimana, dopo 10-15 anni si arriva a 1.450-1.500 per chiudere a fine carriera con 1.650-1.700”. Le conseguenze si riflettono sui livelli di occupazione e sull’intensità del servizio: “Anche a causa di una riorganizzazione partita un anno e mezzo fa ci troviamo con 20-30 dipendenti che ogni mese si licenziano, non sono solo autisti ma anche operai e amministrativi. Vanno via sia i giovani sia coloro che hanno un’anzianità alta e non hanno voglia di aspettare la pensione: preferiscono l’e-commerce che garantisce migliori retribuzioni e orari meno stressanti”. 


Un confronto con Barcellona, realtà paragonabile a Milano per il costo della vita, può aiutare a capire questo fenomeno. Alla TMB, una delle principali aziende di trasporto pubblico catalane, lo stipendio di un autista di autobus può variare dai 24.000 ai 33.000 euro lordi all’anno. Questo intervallo può variare in base all’anzianità, ai turni notturni, agli straordinari e ad altri benefici. Sono cifre che possono variare anche per via dei contratti collettivi che regolano le condizioni di lavoro e i salari nel settore dei trasporti pubblici, ma in generale si può dire che si tratta di emolumenti in linea con quelli dell’Atm. E allora la retribuzione è un fattore importante, sì, ma non basta per spiegare il malessere che si è diffuso: “I turni di guida sono di 6,30 ore – spiega Franco – e sono diventati pesanti in quanto la necessità di coprire le fasce di trasporto più intense ha fatto sì che vengano spalmati su due o tre tranche: capita così che un lavoratore stia tutto il giorno in azienda, con una media di 9-10 ore, perché non è possibile tornare a casa nei momenti di pausa. I turni unici sono pochissimi, il massimo del disagio si crea quando si deve svolgere il primo turno, che inizia alle 3,30 del mattino che rischia di prolungarsi fino a tarda sera”. Ma non è tutto, esiste pure un problema di sicurezza: “Determinate linee, in modo particolare nelle ore notturne, sono diventate pericolose per i conducenti che subiscono aggressioni verbali e persino fisiche. Se si vuole invertire questa deriva occorre intervenire sulle agevolazioni per gli alloggi, oltreché sulle retribuzioni con accordi di secondo livello che integrano quelli nazionali e anche su piccole cose come i posti auto per i dipendenti che al momento mancano”. 


Dal fronte aziendale fanno sapere che il tema è delicato e riguarda non solo il settore italiano, dove mancano 10 mila autisti, ma anche continentale dove il deficit ammonta a 100 mila. Al momento il fabbisogno di Atm è di 300 conducenti, per assumerli è stato stanziato un milione di euro che serve a finanziare un pacchetto di misure: in primo luogo il costo della patente e la carta di qualificazione del conducente, la possibilità di effettuare un part time lavorativo anche durante la fase di formazione e un bonus casa per sostenere gli affitti. A questo si aggiungono una serie di servizi aggiuntivi per i dipendenti che fanno parte dal piano welfare dell’azienda. Previsto poi un job tour ovvero una campagna promozionale nei centri commerciali del territorio per fare conoscere l’offerta che, nei piani di Atm, contribuirà a portare a 400 nuovi assunti nel primo trimestre del 2025.
 

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