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Studentati, la via virtuosa per prezzi equi convenzionati esiste

Mariarosaria Marchesano

Le idee dell’assessorato di Bardelli per coinvolgere gli atenei, trattare coi privati e fronteggiare l'elitarismo fuori controllo di Milano. Mentre è diffusa fra i privati l'idea che il settore pubblico possa risolvere il caro affitti con prezzi calmierati, attingendo però dai fondi del Mur

“Sono qui per fare di Milano la città delle case sociali”. Questo aveva confidato ai suoi il neo assessore alla Casa, Guido Bardelli, avvocato esperto di urbanistica ed edilizia, molto vicino al mondo cattolico. E a luglio, a poche settimane dal suo insediamento, Bardelli ha lanciato un messaggio chiaro in un intervento promosso dalla Cgil: il mercato delle case è impazzito, ci vuole una partnership pubblico-privata con strumenti innovativi. Così ora che il caro affitti a Milano è di nuovo un “caso” – portato al centro dell’attenzione da un dossier dei Verdi del Consiglio comunale in cui si denunciano prezzi di studentati convenzionati fuori controllo – non si può non chiedersi che cosa ne pensi lui, Bardelli, il quale dice di voler “lasciare qualcosa a questa città” che si è trasformata in ambiente “esclusivo” perché la sua classe lavoratrice e i suoi studenti non si possono permettere di abitarci. 


Una bella sfida che l’assessore che ha preso il posto di Pierfrancesco Maran affronta grazie anche alla sua esperienza e alle sue relazioni con il mondo dei costruttori, di cui ha curato per anni gli affari. Un passato utile per chi oggi rappresenta l’interesse pubblico nella città più ambita dagli operatori immobiliari, salvo i 150 cantieri ancora bloccati per le indagini della procura. Bardelli non vuole intervenire personalmente nella polemica sugli studentati che coinvolge diversi operatori a partire da Coima, che ha costruito il Villaggio Olimpico di Porta Romana da dove è nata la denuncia dei Verdi sul “business” degli studentati milanesi, un report di trenta pagine che il Foglio ha avuto modo di approfondire e che fa emergere lo sforamento delle tariffe convenzionate in gran parte delle strutture. Ma fa sapere che il suo staff è al lavoro per elaborare, in parallelo con il percorso che porterà al nuovo Piano di governo del territorio, a una modifica sostanziale della delibera del Consiglio comunale 42/2010 che regolamenterà le future convenzioni tra i privati e il Comune di Milano con nuovi meccanismi di calmierazione delle tariffe.

     

Se, infatti, la questione del Villaggio Olimpico, con il suo studentato per super ricchi che ha suscitato perplessità un po’ in tutto il Consiglio comunale (1.000 euro per una stanza di 12 mq) è stato in qualche modo superata perché i canoni sono stati rimodulati a 650 euro al mese e Coima ha annunciato di voler aumentare di 300 unità le camere a prezzi calmierati, il tema dei posti letto per studenti a Milano non lo è affatto. Secondo i dati forniti da Comune e Mur, a Milano sono oltre 220 mila gli studenti tra università e istituti di formazione superiore, di cui quasi 129 mila fuorisede. Per loro, le opzioni abitative sono essenzialmente due: prendere in affitto un letto, una stanza o un piccolo appartamento sul mercato privato oppure provare ad accedere a uno studentato. Oggi, per legge, gli studenti universitari fuori sede possono beneficiare di un contratto di locazione calmierato, cosiddetto “canone concordato” poiché è definito sulla base di appositi accordi locali, stipulati fra le istituzioni locali e le associazioni di categoria. Di conseguenza l’importo massimo per un contratto di locazione, per uno studente universitario, non dovrebbe superare i 400-600 euro a seconda della zona.

E’ sostenibile questo prezzo per i privati? Evidentemente, no. Eppure, i costruttori che stipulano le convenzioni con il Comune hanno dei vantaggi: versano minori oneri di urbanizzazione e possono aumentare le cubature del progetto di sviluppo in cui è incluso uno studentato (ma questo vale non solo per gli studentati per tutta l’edilizia sociale). In più la destinazione d’uso a residenza universitaria è compatibile con un contesto di pregio, da centro città dove si concentrano i progetti più belli e remunerativi. Nonostante ciò, nel mondo dei privati è diffusa l’idea che il problema della carenza di posti letto universitari sia un problema che deve essere risolto dal settore pubblico e che ci si può sedere al tavolo a discutere di prezzi calmierati se c’è un ente che ci mette i soldi, com’è successo proprio con il Villaggio Olimpico in cui è entrata Cdp Real Asset, e adesso lo studentato è candidato anche ad ottenere altri fondi dal Mur. Fuori da questa impostazione non se ne parla di calmierare i prezzi, con o senza convenzioni indicate anche nel dossier dei Verdi che – ormai – risultano anche datate poiché le tariffe non tengono conto dei rincari degli ultimi anni, determinati dai rincari dei materiali, pandemie e guerre.


Ciò che si può realisticamente fare a Milano, e a cui l’assessorato alla Casa guidato da Bardelli sta pensando, è cercare di coinvolgere i rettori e le Università nelle convenzioni con gli operatori, anche con l’obiettivo di calmierare (con i contributi pubblici a cui gli atenei possono accedere, cosa che i Comuni non possono fare) le tariffe già determinate. E per le nuove convenzioni da sottoscrivere con gli operatori, occorre fare in modo che almeno per una percentuale significativa di posti ci sia un accordo predefinito con le università. E’ la “soluzione Bardelli” al problema del caro affitti per gli studenti e che vuole “salvare” Milano dal suo elitarismo. Potrebbe funzionare. Cosa fare invece per le abitazioni si vedrà: la casa sociale, che poi è social housing, anche qui un modello pubblico-privato, è il prossimo obiettivo.

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