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Granmilano

Ricette di resilienza e rinnovamento dalle fiere della moda

Fabiana Giacomotti

Le presenze degli espositori alle fiere milanesi in via di apertura, pur ragguardevoli, non offrono un quadro oggettivo della situazione di stallo, se non di difficoltà, in cui vivono molti piccoli e medi imprenditori del fashion. Come ripartire

Nella moda, è ormai evidente che mettersi in mostra non basti. Le presenze degli espositori alle fiere milanesi in via di apertura, pur ragguardevoli, non offrono infatti un quadro oggettivo della situazione di stallo, se non di difficoltà, in cui vivono molti piccoli e medi imprenditori della moda, schiacciati fra lo strapotere dei grandi brand, pur a loro volta in crisi di consensi, e il fast fashion che continua a macinare numeri e risultati (poche ore fa Inditex, capogruppo di Zara, ha comunicato un fatturato in crescita a oltre 18 miliardi e un utile netto in crescita del 10,1 per cento).

Dunque, la Legacy of Style, “l’eredità di stile” alla quale le kermesse espositive in apertura da domenica a Rho Fiera e cioè Lineapelle, MICAM Milano, Milano Fashion&Jewels, MIPEL, The One Milano e Simac Tanning Tech hanno dedicato idealmente le loro proposte, richiedono iniziative di supporto alle attività dei partecipanti. E che gli organizzatori abbiano capito perfettamente che non è più, o non solo, il momento di fare festa, è evidente dal numero di talk, incontri, presentazioni di analisi e ricerche: dunque, oltre alla presenza di 2.090 brand totali, di cui il 47 per cento provenienti dall’estero e da oltre sessanta paesi, si rafforzano le sinergie infra-settore (che Lineapelle, all’origine della filiera della pelletteria e del calzaturiero, fino a qualche anno fa non venisse organizzato a Milano era un errore strategico che andava corretto) e ci si incontra attorno a temi molto evidenti per chi vive al cuore del sistema, e un po’ meno per chi, come molti façonisti per i grandi brand, vorrebbero affermare una linea a proprio marchio e trovano infinite difficoltà nel farlo.

 

Ecco spiegata, dunque, la presenza di due analiste di tendenze internazionali e strateghe della vendita come Catherine Barba e Melissa Gonzalez a Micam e, invece, il rafforzamento del sostegno ai giovani designer da parte di Lineapelle, il “braccio” fieristico ed espositivo di Unic, l’associazione della conceria. Particolarmente attesa per questa edizione la sfilata di Mario Dice, che porterà in passerella quaranta attrici del cinema e del teatro di tutte le età per lanciare un messaggio di consapevolezza di sé e liberazione dal conformismo, e la nuova selezione di designer internazionali, da Daqingliu, giovane stilista cinese che propone uno street style iper-cromatico, a Davii, brand fondato dallo stilista brasiliano Fabiano Fernandes dos Santos, oggi residente in Portogallo, che ha fatto della fluidità dei suoi capi e delle contaminazioni tra oriente e occidente un elemento affascinante e distintivo.

Per le fiere della filiera della pelle, sarà anche un’occasione per rilanciare la propria unità di intenti dopo le polemiche della scorsa primavera, quando l’uscita dei tessutai aderenti a SMI da Confindustria Moda rischiò di vanificare gli sforzi di due governi e di migliaia di aziende per creare un’unica associazione forte nel comparto della moda e degli accessori. Dopo qualche incontro con esponenti del nuovo governo di Confindustria lo scorso luglio, pare che le asperità siano state limate, le problematiche risolte, e che la nuova Confindustria Moda, legata e limitata come ovvio agli accessori, sia pronta a ripartire. A trazione interamente femminile, visto che le presidenti e le direttrici generali delle associazioni coinvolte sono tutte manager e imprenditrici, da Giovanna Ceolini (Micam), a Claudia Sequi (Mipel) a Fulvia Bacchi (Unic) a Elena Salvaneschi (ceo di The One Milano).

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