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La crisi dell'automotive a causa del Green deal travolge il settore lombardo. Che fare?

Daniele Bonecchi

“Non posso credere che al 2035 ci sia l’abbandono del motore endotermico, non ci sono le condizioni. Le auto elettriche invece di crescere diminuiscono", dice Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia

Sull’asse Milano-Torino ha sempre brillato la punta di diamante dell’industria italiana. Negli anni Settanta, se Torino era la città fabbrica targata Fiat, Milano poteva contare sul prestigio dell’Alfa-Romeo, sulla flessibilità della Innocenti e sul mare magnum della componentistica. Oggi – dopo che l’Europa ha scelto di mettere al bando i motori endotermici, la grande pianura è dominata dalla crisi dell’automotive. Crisi che investe innanzitutto l’Europa: il terremoto Volkswagen con chiusure di impianti e operai a casa parla chiaro. Lo stop alle auto diesel e benzina previstodal Green deal per il 2035 e s’incrocia con l’aggressività cinese nell’export. E ciò che resta dell’industria italiana dell’auto è in grave sofferenza. Per questo l’esecutivo di Giorgia Meloni ha deciso di intervenire per modificare i tempi dell’addio all’endotermico e il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha annunciato che in occasione del vertice sul settore promosso dall’Ungheria, in programma il prossimo 25 settembre, presenterà a Bruxelles la proposta formale di anticipare alla prima parte del 2025 la revisione sullo stop. “Tenere due anni il comparto nell’incertezza sul futuro significa bloccare completamente gli investimenti”. Non è detto che sia un piano fattibile e nemmeno un buon piano, ma soprattutto sono i tempi ormai stretti.

“Il Green Deal così come è stato disegnato è fallito e l’industria europea è al collasso e non riesce a raggiungere i suoi obiettivi senza importanti risorse pubbliche”. Ma può bastare rivedere i tempi della messa fuori legge dei motori endotermici? Impietosa l’analisi di Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia, sul ruolo dell’Europa nella crisi dell’automotive, un comparto che in Lombardia conta 50 mila occupati e 20 miliardi di fatturato. “Non posso credere che al 2035 ci sia l’abbandono del motore endotermico, non ci sono le condizioni. Le auto elettriche invece di crescere diminuiscono. Ciò che duole è che il danno ormai è stato fatto, eravamo leader assoluti in Europa col motore endotermico – avevamo anche inventato in Europa il motore diesel che permetteva di fare il 30 per cento in più di chilometri con la stessa energia – e invece con l’Europa abbiamo deciso di puntare sulle nostre debolezze, perché l’auto elettrica è batterie e digitale: noi non abbiamo nessun componente per le batterie e siamo indietro nel digitale. Un disastro totale, stiamo pagando pesantemente una scelta sbagliata. Bisognava puntare su obiettivi di mitigazione delle emissioni in modo graduale, sapendo che ci sono molte soluzioni tecnologiche disponibili, non solo il motore elettrico”, conclude Buzzella.

“La Commissione europea deve prendere atto di quello che sta succedendo, ovvero che alcune aziende della filiera della componentistica sono profondamente in crisi: in Lombardia abbiamo il 30 per cento delle aziende dell’automotive che non possono riconvertirsi e che rischiano la chiusura", ha spiegato Guido Guidesi durante una sua recente visita a Bruxelles, dove da gennaio presiederà l’Alleanza delle Regioni Europee dell’Automotive. Ma qual è la medicina che può salvare il settore dell’auto lombardo? “Se ne esce – anticipa al Foglio Guidesi – certificando quello che il mercato spiega: le scelte sono state sbagliate, urge correggere il tiro. Oggi il tempo è limitato, occorre agire subito lasciando campo libero a tutte le tecnologie a impatto zero. Immaginiamo una mobilità con una pluralità di trazione, dal carburante sintetico, all’elettrico, ai biocarburanti, all’idrogeno, a tutto ciò che la ricerca può mettere in campo. Il primo cambiamento è la neutralità tecnologica superando il senso unico verso l’elettrico, scelta tutta ideologica. Oggi la filiera sta in piedi con gli incentivi, ma se nell’edilizia sono una droga nell’automotive no? I prezzi delle auto elettriche sono alle stelle con buona pace dei consumatori”. In prospettiva? “Vanno rimodulate le tempistiche, sapendo che la transizione ambientale com’è stata prospettata dalla Ue non è possibile”. Ci sono le condizioni? “S’ perché alcuni costruttori si sono lasciata aperta la strada per consolidare la produzione di auto ibride. A differenza della Germania in profonda crisi. Auspichiamo la riapertura a tutte le modalità di trazione, perché questo favorisce la ricerca di imprese e università per trovare soluzioni innovative. A novembre a Monza metteremo a confronto le regioni europee impegnate nell’automotive, un’occasione per la svolta”, conclude Guidesi.

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